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APPUNTI SULLA STORIA POSTALE DI MONTICELLI
- dalle origini all'adesione al Regno d’Italia -
di Francesco Maria AMATO

[..] un tale di regia prosapia (Tullio ne era il suo nome), si congiunse, in Cornicolo città dei Latini, con Ocrisia, una donzella bellissima in fra tutte e castissima. Ma quando Cornicolo soggiacque ai Romani, Tullio vi moriva combattento; ed Ocrisia, all'ora gravida, prenderla per se Tarquinio (Prisco) come scelta preda, e davola in dono alla sua moglie, la quale risaputa ogni cosa di lei, la rendé tra non poco libera, amandola poscia ed onorandola sempre più che tutte. Di questa Ocrisia, serva ancora, nacque un fanciullo ed essa, madre fatta, educasselo e lo chiamò Tullio dal nome proprio della stirpe e del padre, e Servio in memoria dei servili giorni suoi nei quali lo partorì [..]. Così lo storico e rettore greco Dionisio D'Alicarnasso su Corniculum, la città natale di Servio Tullio (1) che gli studiosi identificano con la nostra Monticelli.

Completamente distrutta da Tarquinio Prisco, che nel VI secolo a.C. l’assoggettò al potere di Roma, l’abitato che oggi possiamo ammirare a non più di quaranta chilometri da Roma venne inizialmente edificato intorno all’anno 1000 dai Crescenzi che inglobarono, nella Rocca medioevale, i resti di quell’antico villaggio divenuto preda romana.

I primi documenti ufficiali che attestano l’esistenza di un nucleo abitativo risalgono al 973, quando in una Bolla di Benedetto VII viene fatto riferimento ad un Castrum Montiscellorum, facente parte dei possedimenti della Chiesa di Tivoli (2).

La caratteristica posizione della sua Rocca posizionata su di una vetta imprendibile e la particolare collocazione strategica a presidio di Roma, dalla parte dell’Abruzzo, fanno sì che Monticelli acquisti nel tempo una notevole importanza, divenendo luogo di rifugio per Papi ed Imperatori quali papa Eugenio III nel 1145 e Federico II nel 1241.

Divenuto proprietà dei Monaci di San Paolo, con il tempo a venire il territorio passò sotto il controllo di diverse famiglie feudali tra cui i Colonna, i Capocci, gli Orsini ed i Cesi (3), di cui il Borgo conserva ampia memoria architettonica quale l’edificazione del grande palazzo oggi detto “del Principe” in Piazza San Giovanni, e dell’arco di Santa Maria.

Acquisito dalla famiglia Borghese, rimase a questa assoggettato fino al XIX secolo, quando, soppresso l’ordine feudale, le singole proprietà vennero progressivamente cedute agli abitanti.

Postalmente dipendente dalla Direzione di Tivoli, nel corso della Repubblica Romana del 1798-99 Monticelli venne inserito nel Dipartimento del Tevere-Cantone di Monterotondo (4) insieme ai comuni di Lamentana, Sant’Angelo, Castel Chiodato, Palombara, Stazzano, Cretone, Riano, Borghettaccio e Prima Porta.

Superate le tormentate e burrascose vicende legate all’impero napoleonico che aveva annesso a sé i territori pontifici, alla transitoria occupazione del Murat e alle patriottiche vicende della repubblica Romana del 1849, con la restaurazione del potere temporale dei papi sui territori della Chiesa, Monticelli continuò a dipendere postalmente dalla Direzione di Tivoli.

Pur se privo di documentazioni riportanti impronte postali con la dicitura del comune, di questo periodo si conservano tuttavia diversi bolli di franchigia postale apposti sulla corrispondenza ordinaria spedita dai diversi comparti dell’amministrazione comunale. A dimostrazione di ciò, un valido esempio ci viene fornito dai documenti che vengono riprodotti nelle figure 1-4.

Fig. 1) - Bollo di franchigia postale MUNICIPIO/DI/MONTICELLI
(archivio personale)


Fig. 2) - Bollo di franchigia postale COMUNITA’/DI MONTICELLI
con insegne pontificie
(archivio personale)

Fig. 3) - Bollo di franchigia postale COMARCA DI ROMA/GONFALONIERE/DI/MONTICELLI
con insegne pontificie
(archivio personale)

Fig. 4) - Bollo di franchigia postale UDITORATO LEGALE/DI MONTICELLI con insegne pontificie
(archivio personale)

Monticelli fu uno degli ultimi territori ad essere annessi al Regno d'Italia nel 1870; con Regio Decreto del 1872 cambierà ufficialmente il nome in Montecelio. Ufficio postale dal 1° marzo 1886 ebbe in dotazione il numerale “4020”.

Anniversari

In previsione della Prima Guerra Mondiale, nel 1915, nella pianura a sud di Montecelio, ebbero inizio i lavori per la realizzazione di un aeroporto militare. Sorto con il nome di Campo di Aviazione di Montecelio lo si volle dedicare alla memoria del Tenente Colonnello Pilota Alfredo Barbieri, Comandante del Battaglione Squadriglia Aviatori. Tra il 1916 e l'autunno del 1918 fu sede di una delle principali scuole di addestramento per piloti che vennero impegnati durante il primo conflitto mondiale. Nel corso dell’era fascista l’Aeroporto Barbieri divenne luogo di incontro di piloti, tecnici ed ingegneri che contribuirono allo sviluppo degli studi aeronautici e resero famoso nel mondo l’aeroporto. Sede della prima galleria aerodinamica, di una Sala Prova Motori, di un’Officina di Precisione, di un Magazzino Materiale degli Studi e delle Esperienze e di un Istituto Psicofisiologico, per gli studi e le prove in depressione necessarie per le ricerche sulla respirazione e sul comportamento degli aviatori ad alta quota, nel 1928 venne costituito, con sede a Montecelio, il primo Centro Sperimentale Aeronautico. Con l'aumentare delle attività si rese necessario la costruzione di edifici ad uso civile con alloggi, una scuola e un ufficio postale, creando quindi i presupposti per la nascita di un nuovo paese cui fu dato il nome di Guidonia. Il 21/10/1937 con Regio Decreto Legge fu costituito il Comune di Guidonia Montecelio (fig. 5).

Fig. 5) - Guidonia Montecelio. Cartolina edita nel 2016 per il centesimo anniversario dell'Aeroporto Alfredo Barbieri (tiratura di n. 1000 esemplari numerati a cura di Eginaldo Giansanti)

 

 

Note:

1. VI re di Roma, nell’ordine: Romoli, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo;
2. cfr. www.montecelio.it;
3. cfr. www.arcaguidoniamontecelio.it;
4. Leggi relative alla Costituzione della Repubblica Romana, Lazzarini Stampatori Nazionali, Roma, anno VI Repubblicano, 1798, pp. 13-14.