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Pistoia e il timbro FILATELICO | |||||||
di Enrico Bettazzi | |||||||
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Col secondo dopoguerra le Poste Italiane pensarono di mettere a disposizione dell’utenza uno sportello dedicato almeno presso i propri uffici principali. Naturalmente la timbratura di buste primo giorno di emissione richiedeva che l’annullo apposto sulla corrispondenza e sull’affrancatura fosse il più nitido possibile, a comprova della datazione precisa. Perchè il servizio ottenesse sempre un risultato ottimale, si arrivò , col susseguirsi delle tipologie dei timbri da utilizzare, a fare corsi appositi di pratica nella timbratura agli addetti allo sportello. Questa diversa tipologia di timbro datario, ci dice Pozzati, “venne introdotto dove serviva un’immagine migliore, e cioè le località turistiche con collezionisti esteri e gli sportelli filatelici appena costituiti”. Nella nostra provincia furono almeno tre gli uffici che ne usufruirono: quello filatelico di Pistoia capoluogo e due di località turistiche a frequentazione nazionale ed internazionale, cioè Montecatini Terme ed Abetone (questi ultimi si differenziano per l’indicazione della provincia al posto del servizio, cioè appariva PISTOIA e non FILATELICO). L’uso filatelico di questi guller di 2,8 centimetri di diametro finì con la nuova fornitura di timbri di diametro più grande (cm. 3,9), adottati dal febbraio 1971. In questi annulli appariva in alto una grande sigla PT. È già il periodo post normalizzazione (1967/1969) in cui negli annulli datari doveva apparire il C.a.p. (codice di avviamento postale) appena introdotto. Pertanto all’inizio degli anni Ottanta, si ebbe un altro annullo datario filatelico, da utilizzare solo nel primo giorno di emissione. Sono anni ancora ruggenti per la filatelia e così il timbro si sdoppia: viene ridisegnata l’immagine interna, che offre una vera piccola opera d’arte: questa è opera di Alessandro Madonna, importante disegnatore satirico e grafico pubblicitario, nonché ottimo acquarellista. Non abbiamo indicazioni su come sia andata la commissione all’artista, ma possiamo dedurre dal retro di una cartolina raffigurante lo scorcio prescelto per il timbro, che sia stata una iniziativa centrale delle Poste che volendo migliorare la grafica di così importanti timbri, si sia affidata alla valente mano di Madonna, rifornendo gli sportelli filatelici di almeno 124 uffici. Infatti la cartolina di Pistoia è la 66 di 124 ed è stampata col logo dell’Amministrazione delle Poste e delle Telecomunicazioni. Per Pistoia l’artista scelse una veduta dei tetti del centro cittadino, con la cupola di Ventura Vitoni ed il campanile del Duomo, prospettiva incisa nel timbro datario; per le altre città prescelte, altre vedute di monumenti riportate sia sulla cartolina che nel timbro. Come detto, da questo momento al timbro FILATELICO si affiancò quello specifico per il GIORNO DI EMISSIONE. Il diametro si ridusse a 3,5 centimetri. Questa tipologia di timbro restò in adozione fin quando non vi fu il restyling del logo delle Poste, che adottarono la “busta alata” ideata da Franco Maria Ricci; nel timbro pistoiese era nella versione a 5 righe. Il timbro con la busta FMR fu utilizzato fino all’arrivo degli anni duemila. Col nuovo secolo le trasformazioni investirono l’organizzazione centrale dell’azienda che venne privatizzata dopo un primo passaggio ad Ente. Il paesaggio disegnato da Madonna rimase: cambiarono nei primi anni duemila il lettering e il logo aziendale; l’indicazione del diverso servizio (filatelico o giorno di emissione) vennero separati dal resto della scritta da due stelline. Il logo aziendale PT (posto in un piccolo cerchio) è una diversa indicazione da quella che ormai contrassegna i nuovi datari che hanno la scritta Poste Italiane; il diametro rimane quello di tre centimetri e mezzo.
Enrico Bettazzi
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA M.POZZATI, Catalogo degli annulli di uso permanente figurati e filatelici italiani, Torino, 2020. M.POZZATI, Continuiamo col dopoguerra, in “L’Annullo”, n.155 ; ora in https://risorse.issp.po.it/fonti/bollettino/Bollettino-Poste-1961-16-Supplemento-02.pdf |