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Internati di guerra a Serravalle Pistoiese

Enrico Bettazzi

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Cartolina illustrata con panorama del paese di Serravalle Pistoiese, in primo piano si vede il tracciato autostradale della Firenze- mare come indicato con frecce dal mittente.

Con l’inizio di una guerra vengono buttati via anni di pacifica convivenza; la diversità torna ad essere indagata e sottoposta a controlli e restrizioni.

Così famiglie di origine straniera, da decenni integrate all’interno delle nuove patrie di accoglienza, si videro soggette ad una serie di misure di controllo personale e patrimoniale.

Come era già stato durante la prima guerra mondiale, anche per la seconda si ebbe la presenza dello status di “internato di guerra”; in odore di conflitto, l’Italia con legge del 1938 (R.D. 8/7/38) aveva stabilito alcune misure, rivolte a quei cittadini stranieri di Stati nemici presenti sul territorio italiano, che garantissero la sicurezza nazionale contro possibili azioni di sabotaggio, espatrio clandestino per arruolamento negli eserciti nemici, spionaggio.

Per questo si era stabilita la possibilità di internare i “sudditi nemici” in appositi campi di concentramento (campi di internamento per civili) oppure farli soggiornare in un “domicilio coatto” (internamento libero) presso strutture private, a loro spese, sotto controllo poliziesco e in luoghi di non importanza militare.

Il Ministero dell’Interno era l’autorità preposta a tale controllo e poteva attuarlo tramite i Prefetti, indicando le località di soggiorno (internamento libero o campo di prigionia) e le restrizioni a cui gli individui segnalati erano sottoposti. Tutto fu infine regolato dal R.D. del 4/9/1940 concernente le “Prescrizioni per i campi di concentramento e per le località di internamento”.

Il provvedimento normativo ribadiva, all’art. 1, che i sudditi nemici dovevano «essere raggruppati in speciali campi di concentramento, ovvero essere obbligati a soggiornare in una località determinata da provvedimento di internamento».

L’art. 3 si occupava del cosiddetto internamento libero stabilendo, per quanto riguardava la vigilanza e il controllo, la competenza dell’autorità di pubblica sicurezza del luogo di soggiorno. La stessa autorità avrebbe determinato le visite periodiche presso carabinieri o polizia, l’orario di libera uscita e la località nella quale l’internato poteva circolare.

A ottobre del 1940 risultavano internati in Italia 4.251 stranieri, di cui 2.412 ebrei.

E veniamo al caso di Serravalle Pistoiese, ove a guerra ormai iniziata, maggio 1941, si dovette trasferire Achille Cauvin, di origine e passaporto francese. Non era l’unico caso di “internato di guerra” nel pistoiese; ai casi presenti in provincia di sudditi di paesi nemici, si aggiunsero poi gli ebrei italiani anche di passaporto straniero (e poi solo ebrei).

Achille Cauvin giunse quindi a Serravalle e scrisse subito due cartoline illustrate per i familiari a casa per informarli della nuova situazione in cui di lì a poco si sarebbero ritrovati anche loro. La famiglia Cauvin era una famiglia agiata (esiste tra l’altro una famiglia omonima genovese che già in quell’epoca era assai conosciuta nell’imprenditoria locale, ma di cui non abbiamo indicazione di parentela): lo desumiamo dal fatto che per un internato, per meglio controllarlo e renderlo “innocuo”, si procedeva allo spossessamento dei beni anche immobiliari, garantendone la custodia presso apposito organismo preposto alla loro gestione cauzionale ed istituito a ridosso dello scoppio della seconda guerra mondiale, l’ Ente Gestione e Liquidazione Immobiliare (EGELI). E così per Cauvin, ligure, i beni immobili familiari furono affidati a tale organismo e gestiti dalla banca affidataria per Liguria e Piemonte, cioè il Credito Fondiario della banca San Paolo di Torino che ne redasse una lista riassuntiva che vedeva la presenza di diversi immobili e terreni nel territorio di Rapallo.

Dunque Achille Cauvin riuscì a trovare a Serravalle una dignitosa sistemazione presso la famiglia Monti: la residenza nel bel paesino toscano gli sembrò tutto sommato una villeggiatura, anche se non voluta.
Così scriveva alla moglie Amelia Sanguineti a Genova in data 5/5/41:

“Lunedì 5 Maggio 1941/XIX
ore 17
Cara Amelia,
come vedi sono giunto a destino. Mi sono presentato al palazzo qui dietro (dal Podestà, ndr).
Tutto in regola. Ho anche fissato una camera per me, e c’è anche posto per te e Giorgio. C’è anche l’uso di cucina. Allora potrete venire. Domani ti scriverò dando altri ragguagli.
Baci
Achille”

Cartolina di Serravalle Pistoiese, veduta del Palazzo del Comune ove Achille Cauvin va a farsi registrare all’inizio del confino. Annota il nuovo indirizzo: A.C. presso Famiglia Sig. Guglielmo Monti Via del Prato numero 36 (trentasei) Serravalle Pistoiese (Pistoia).

La cartolina illustrata spedita il 5 Maggio fu affrancata con 30 centesimi, in tariffa per normale cartolina postale , mentre in verità la posta di internati di guerra godeva di franchigia postale e quindi poteva viaggiare senza affrancatura, ma evidentemente si trattò di una scappatoia di Achille per velocizzare l’invio delle notizie a casa ed evitare la censura, che difatti colpì la seconda missiva spedita come “internato di guerra”.
Tre giorni dopo infatti Cauvin scrisse al figlio Giorgio a Genova, usufruendo della franchigia postale :

“ Serravalle Pistoiese 8/5/41

Caro Giorgio
Ecco la bella campagna della nuova residenza. In basso vedi l’autostrada Firenze- Mare. Una strada carrabile si diparte dalla Provinciale e dopo una diecina di minuti salendo pian pianino ti porta al centro del Paese. E’ un piacere farla in bicicletta...scendendo. Dalla Provinciale al suddetto centro sono circa 700 metri.
Altri ragguagli li riceverai sul posto e speriamo presto, dopo la vittoria di fine d’anno scolastico.
Auguri e Baci. Ciao Sandokan.

Achille Cauvin.”


Retro della cartolina con panorama. Indicazione manoscritta Internato di Guerra Franchigia Postale. Segni della censura postale dell’Ufficio Censura di Pistoia.

La famiglia Cauvin si riunì quindi in questa forzata villeggiatura; a differenza di altri internati in provincia, il destino fu benigno, almeno nel periodo. La differente situazione della Francia sconfitta ed in parte occupata sia dai Tedeschi che dalle nostre armate, ma in teoria collaborante con gli invasori grazie al Governo di Vichy, determinò la liberazione dei cittadini francesi, ormai non più sudditi di governi a noi ostili.

Non sappiamo la data precisa della fine delle restrizioni personali, ma sappiamo grazie alle carte di archivio dell’EGILI, che i beni vennero riconsegnati ai legittimi proprietari circa un anno dopo (Maggio 1942)

Enrico Bettazzi
30/11/2024

SITOGRAFIA

https://www.storiain.net/storia/1940-linternamento-degli-ebrei-stranieri-in-italia/

https://archiviostorico.fondazione1563.it/oggetti/98550-iii-gestioni-egeli-ente-di-gestione-e-liquidazione-immobiliare-dell-istituto-di-san-paolo-di-torino/

https://archiviostorico.fondazione1563.it/oggetti/112734-cauvin-achille/

https://archiviostorico.fondazione1563.it/oggetti/109969-cauvin-achille-fu-flaminio-riconsegnato-10-5-1942/

https://www.storiain.net/storia/1940-linternamento-degli-ebrei-stranieri-in-italia/