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  Pistoiesi ad El Alamein
Enrico Bettazzi

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A molti militari del Distretto di Pistoia, che era il normale serbatoio di alcune specifiche unità di fanteria quali il 127° Reggimento o l’83° Reggimento, toccarono i fronti balcanici (Albania, Grecia, Montenegro); altri videro le steppe sconfinate dell’ Est o i deserti assolati dell’Africa Settentrionale.
Di questi ultimi, alcune sporadiche corrispondenze ci riportano alla battaglia di Alamein.

Cartina tratta da Atlante della seconda guerra mondiale, p.235, in bibliografia

 

Cartine disegnate da P. Caccia Dominioni tratte dal libro Alamein… cit. in bibliografia

 

Qualcuno più a sud, a presidio dell’oasi di Siwa, seppe della battaglia perché si dovette ritirare in una epica corsa all’indietro attraverso le carovaniere interne del profondo Sahara: Giarabub, Gialo, El Agheila le tappe di un percorso fatto di abnegazione e resistenza. E’ il caso già descritto di Edoardo Carifi e dei battaglioni Giovani Fascisti (vedi link in bibliografia).

Qualcun altro non fu investito all’inizio dalla massa di manovra avversaria, poi dovette però arginare con impari forze il colpo di ariete dei mezzi corrazzati alleati.

Tabella delle forze in campo tratta da Atlante...cit., in bibliografia.


E’ il caso di Riccardo Boccaccini, carrista col X Btg. Carri medi con la divisione Ariete e i suoi carri M13 (132 Rgt. con 111 carri e 12 semoventi del 132° Artiglieria), che si gettò nella mischia fino all’annientamento totale. Ci racconta Paolo Caccia Dominioni: “nessuno cede, ogni pezzo spara finché il mezzo non s’incendia”; “il 3 novembre è trasmesso un messaggio destinato a Rommel:...Ariete accerchiata….Carri Ariete combattono”.

Cartolina in franchigia (fronte-retro) postalizzata il 4/11/42 dalla PM132 assegnata alla Div. Ariete. Scrive il carrista Boccaccini Riccardo, 132° Reggimento carrista, X Btg. Carri medi 14/41, Compagnia Comando (timbro lineare di reparto). Timbri di censura (apposti a Pistoia il 10/11/42).

 

Alla ditta dove lavorava, in attesa dello scontro finale, il 2 novembre, il concittadino scriveva “Zona Operazione” e “cordiali saluti”: forse vista la situazione parvero essergli gli ultimi, ma fortunatamente per lui non appare negli elenchi dei caduti, nonostante la totale distruzione dei carri del reparto...

Altri si ritrovarono fin da subito nella mischia. Truppe senza paura che sfidarono coscienti l’impari numero e i mezzi nemici sovrastanti. Primi tra questi, i paracadutisti della Folgore, già cacciatori d’Africa e utilizzati come fanteria, che ressero l’urto per giorni, consentendo alle decimate divisioni di fanteria di ritirarsi coi pochi mezzi a disposizione.

Purtroppo nessuna corrispondenza rintracciata di Idalberto Chiappini, sottotenente nel IX battaglione dei paracadutisti ricordato nel libro di Doronzo: “ ...Chiappini, era un pezzo di pane. Toscano, anche lui di fisico atletico. Si diceva a giro che “a soldi e terre” ne aveva in abbondanza dalle parti di Lamporecchio. Certo è che per essere anche lui un giovane ragioniere senza fare torto a nessuno sentivi che in fatto di cultura ne “portava a spasso parecchi” e anche di grado più elevato del suo. Conosceva quattro o cinque lingue, ma non a capocchia, e se poi ti capitava di sentirlo parlare di arte, anche un refrattario come il sottoscritto restava incantato. “Ehi, tenente...ma lei, a casa sua,non aveva altri pensieri?” Scherzavamo, ma mai che ci abbia fatto pesare il grado o la differenza d’istruzione. Lo sapeva bene che noi per lo più eravamo operai e contadini. Ne ha scritte di lettere Chiappini per chi era in difficoltà.

Anche il sottotenente Chiappini, che doveva il suo nome all’illustre concittadino sindaco Idalberto Targioni, riuscì a tornare a casa...

Ma un paio di franchigie di quei momenti e di quel reparto le scrive il caporale Aldo Vidoni: difficile trovarne proprio nei giorni del combattimento, quando la penna lasciava il posto al solo mitra ed i camion dei servizi portavano oggetti più necessari della posta. Casomai nei giorni spasmodici dell’attesa dell’attacco o ancora nei giorni della ritirata, quando si scriveva a casa per tranquillizzare, per dire di esserci ancora, anche se il futuro davanti era assai cupo.

La prima cartolina il caporale Vidoni la scrive dal fronte egiziano il 7/10/42; fa parte del plotone comando del 187° Rgt. Paracadutisti Folgore e chiede agli amici pistoiesi di mandargli giornali recenti.
L’altra cartolina ci racconta già del disfacimento del reparto avvenuto in retroguardia dopo la grande battaglia di Alamein, quando trattenendo le truppe alleate avanzanti, la divisione si era trovata senza rifornimenti di alcun tipo ed accerchiata; solo una aliquota di uomini riuscì a sfuggire alla cattura degli esigui resti dell'unità combattente; questi uomini rimasti continuarono la lotta fino alla Tunisia. Il caporale pistoiese scriveva a fine novembre ‘42, durante la ritirata verso occidente, inquadrato nel 25 Btg. Mitraglieri, compagnia Folgore, appunto poco più di un centinaio di uomini rimasti.
Anche il testo conferma le difficoltà incontrate: “Ricordandovi sempre tutti, un cordiale saluto da Vidoni, che questa volta può dire che Iddio l’ha protetto, e che ha avuto incredibilmente fortuna. In ogni modo sempre vivo e in gamba…”.

Per tutti questi militari l’avventura africana finì nel maggio ‘43 con la resa in Tunisia.

Cartolina in franchigia (fronte e retro) scritta il 7/10/42 dal fronte egiziano e postalizzata tramite PM260 in data 11/10/42.

 

Cartolina in franchigia (fronte e retro) scritta il 30/11/42 e postalizzata presso l’ XI Ufficio di Concentramento postale in data 3/12/42 durante la ritirata finale verso la Tunisia.

 

Enrico Bettazzi
04-02-2023


BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Atlante della seconda guerra mondiale, ed.ital. a cura di B.P. BOSCHESI, Milano, 1974

P. CACCIA DOMINIONI, Alamein 1933 – 1962, Milano, 1966

P. CACCIA DOMINIONI – G. IZZO, Takfir, Milano, 1972

R. MIGLIAVACCA, Assalti e contrassalti. I paracadutisti italiani in Africa., Milano, 1996

R. DORONZO, Uomini della Folgore a El Alamein, Milano, 1982

A. CIOCI, Il Reggimento “Giovani Fascisti” nella campagna dell’Africa Settentrionale 1941- 1943, Bologna, 1980, p.202

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