Il 30 novembre 1830, dopo un pontificato di appena venti mesi, muore Papa Pio VIII. Amato dal popolo romano, più che della sua azione pastorale, di lui venivano ricordati alcuni provvedimenti certamente inusuali per un pontefice quali l’aver abbassato le tasse, l’aver cercato di creare nuovi posti di lavoro e l’aver ridotto drasticamente le esportazioni del grano, azione questa che assicurava alla comunità adeguate riserve di cibo in caso di calamità (1).
In linea con uno dei più famosi e sarcastici proverbi di Roma: morto un Papa se ne fa nantro, dopo cinquanta giorni di conclave e ben cento tornate di votazioni con fumata nera, il 2 febbraio 1831, i cardinali trovarono finalmente un accordo sul sessantaseienne bellunese Bartolomeo Alberto Cappellari che prese il nome di Gregorio XVI. Uomo colto e con concezioni della Chiesa rigidamente gerarchiche, era ben conosciuto a Roma dove aveva svolto una brillante carriere ecclesiastica. Divenuto nel 1805 abate di San Gregorio al Celio, il famoso Monastero dei Monaci Benedettini situato alle pendici del Colle Celio (2), Leone XII lo crea cardinale affidandogli la prefettura della Congregazione di Propaganda Fide.
Erano trascorsi solo due giorni dalla sua elezione al soglio di Pietro, che il 4 febbraio 1831 Gregorio XVI si trovò ad affrontare una grave situazione che stava seriamente minando l’unità territoriale e politica dello Stato Pontificio. Sull’onda insurrezionale che dalla Francia si era propagata in Italia interessando per primi i modenesi ed i parmensi, il popolo Bolognese si sollevò proclamando la fine del potere temporale del Papa nella provincia. Nei giorni a venire, la rivolta si estese a macchia d’olio interessando l’intera Romagna, le Marche e parte dell’Umbria, ovvero i quattro quinti dell’intero Stato della Chiesa (3). Mentre a Bologna veniva convocata un’assemblea che il 25 febbraio successivo avrebbe dato vita ad un “Governo Provvisorio delle Province Unite Italiane” (fig. 1), e mentre in ogni provincia nascevano “Comitati Provvisori di Governo”, il pontefice, da parte sua, già dal 17 dello stesso mese aveva fatto appello all’Austria affinchè intervenisse per ristabilire l’ordine sui territori in rivolta.
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fig. 1 - Rimini, 22 marzo 1831. Governo Provvisorio delle Provincie Unite Italiane. Il Vice Prefetto del Distretto di Rimino (archivio personale) |
Scrive Mainoldi (4) sulla successione degli eventi scaturiti con l’intervento austriaco: Il 25 febbraio le colonne austriache attraversarono il Po’ dirigendosi verso Modena: il governo di Bologna pensò di salvarsi, scindendo le proprie responsabilità da quelle del Ducato confinante, ma l’improvvisa occupazione il 6 marzo della fortezza di Ferrara fece capire a tutti che la parola era alle armi. (..) Il 20 marzo gli austriaci entrarono a Bologna (..).
Il giorno successivo il Comandante in Capo il Corpo di occupazione austriaco, Generale Barone di Frimont, comunicò alla cittadinanza che le truppe al suo seguito erano entrate in Bologna solo per ristabilire la legittima sovranità del Pontefice sui territori della Chiesa (fig. 2).
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fig. 2 - Bollettino di tutte le Notificazioni, Leggi e Decreti pubblicati dal Governo della Città e Provincia di Bologna dal giorno 21 marzo 1831 in avanti, pag. 3. |
Il giorno 26 capitolò anche Ancona. Era questo l’epilogo di un sogno di libertà ed indipendenza, ma alla luce della storia evince chiaramente che anche se questa insurrezione era stata affidata a forze deboli ed incerte sul da farsi, la strada della riscossa era tuttavia tracciata e poco meno di trent’anni dopo se ne sarebbero visti i risultati. Contestualmente al concitato momento storico, particolare interesse suscitano anche le diverse testimonianze postali a noi giunte. In questo brevissimo arco di tempo infatti non pochi furono i bolli delle istituzioni civili e militari che vennero coniati per l’evento (fig. 3, 4, 5, 6, 7).
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fig. 3 - Bollo Governo Provvisorio Armata Nazionale / Comando / Della / Piazza di Macerata (archivio personale) |
fig. 4 - Bollo in negativo Provincia di Forlì / Comitato / Provvisorio / Del / Governo
(archivio personale)
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fig. 5 - Bologna, 1 marzo 1831. Bollo in negativo Posta / Di / Bologna (archivio personale) |
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fig. 6 - Ancona 1831, lettera per Terni presentante il bollo Divisione D’Ancona (Il Risorgimento Italiano Attraverso la Storia delle Comunicazioni, Silvia Editrice p. 72) |
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fig. 7 - Bollo Comitato / di Governo / Prov. Di Fano (Gallenga M., I Bolli delle Marche, Collana Raybaudi, Roma 1972, p. 79, n.11) |
Ma non solo, il 1° marzo 1831, il Direttore delle Poste di Bologna, Marchesini, stabilì anche un nuovo corso di Staffette che ogni sera, partendo da Bologna con destinazione Spoleto lungo lo stradale dell’Emilia e Furlo (fig. 8), avrebbero certamente assicurato una più costante comunicazione tra i diversi “Comitati Provvisori”.
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fig. 8 - Comunicazione del 1 marzo 1831 a firma del Direttore delle Poste di Bologna Marchesini circa l’attivazione di un nuovo servizio di Staffetta tra Bologna e Spoleto (archivio personale) |
Ma come già asserito, il “Governo Provvisorio delle Province Unite Italiane” ebbe vita assai breve; l’intervento risoluto dell’Austria contro le diverse provincie in rivolta, ristabilì ben presto l’autorità del papa sui territori della Chiesa (fig. 9, 9a).
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fig. 9 - 27 marzo 1831, occupazione austriaca. Lettera da Bologna per Rimini trasportata con Staffetta e fatta successivamente proseguire per Pesaro. Sulla parte basso destra la scritta in latino vel ibi ubi ad indicare che la missiva fosse recapitata ovunque si trovasse il destinatario (archivio personale) |
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fig. 9a - Verso della missiva riportante i sigilli in ceralacca del Generale in Capo delle forze di occupazione austriache Generale Barone di Frimont (archivio personale) |
note:
- Gelmi J., I Papi. Da Pietro I a Giovanni Paolo II, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1983, p. 227;
- Isufaj D., Santa Barbara – Sant’Andrea – Santa Silvia al Colle Celio, eBook, Francesco Maria Amato Editore, Anzio 2012;
- Aubert R.-Beckmann J-Corish P.J.-Lill R., Liberalismo e integralismo tra stati nazionali e diffusione missionaria in Europa 1830-1870, Jaca Book, Storia della Chiesa, Vol. VIII/2 pp. 64 e ss.;
- Mainoldi F., le poste di romagna, Guidicini e Rosa Editori, Imola 1981, pp. 42-43.
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