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  Tracce postali di Arturo Stanghellini
Enrico Bettazzi

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Tra gli uomini di cultura pistoiesi del Novecento, un posto di rilevanza è quello di Arturo Stanghellini, scrittore e uomo delle istituzioni.
Ricoprì vari incarichi di rappresentanza culturale all’estero durante il Ventennio concludendo la sua carriera come Provveditore scolastico nel secondo dopoguerra; a livello nazionale è conosciuto come l’autore di uno dei più bei libri di memorie della Grande Guerra, un vero best seller dell’epoca, tanto da essere allora indicato in varie antologie come uno dei libri da leggere per l’ideale patriottico (il suo ideale patriottico, quello della “piccola patria” (propri affetti e luoghi familiari), così caro a tanti altri toscani).

Riemersa durante il periodo del “lungo centenario” (2014-2019), la figura di Arturo Stanghellini è stata esaminata da eminenti studiosi, sia per la sua arte di scrivere che per la sua vicenda umana al fronte durante la prima guerra mondiale.
Il nostro titolo richiama invece le tracce della sua presenza in più vicende della sua esistenza:
le corrispondenze dal fronte, le missive dalle residenze all’estero durante i suoi incarichi culturali governativi, il passaggio controverso attraverso la seconda guerra mondiale. Non vogliono essere che una minima testimonianza della varietà degli avvenimenti in cui lo scrittore pistoiese si ritrovò durante la sua esistenza, essendo le corrispondenze volutamente relative a quelle raccolte solo dallo scrivente; forniamo pertanto in bibliografia una più dettagliata indicazione per quanti volessero approfondire l’argomento.

Partiamo proprio con le corrispondenze durante l’esperienza bellica della Grande Guerra; Stanghellini era tenente presso il Comando della Brigata Pinerolo; dalle memorie al fronte, al rientro a casa, trasse lo spunto per il suo racconto autobiografico “Introduzione alla vita mediocre”, quella per cui appunto un soldato che avesse superato le prove di “quella” guerra avrebbe poi trovato al rientro nella vita normale. Come ha avuto a dire Giovanni Capecchi nella presentazione alla ristampa della seconda edizione: “nella biografia e nell’opera di Arturo Stanghellini i tre anni trascorsi sul Carso, dal 6 luglio 1916 al 4 novembre 1918... corrispondono a una violenta e insanabile cesura” tra il prima e il dopo, sentimento comune ai reduci della guerra e il cui estraniamento nella vita sociale normale portò ai nefasti risultati del primo dopoguerra.

Le due cartoline in franchigia qui riportate non sono che una minima parte dell’epistolario di guerra dello scrittore pistoiese, in gran parte ancora presente presso la famiglia e per la parte verso gli zii Chiappelli (Alberto medico, Luigi avvocato e Alessandro filosofo e Senatore del Regno), divise tra mercato antiquario e istituzioni culturali (presso la Biblioteca Comunale Forteguerriana di Pistoia una trentina di corrispondenze sono custodite nel Fondo Alberto Chiappelli).
Rappresentano comunque una chiara testimonianza di come e con quale sentimenti Arturo abbia affrontato la guerra, in una visione ormai matura e disincantata, siamo nel 1918, della sua esperienza al fronte, ma con la stessa volontà di vittoria per un presto ritorno a casa.

La prima cartolina in franchigia è postalizzata tramite la posta militare 26 il 23 giugno 1918; scritta durante la battaglia del solstizio, testimonia l’asprezza dello scontro, vittorioso e fausto per le future sorti del conflitto:

Carissimo zio grazie a lei ai suoi a Bonvoi degli auguri. Essi erano nei cuori prima di scriverli e per i cuori sono giunti a tempo. Sono salvo anche questa volta ed è salva anche l’Italia da una terribile invasione di predoni e di assassini. Forse molte galere austriache sono state aperte per questa offensiva nella quale l’Italia si è meravigliosamente redenta. Arturo”.

Infine la seconda cartolina in franchigia, postalizzata il giorno stesso della scrittura tramite sempre la PM 26, in attesa dell’ultima vittoriosa offensiva che concluse la guerra:

Carissimo zio, quassù nessuna novità, ma per il mondo ce n’è molte e molto buone. Ci aspettiamo il capitombolo della Turchia da un momento all’altro! La vittoria è ormai arcisicura. Io domando per me e per tutti quelli che hanno fatto la guerra, la suprema soddisfazione di ricalcare il terreno ove abbiamo lasciato tanti compagni e tanti tanti ricordi dolorosi e cari. E poi ritorneremo contenti nella solita vita. Saluti affettuosi a lei ed ai suoi da Arturo”.

Quasi un presagio e la speranza di tornare presto ai propri affetti familiari, al ritorno alla vita normale, felice per il rientro nella piccola patria ma con un bagaglio di ricordi che la renderà “mediocre”. La vita di Arturo continuerà certo non nella mediocrità, con nuovi romanzi e articoli apparsi su molte riviste; nel 1932 inizia la carriera di addetto culturale all’estero, grazie all’interessamento di Ugo Ojetti. Arturo Stanghellini diviene quindi direttore dell’Istituto di Cultura Italiana a Malta, nel periodo in cui pur essendo sotto amministrazione britannica, viene neanche tanto velatamente rivendicata dal Regime ad isola in cui l’italianità è di casa.


Stanghellini si dovrà quindi muovere tra la diffidenza del Console britannico e le pressioni dei politici nazionali.
Sono di quel periodo le due cartoline spedite a Pistoia presso l’avvocato Camici: “Qua la stagione è ancora buona, fioriscono le rose e la salute è buona, come la stagione. Pur pensando alla patria lontana siamo contenti….

L’equilibrio e l’arguzia toscana non riescono comunque a salvarlo da un più marcato cambiamento di rotta che il governo fascista vuole imprimere nelle relazioni coi Britannici.
Nell’estate del 1933 viene richiamato in patria, per poi farsi valere in esperienze culturali ed universitarie a Szeged in Ungheria e poi a Varsavia in Polonia; nel 1938 è in Spagna a Granada; nel 1940 rientra in Italia.

Sono gli anni del consenso generale al Regime ed anche Stanghellini, patriota e vecchio soldato, vi si associa; ma lo spirito liberale e soprattutto l’animus satirico toscano riemergono con l’entrata in guerra a fianco della Germania, alleato di cui non condivide la visione del mondo futuro.

Assume un atteggiamento sempre più critico verso il Regime, e pur non dando vita ad un aperto dissenso, una volta caduto nell’agosto del 1943, pubblica su Il Telegrafo e poi su Il Corriere Padano un articolo ove il suo acuto umorismo (“...Era tanto che lo dicevo! Ragazzi, è pericoloso scrivere sui muri. Quello che è scritto non si cancella, e arriva un giorno che vi rovina addosso”) non passa inosservato. Così nella sua Pistoia un anno dopo qualcuno vuole fargli pagare qualche vecchio conto e nel 1944 viene imprigionato. Va a finire in Santa Caterina in Brana e poi alle Ville Sbertoli.
Resta in carcere tre mesi, prima di essere liberato con l’arrivo degli Alleati l’8 settembre.

E’ del periodo del carcere l’ultima traccia postale che riportiamo; una insolita testimonianza della prigionia proprio su una cartolina del proprio carceriere... Lo scritto è difatti su una cartolina militare di un reparto dell’Esercito Repubblicano, di stanza in quel periodo a Pistoia per la costruzione della Linea Gotica sulle pendici retrostanti la città.

Non è viaggiata postalmente, probabilmente Arturo Stanghellini si è servito dell’unico supporto a disposizione che aveva sottomano e l’ha veicolata brevi manu; non risulta chiaro il senso dello scritto se non che nel suo stile personale esso sia una sbeffeggiatura verso un ufficiale probabilmente della Milizia, che quindi assurge ad ulteriore dichiarazione di dissenso.

Con l’arrivo degli angloamericani, su indicazione nel CLN della Democrazia Cristiana, per la quale si candiderà come indipendente alle prime libere elezioni, gli sarà affidato il ruolo di Provveditore agli Studi per la provincia di Pistoia che terrà fino alla morte avvenuta nel 1948.

Enrico Bettazzi
29/04/2022

BIBLIOGRAFIA

S. BARTOLINI, Arturo Stanghellini. Gli scritti e i disegni, Pistoia, 1987

A. STANGHELLINI, Introduzione alla vita mediocre, Mulazzo, 2017 (riedizione, ed. 1921)