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  La censura postale a Pistoia 1940-1945
di Enrico Bettazzi

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AGGIORNATO al 21-03-2023

Vignetta di propaganda su cartolina in franchigia.

Prendo spunto per questa disamina da quanto già riportato da Roberto Monticini nelle relative schede aretine, on line su questa rivista, ed al quale rimando per uno sguardo di insieme della tematica e per la metodologia da adottare nella schedatura collezionistica delle evidenze censorie.

https://www.ilpostalista.it/arezzo/_arezzo_censure.htm

La questione pistoiese, come vedremo, offre altri spunti collezionistici e certo la evidenza storica è ricca di possibili riflessioni sulla particolare situazione in cui il territorio pistoiese versò dopo l’armistizio del 8 settembre 1943 e su come questa si riverberò sulla situazione postale interna a tale territorio.

Fin dalla dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna del 10 giugno 1940 si applicò la normativa riguardante la censura presso gli uffici civili; riportiamo di seguito per intero quanto scritto da Sirotti, tra i massimi cultori della storia postale d’Italia:

tratto dalla rivista AICPM “Posta Militare e Storia Postale”, n.113 , in bibliografia

Anche Pistoia , come ogni capoluogo di provincia, aveva la sua commissione di censura , dislocata presso la sede della Direzione postale provinciale sita nel centro cittadino, nel nuovo palazzo delle RR. Poste posto in Via Roma.

La posta centrale a Pistoia, con la originale facciata del nuovo palazzo, a destra nella cartolina anni ‘40. Qui era l’ufficio principale , la direzione postale provinciale, il telegrafo centrale e l’ufficio di censura (coll. E. Bettazzi).


Le commissioni provinciali furono all’inizio contraddistinte da una sigla che si rifaceva alla targa automobilistica (quindi per Pistoia PT); in seguito, dal 14/7/1942, da un numero seguito dalla lettera R. A Pistoia fu assegnato il numero 37.

Agli addetti civili, dipendenti del Ministero dell’Interno, furono affiancati militari (già previsti per gli uffici provinciali militari; Pistoia era sede di Distretto Militare) che furono già dal luglio 1940 assorbiti anch’essi nella Commissione, alle dipendenze del Ministero dell’Interno.
Su come funzionasse la censura ci dicono Beniamino Cadioli ed Aldo Cecchi, dal loro volume sulla posta militare italiana nella seconda guerra mondiale:

Dopo l’ingresso dell’Italia nel conflitto e l’istituzione delle commissioni provinciali di censura, fu comunicato agli uffici postali civili che la censura delle corrispondenze per l’interno sarebbe stata effettuata nel capoluogo della provincia di destinazione. Erano esenti dalla censura le corrispondenze ufficiali, le cartoline illustrate (non epistolari), i biglietti da visita, le circolari, i manoscritti, i campioni e le stampe in genere. Tutti oggetti che dovevano essere spediti subito, assieme alle corrispondenze già presentate alla censura, con le abituali norme d’avviamento in vigore dall’anteguerra. All’inizio non era stata presa in considerazione l’idea di un controllo sulle comunicazioni apposte dai mittenti sui vaglia postali ma dopo qualche mese, a seguito dei vari provvedimenti presi per rendere la rete della censura più stretta, fu deciso di estendere la censura ai vaglia. I Prefetti potevano ordinare a loro discrezione, l’invio al capoluogo per la verifica in transito anche della corrispondenza scambiata entro il territorio della medesima provincia (che altrimenti sarebbe rimasta esente dalla censura). Particolari accorgimenti, come la chiusura delle buche d’impostazione sugli ambulanti ferroviari , furono adottati per impedire la consegna di posta non verificata. La collaborazione del personale postale con le commissioni censura si limitava alla consegna ed al ritiro delle corrispondenze, all’assistenza ai censori nelle operazioni di apertura e ricomposizione delle assicurate, nonché a dar corso, con le modalità stabilite, alle corrispondenze ordinarie e raccomandate nelle quali fossero stati rinvenuti valori.
Anche la corrispondenza proveniente dall’estero era censurata nella provincia di destinazione mentre quella diretta all’estero, in un primo momento doveva esser censurata in quella d’impostazione…
”.

Esisteva naturalmente anche la censura telegrafica che veniva effettuata in partenza su tutti i telegrammi; per Pistoia l’ufficio telegrafico centrale era posizionato nello stesso palazzo sede della Direzione provinciale. Ivi avveniva anche il controllo per le corrispondenze in partenza dirette a militari il cui indirizzo era una Posta Militare; corrispondenza con indirizzi in chiaro o posta militare diretta a civili sottostava alle regole censorie civili, cioè controllo di censura a destino.

Immagine tratta da L. Sirotti, op. cit. in bibliografia, p.34


Ogni censore era dotato di un proprio timbro; per Pistoia oltre al circolare a doppia corona con stemma al centro e numero identificativo della commissione provinciale 37R, ve ne erano circolari di piccola dimensione, altri di diametro più grande sempre in sequenza numerica, identificativi del singolo censore, ognuno con un numero assegnato.

Sirotti nei suoi articoli ne riporta di varie fogge; per Pistoia mancano ad esempio i piccoli timbri rettangolari numerati presenti ad Arezzo (si rimanda alla visione dell’articolo citato di Monticini). Sempre restando nel confronto con Arezzo, in epoca post armistiziale, durante il controllo della A.M.G., sia Arezzo che Pistoia furono funzionalmente sottoposti ad altri centri (Arezzo a Siena e Pistoia a Firenze), ma perlomeno al centro aretino vennero assegnati due timbri di censura “ a ponte” specifici, mentre al momento per Pistoia non siamo a conoscenza di alcun timbro di tale tipologia assegnato. Forse, come vedremo più avanti, ciò potrebbe esser derivato anche dai tempi di uso più ristretti nel territorio pistoiese: per Arezzo dal Luglio 1944, per Pistoia dall’Aprile 1945.

Tra i timbri pistoiesi presente invece il timbro rettangolare di prelievo e restituzione delle corrispondenze, in due fogge.
Un esempio riassuntivo nella immagine della corrispondenza seguente: sul biglietto postale per le forze armate sono presenti: la fascetta di censura con la quale si risigillava la corrispondenza, anonima senza sigla di appartenenza provinciale (in questo caso sarebbe stata stampata la sigla PT); su di essa, a cavallo col biglietto, il timbro circolare della commissione 37R; il piccolo timbro circolare con numero e stella, in questo caso il n. 35; i due timbri rettangolari con datario, entrambi pari data, con le indicazioni “prelevata per la censura” e “ Restituita alla RR.PP. per l’inoltro”.

Biglietto in franchigia, affrancato con Imperiale cent.50 per la posta aerea, postalizzato tramite PM 106 il 12/7/43.


Di seguito il repertorio delle immagini delle evidenze di censura reperite su oggetti postali pistoiesi:



Cartolina illustrata spedita a PM 131, da Montecatini Terme il 12/12/41. Spedita con indirizzo a posta militare è, come da regolamento, inviata prima a Pistoia e sottoposta in partenza a censura che appone il timbro in cartella in inchiostro viola.

 





Cartolina in franchigia scritta il 28/9/42 da Tenente Colonnello della sezione militare della Commissione provinciale di censura postale e telegrafica, sita nel palazzo centrale delle RR. Poste a Pistoia. Porta i timbri della censura di Pistoia e non quelli del luogo di destinazione; visto che il mittente era un ufficiale della Commissione non c’era bisogno di ulteriori controlli all’arrivo. (coll. E. Bettazzi)


Dopo l’armistizio in alcune province i servizi postali e quelli censori continuarono a funzionare, quasi “d’inerzia”, come dice Sirotti; è il caso di Pistoia.

Ma qui sulla storia postale prende il sopravvento quella militare...all’ingresso in città dopo pochi giorni, l’11 settembre 1943, i Tedeschi, dopo una prima sospensione del servizio postale, in capo ad un mese lo inserirono sotto il controllo della Militarkommandantur 1015 (Comando Militare con sede ad Apuania e competente anche per Lucca e successivamente Pisa e Livorno ). Il 24 ottobre ci fu il primo bombardamento aereo alleato su Pistoia; fra i tanti edifici colpiti vi fu anche il Palazzo delle Poste e Telegrafi.

Foto aerea scattata il 9/9/43 da ricognitore del NAPRW Northwest African Photografic Reconnaissance Wing di base in Algeria: con le frecce e le lettere vengono indicati gli obiettivi.

A prescindere dai danni materiali (oltre all’ingente numero di civili rimasti uccisi) il primo bombardamento rimane una cesura nella storia cittadina, perché provoca lo sfollamento di quasi tutta la popolazione verso le campagne; anche i servizi seguono la stessa sorte e vengono decentrati, compresa la direzione postale provinciale. Abbiamo però evidenze postali che attestano ancora la presenza di un ufficio che applica la censura ed infatti Pistoia ha avuto una propria commissione di censura anche durante il periodo socialrepubblicano (ha mantenuto il numero 37R).

 

Immagine tratta dal già citato articolo di L. Sirotti , n. 113, in bibliografia.


Il servizio della posta va comunque avanti in provincia almeno fino al giugno 1944, quando lo sfaldamento dell’apparato della RSI in provincia è totale ed il controllo militare tedesco diviene completo con l’inserimento della zona pistoiese in zona di guerra.

Esempio di corrispondenza censurata durante la R.S.I. a dicembre 1943; presente timbro in cartella Verificato per censura e quello tondo piccolo n. 34 (da Delcampe). Tuttavia il documento non appare congruo nella sequenza cronologica degli annullamenti rispetto alla destinazione.

 

Busta spedita tramite Feldpost tedesca in data 25/1/44 per loc. Caserana, Comune di Tizzana (ora Quarrata), passata dalla censura tedesca (timbro meccanico rosso ). Ricontrollato da censura a Pistoia (fascetta e timbri circolari viola). (tratta da Delcampe)


A quel punto non si ha più neppure una evidenza che funzioni il servizio postale (luglio 1944).
Pistoia viene liberata l’8/9/44; entro quella data viene liberata anche la quasi totalità dei comuni pedemontani.
Il 1 ottobre il fronte si ferma lasciando una parte del territorio ancora sotto controllo tedesco almeno fino al 21 aprile 1945, quando viene sferrata l’ultima decisiva offensiva contro la Linea Gotica.
Ma da qui a tornare alla normalità….
Come si vede dalla cartina seguente, il servizio postale venne ripristinato dal 9/4/45 solo in parte della provincia; per il territorio a nord della linea blu solo dal 16 maggio 1945.

Mappa tratta da L. Sirotti, op. cit. in bibliografia, n. 126. Le linee colorate stanno a indicare le date di ripristino del servizio postale civile.

 

E’ quindi evidente che la censura, che ancora esisteva, era solo passata di mano ed era ora sotto controllo, come tutto il resto delle amministrazioni statali ed economiche, del A.M.G. (Governo Militare Alleato).
Pistoia non ebbe un proprio ufficio. La censura dipendeva da quella di Firenze; così anche l’uso dei segni censori è conosciuto solo per quelli generici. Ne riportiamo nella tabella seguente le impronte così come indicato da Sirotti, senza averne avuto riscontri su oggetti postali.



Il decreto luogotenenziale del 28/6/1945 decretava con decorrenza 19 giugno che tutti i poteri dello Stato esercitati in provincia fossero riassunti appieno dal Governo italiano in provincia di Pistoia.
E’ evidente che i segni di censura A.C.S. siano stati quindi limitati al periodo dal 9/4/45 fino a tale data.

Enrico Bettazzi
21/03/2023

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

La stesura dell’articolo è un aggiornamento dell’articolo apparso su “Il Monitore della Toscana”, n.36 (2022).

AA.VV. , 1945 dalla guerra alla pace, Trapani, 1995

L. SIROTTI, Storia postale d’Italia. La censura della corrispondenza civile per l'interno nelle province collegate dal 1 settembre al 31 dicembre 1944 dell'Italia del Sud. Terza parte, in “Posta militare e storia postale”, n.102 (2007)

L. SIROTTI, Storia postale d’Italia. La censura della corrispondenza civile per l'interno nelle province collegate nel 1945 dell'Italia del Nord. Parte quarta, in “Posta militare e storia postale”, n.103 (2007)

L. SIROTTI, Storia postale d'Italia. La censura postale in Italia dopo l'8 settembre 1943. Territori italiani della R.S.I. o controllati dai tedeschi - parte prima, in “Posta militare e storia postale”, n.113 (2009)

L. SIROTTI, Storia postale d'Italia. La censura postale in Italia dopo l'8 settembre 1943. Territori italiani della R.S.I. o controllati dai tedeschi. Seconda parte , in “Posta militare e storia postale”, n.114 (2010)

B. CADIOLI – A. CECCHI, La posta militare italiana nella seconda guerra mondiale, Roma, 1991

Toscana occupata: Rapporti delle Militärkommandanturen (1943-1944), a cura di M. PALLA, Firenze, 1997

E. BETTAZZI, L’avanzata alleata, in AA.VV., Pistoia fra guerra e pace, Pistoia, 2005

https://www.ilpostalista.it/arezzo/arezzo_0271.htm