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Il furgone postale in servizio tra la Stazione Ferroviaria e il Palazzo della Posta (Ireneo Biagini). |
E’ l’artista pistoiese Ireneo Biagini a proporci, attraverso le sue opere, due piccoli tasselli di storia postale della città. In un quadro è rappresentata la via Atto Vannucci dominata a sinistra dalla Caserma Umberto I°. Al centro della scena, un “fourgon” delle Regie Poste in transito. Un carro militare, appena uscito dalla “porta carraia” del grande complesso militare andato distrutto nel corso della seconda guerra mondiale, si ferma per dare la dovuta precedenza ad un trasporto di effetti postali probabilmente partito dalla Stazione Ferroviaria e diretto al Palazzo della Posta di Piazza Gavinana. Il veicolo, al traino di un cavallo, è carico di dispacci arrivati con i treni provenienti da Firenze, Bologna e Livorno, “lavorati” negli Uffici Ambulanti allestiti in carrozze ferroviarie della amministrazione postale.
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Roma, inizi del Novecento. Foto esempio di un furgone delle Regie Poste destinato al trasporto valori
con scorta armata dei Carabinieri Reali. |
La corrispondenza, dopo essere stata scaricata al piano terra del Palazzo realizzato sul vasto complesso della Chiesa della Santissima Trinità, viene smistata, sempre con furgone, agli uffici postali e le ricevitorie del Circondario pistoiese.
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Milano, furgone postale in sosta. |
Nel 1878 il Comune di Pistoia ha esteso la sua giurisdizione territoriale attraverso la soppressione dei quattro comuni suburbani. Con l’abolizione della cinta daziaria, avvenuta nel 1909, si procede all’abbattimento degli accessi storici alla città: Porta al Borgo viene demolita nel 1912, Porta Lucchese nel 1914 e nel 1917 vengono demolite Porta San Marco e Porta Carratica. Il servizio postale si struttura per soddisfare le esigenze di un centro urbano in espansione, particolarmente verso sud, con l’insediamento del complesso industriale San Giorgio e verso ovest, con la realizzazione del quartiere residenziale di “Pistoia Nuova”.
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Cartolina illustrata “La Posta in Piazza Cino” |
La seconda opera realizzata da Ireneo Biagini è ambientata, come la precedente, in un periodo storico compreso nei primi venti/trenta anni del Novecento. L’Ufficio Postale di Prima Classe di Pistoia si affaccia sul dehor del Caffè Il Globo, “il salotto bono” della città animato dai notabili della città e da personaggi caratteristici come “Cesarone”, oppure dal pifferaio, un artista di strada che intrattiene i passanti con i suoi strumenti a fiato.
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Pistoia, l’ingresso agli uffici sotto il loggiato (Ireneo Biagini). |
Sotto il loggiato si intravedono portalettere e fattorini in divisa e chepì grigi. Non è escluso che molti di loro riescano ad effettuare consegne anche lungo le affollatissime strade che convergono nella piazzetta antistante l’elegante Caffè. In quell’epoca il servizio postale vive un periodo di enorme sviluppo: i portalettere effettuano almeno due consegne giornaliere (compresi i festivi) a piedi o con biciclette di proprietà mentre I fattorini addetti alla consegna di espressi e telegrammi utilizzano bici fornite dell’amministrazione postale.
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Palazzo della Posta di Pistoia, il salone destinato al pubblico con gli sportelli e l’accesso al servizio telegrafico.
Sotto le effigi dei Reali gli scrittoi debitamente attrezzati (foto del Museo Storico della Comunicazione di Roma, ora in “Il Monitore di Toscana”, rivista Aspot, n.33, p.41). |
Il personaggio - Ireneo Biagini nasce a Pistoia il 20 ottobre del 1905. I genitori gestiscono una trattoria nel sobborgo fuori Porta Carratica, meglio conosciuto come “L’Arca”. Della sua infanzia e adolescenza sappiamo poco eccetto una sua spiccata predisposizione per il disegno dal vero. Un talento testimoniato dagli schizzi a matita attraverso i quali Biagini annota le caratteristiche architettoniche di chiese e palazzi alle quali aggiunge le fisionomie e i caratteri della varia umanità che anima le strade e le piazze della città. Monumenti e scorci, insieme a incisivi ritratti a matita di notabili, commercianti, artigiani, contadini e venditori ambulanti, vanno a riempire una quantità inverosimile di fogli volanti, album, quaderni e taccuini. A undici anni perde il padre e per mantenersi agli studi lavora come commesso in una cartolibreria. Consegue il Diploma in Pittura presso il Magistero d’Arte di Firenze e in seguito è tra i vincitori di un concorso pubblico per il reclutamento di impiegati statali. Viene destinato a Pola (Istria). In seguito ottiene un cattedra come insegnante di calligrafia e poi come docente di storia dell’arte e disegno. Insegnerà sino alla metà degli anni Sessanta.
Schivo e solitario, trova la sua consacrazione solo nel 1998 quando l’Amministrazione Comunale si propone per allestire una mostra antologica nelle Sale Affrescate al piano terra di Palazzo Civico. Biagini scriverà così nella introduzione al catalogo delle opere esposte in quella occasione: “Questa rassegna figurativa mi è stata suggerita dagli affreschi del grande pittore senese del Trecento Ambrogio Lorenzetti che, nel Palazzo Pubblico del sua città, dipinse le scene del Buon Governo, in cui è rappresentata la vita di tutti i giorni: la gente che passeggia o si attarda a conversare nelle vie e nelle piazze, che osserva gli artigiani al lavori dentro e fuori le loro botteghe. Il mio intento è stato quello di illustrare un periodo storico non molto remoto che, nel tempo, potrebbe rivelarsi utile per eventuali confronti (…) “.
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Ireneo Biagini tra le sue opere |
Due anni dopo la mostra “Pistoia com’era”, Ireneo Biagini muore e nel 2002 le sue opere vengono donate da Lunella Biagini, nipote dell’artista, al Comune di Pistoia. Sono circa settanta le pitture ad olio esposte permanentemente nel complesso degli Uffici Comunali di via dei Macelli, dove si concentrano settori strategici come Urbanistica, Edilizia Privata, Commercio e Mercati, Promozione Territoriale e Turistica, oltre alla Mobilità e Traffico.
Le opere esposte sono state realizzate, in buona parte, sulla base degli studi e degli schizzi fissati a matita dall’autore nel corso della sua vita. Un archivio di immagini che Biagini ha utilizzato nella realizzazione di un suo personale “Amarcord” costituito da una serie di istantanee ambientate nella prima metà del Novecento. Da segnalare note di costume come “Tutti in tuta” dove un gruppo di “globini” ante-litteram sfoggia la “divisa” del futurismo toscano. Si tratta di una tuta unisex disegnata nel 1919 da Thayat pseudonimo palindromo dell’ artista e stilista fiorentino Ernesto Michahelles. E’ lo stesso Thayaht a definire la sua tuta “il più innovativo, futuristico abito mai prodotto nella storia italiana”. “La Nazione” il 17 giugno 1920 esce con il modello per realizzare il capo di abbigliamento apprezzato anche da Marinetti. In un altro quadro, intitolato “L’esodo”, viene rappresenta una pagina tragica del Novecento pistoiese: la fuga dalla città della gente terrorizzata dai bombardamenti effettuati, tra il 1943 ed il 1944, dagli anglo-americani.
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“Tutti in tuta” (Ireneo Biagini) |
Luigi Pulcini
11/09/2023
Bibliografia e sitografia:
- Vittorio Baracchi, “Pistoia e la sua provincia : dieci secoli di storia, cento anni di immagini. Volume 1 La città”, Pistoia: Edizioni culturali pistoiesi, 1985
- Ireneo Biagini, “Pistoia com’era: la citta del primo Novecento nelle immagini del pittore Ireneo Biagini”, a cura di Maria Teresa Tosi, Comune di Pistoia, 1998;
- “Calendario Storico 2008 della Polizia Municipale” a cura di Luigi Pulcini Comune di Pistoia, 2007;
- Notiziario Circolo Fotografico Il Tempio n° 44 08/2008 “I disegni di Ireneo Biagini” di Luigi Pulcini;
- Il Metato n° 89/2019 “Ireneo Biagini, il pittore della Pistoia quotidiana” di Luigi Pulcini
- https://www.delpintoeassociati.it/il-palazzo
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