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A parte una serie di allarmi, rimasti per fortuna solo precauzionali, Pistoia non aveva all’ottobre del 1943, ancora subito offese aeree.
Tuttavia, che si stesse avvicinando la triste esperienza del bombardamento per la città, lo si poteva capire dalla vicinanza territoriale e cronologica di eventi simili in città limitrofe: il 2 settembre era toccato a Prato, il 23 a Firenze.
Che la preoccupazione fosse aumentata lo testimonia la pubblicazione di un opuscolo, edito dalla Tipografia Niccolai per conto del Comitato Protezione Antiaerea, stampato appena una settimana prima il tragico avvenimento e cioè il 18/10/43. Nella premessa stavano le crescenti preoccupazioni di una situazione modificatasi con l’andare della guerra: “All’inizio della guerra Pistoia fu classificata di scarsa importanza agli scopi bellici... Però oggi la guerra è entrata in una fase estremamente attiva e violenta che anche Pistoia ha assunto importanza ai detti effetti, e occorre mettere in atto quanto è possibile al momento, affinché la popolazione possa affrontare con animo sereno eventuale offesa aerea.”
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Opuscolo stampato il 18/10/1943. (coll. Enrico Bettazzi) |
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Capitolo iniziale dell’opuscolo. |
La campagna bellica in corso nella penisola aveva permesso agli Alleati di aumentare notevolmente il raggio di azione aereo, permettendo più facilmente incursioni nel nord dell’Italia. L’aviazione alleata aveva già pressoché il dominio dell’aria, scarsa era la difesa da terra; l’unico problema era l’autonomia dei velivoli carichi, all’epoca partenti dalle basi del nord africa.
La mutata strategia dei bombardamenti in periodo post armistiziale, aveva indirizzato i medesimi verso obiettivi militari strategici, abbandonando la politica del terrore verso i civili atta a fiaccare la resistenza morale degli Italiani; Pistoia, ora raggiungibile dalle nuove basi, offriva, come Prato e Firenze, obiettivi sensibili di una certa importanza: nel caso pistoiese la città era importante snodo ferroviario nell’asse nord-sud, con percorso alternativo alla Direttissima Prato -Bologna; un deposito locomotive con scambi merci; una vicina fabbrica meccanica, la San Giorgio, dove venivano riparati aerei della Regia Aeronautica e vi era in costruzione un prototipo di radar (il Lince Lontano); il vicino aeroporto, dove gli aerei venivano collaudati.
La città aveva anche una serie di caserme militari, alcune anch’esse nelle vicinanze della stazione.
Come si evince dalla foto aerea di seguito riportata, fin dal 9/9/43, il giorno dopo dell’Armistizio, la RAF aveva rilevato gli obiettivi sensibili della città.
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Foto aerea scattata da ricognitore del NAPRW Northwest African Photografic Reconnaissance Wing di base in Algeria: con le frecce e le lettere vengono indicati gli obiettivi. |
Come testimonia la foto aerea gli obiettivi da colpire erano ben chiari: ciò contrasta con letture postume che non vedevano la ragione di accanimento con la città. A maggior chiarezza il ritrovamento del diario di uno dei piloti che bombardarono Pistoia quella notte ci dice chiaramente che l’obiettivo di quella incursione notturna erano gli scambi ferroviari della stazione, la cui distruzione avrebbe comportato maggiori disagi che non la distruzione di altre infrastrutture.
Riportiamo (tradotto) il passo del diario del sergente pilota W.C.J. Burgess, appartenente alla 70ª Squadriglia da bombardamento del 205° Gruppo, di base a Kairouan Temmar.
Operazione n.20
24/10/1943 Wellington tipo X matricola LN337 P
Base-Pistoia-base
Obiettivo: parchi di manovra ferroviari.
(bombe sganciate) 6 da 500 libbre, 2 da 250 libbre.
Primo pilota. Tutto sommato un intero viaggio con tempo avverso e gli aerei bombardarono attraverso le nuvole. Iniziati diversi ampi incendi. Questo viaggio si suppone essere il più lungo intrapreso da un Wellington durante questa guerra. Accoglienza (contraerea): molto lieve.
Si rilevano subito alcune notizie che ci indicano le difficoltà tecniche incontrate nel bombardamento: la lunga distanza dalla base che riduceva l’autonomia dei bombardieri sull’obbiettivo, lo sganciamento delle bombe che avviene da sopra le nuvole che quindi ostacolano la visuale nonostante un ampio uso di bengala illuminanti.
Nonostante il raid fosse quindi limitato nel mantenersi a lungo in volo sull’obbiettivo per la distanza dalla base, i 46 Wellington britannici partiti dal nord Africa, stettero sulla città per 45 minuti.
L’unico bombardamento notturno (ne seguirono altri 4 diurni fatti dal USAF tra il dicembre ‘43 e il gennaio ‘44), oltre a portare notevoli distruzioni in tutta la fascia meridionale della città comportò un numero di morti, che a distanza di tanti anni, ancora risulta difficile quantificare con precisione (tra 140 e 160 ). Furono sganciate 65 tonnellate di bombe.
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Foto del centrale attuale Corso Gramsci dopo il bombardamento (foto tratta da QF . n.3) |
Come è stato notato da altri “il vero dramma fu che gli obiettivi si trovavano materialmente a ridosso della città, così vicini che quasi si stentava, già allora, a capire dove finisse l’uno e dove iniziasse l’altro...fu proprio questa vicinanza territoriale la causa principale del disastro collegato al primo bombardamento di Pistoia...”
La conseguenza più grave del bombardamento, a parte i risultati militari parziali, fu lo sfollamento precauzionale delle strutture e delle opere di una qualche rilevanza amministrativa, produttiva e artistica. Duecento abitazioni private distrutte e ottocento inagibili, duemila senza tetto. La città si spopolò e rimasero solo 2000 persone inurbate, il resto della popolazione cercò rifugio da amici e parenti nella campagna circostante.
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Foto di sfollati a Chiazzano, frazione appena fuori delle mura cittadine. Primavera 1944.
(coll. Enrico Bettazzi) |
La città, nonostante l’evolversi degli eventi, restò stupita ed incredula per l’incursione; vivida rimase nei testimoni la memoria, perpetuata dai racconti negli anni a venire. Fin da subito si ebbe comunque l’impressione della violenza della guerra con cui da lì a poco si sarebbe dovuto fare i conti con il progredire del fronte.
Ci rende immediata testimonianza una riassuntiva cartolina postale, scritta il 3 novembre da Pistoia:
“… Grazie per il Suo pensiero. L’incursione aerea è stata molto violenta ma per fortuna è andata bene nei riguardi della mia famiglia. Ora i miei sono sfollati in campagna. Non potrà ancora ricevere notizie di Suo marito perché non essendo prigioniero non ha neppure la possibilità che altri hanno: la radio...”
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Cartolina postale “Vinceremo” da 30 cent, postalizzata da Pistoia il 5/11/1943. Pistoia era occupata dai Tedeschi dal 12/9. |
Enrico Bettazzi
27/11/2021
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
http://www.70squadron.roselake.co.uk/wb.htm
AA.VV., Pistoia fra guerra e pace, Pistoia, 2005
E. BETTAZZI, Bombing Pistoia: gli obiettivi militari, in QF , a. XV, n.3 (set-dic 2013)
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