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Dall’Etiopia al Kenya | |||||||
Enrico Bettazzi | |||||||
PERCORSO: le schede > Pistoia: posta militare e dintorni > questa pagina La guerra in Etiopia, quella ufficiale, si è conclusa quando la camicia nera Savonarola Marchetti scrive a casa la cartolina in franchigia, spedita alla moglie. Si avvicinano le feste di Natale ed al nostro legionario preme una unica cosa: far felici i bimbi a casa e quindi si rivolge alla moglie perché non guardi a spese per il regalo ai piccoli, che vuole felici per la Befana anche in mancanza del padre lontano.
“Ualdia li 17/12/36 XIIII E.F. Cara Ida: Ti faccio una raccomandazione che mi preme molto; io ti manderò i soldi ancora più di quelli che ti credi ma però devi fare la Befana ai Bimbi Bella e senza miseria, perché voglio che non le manchi nulla di tutto ciò che le bisogna se ti manca qualche cosa, tu non fai altro che scrivere e io penserò a provvedere in proposito. ...”
Marchetti cambia reparto, dalla 5ª compagnia del secondo battaglione, all’autodrappello del Quartier Generale della Divisione, quando scrive il 17 gennaio 1937 da Quoram alla madre.
In mancanza di altre notizie supponiamo che Savonarola Marchetti resti in colonia per tutto il periodo della “polizia coloniale” che caratterizza la prima parte del 1937, dopo l’attentato al Vicerè d’Etiopia Rodolfo Graziani. Passa quindi nei ruoli dell’ Esercito mantenendosi ancora in Africa Orientale fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. A casa l’aspetteranno ancora per lunghi anni perché il militare segue le vicende di quella campagna di guerra e quindi le sorti delle nostre truppe in quelle terre. Ancora nel 1943 risulta internato in Kenya, nel campo 360 di Ndarugu, prigioniero di guerra n. 41905; nel campo erano presenti ben diecimila altri nostri militari degli oltre cinquantamila internati tra Kenya, Uganda e Tanganyka. Cartolina postale emessa per l’Africa Orientale Italiana, cosiddetta “decapitata”. L’endemica carenza di supporti per scrittura fece sì che i Britannici riutilizzarono gli interi postali italiani quali moduli di scrittura per i prigionieri di guerra. Utilizzarono diverse cartoline postali, tutte quelle presenti in colonia, ritagliandole e coprendone i resti che le avrebbero potute identificare come tali. Quella scritta dal nostro militare è in questo caso una cartolina postale da 50 centesimi, si intravede l’immagine ritagliata dell’indicazione di tassa e il fascio divisorio e le scritte coperte a stampa. Enrico Bettazzi BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA G. MIGLIAVACCA, Italian P.O.W. and internees in Africa, Pavia, 1980 https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_World_War_II_prisoner-of-war_camps_in_Kenya
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