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APPUNTI SULLA STORIA POSTALE DI CORI
- dalle origini all'adesione al Regno d’Italia -
di Francesco Maria AMATO

A fronte di una mitica narrazione che la vede alternativamente fondata una volta da Dardano, un’altra da Enea ed infine da Corace, il nome di Cori, o meglio di Cora, come anticamente chiamata, compare per la prima volta in alcune fonti storiche del VII secolo a.C., quando il corano Anco Publicio fu nominato dictator della lega Latina.

Cori ha una lunga storia da raccontare, e lo fa attraverso le testimonianze dei suoi monumenti e delle sue mura. Tra i resti archeologici di maggiore rilevanza e antichità, vanno annoverate le mura urbane che con un circuito di circa 2 km racchiudono un’area di quasi 22 ettari, e i principali terrazzamenti interni, tra i quali quello del foro (1) realizzati intorno alla seconda metà del VI secolo a.C. Nello stesso orizzonte cronologico va anche a collocarsi il Ponte della Catena, che nel permettere il superamento del Fosso del Formale, garantiva il collegamento viario con l’antica città di Norba.

Nel corso del Medioevo, il Liber Pontificalis informa che papa Sergio II, pontefice regnate dall’844 all’847, fece erigere nel territorio di Cori, presso la via Appia, una basilica dedicata a San Teodoro della quale, purtroppo, non rimane oggi alcuna traccia. Da questo momento in poi i dati a nostra disposizione divengono sempre più scarsi o addirittura inesistenti fino all’inizio del 1100, quando, nel clima di incertezza che caratterizza la regione, il papato ne affidò il controllo alle più eminenti famiglie baronali. Dopo essere stata governata da un collegio di consoli, di cui abbiamo testimonianza grazie ad alcuni scritti di Innocenzo III che nel 1211 nomina signore del luogo suo cognato Pietro Annibali, il 16 gennaio 1234 Gregorio IX dichiara Cori patrimonio inalienabile della Chiesa e invia, in loco, un proprio rettore con lo scopo di mantenere il controllo strategico del territorio.

Rimasta sotto l’attenta vigilanza della Chiesa fino ai primi anni del Trecento, con il trasferimento del papato ad Avignone, la città si pose sotto la protezione e la giurisdizione di Roma.
Il rientro del pontefice nei territori della Chiesa, segnò il ritornò alla politica di accentramento del potere ecclesiastico e Cori venne posta sotto il controllo diretto del Vescovo di Ostia e Velletri. Nonostante la restrizione dei poteri comunali, l’amministrazione pubblica non subì tuttavia grossi cambiamenti: i nove boni homines, il consiglio, il sindaco e gli altri ufficiali, mantennero i propri poteri, anche se, per risultare valida, ogni loro disposizione doveva essere approvata dal vescovo, signore riconosciuto della comunità.

In sintonia con il concetto urbanistico del tempo, anche la città di Cori ebbe un caratteristico sviluppo verticale, che le diede quell’aspetto turrito e serrato ancora oggi ben ravvisabile all’osservatore. Tornata sotto la giurisdizione del Senato Romano nel 1513 per volontà di papa Leone X, tra il XVI e il XVII secolo si assisté ad un periodo di rinascita caratterizzato da un incremento della popolazione e da un moltiplicarsi del volume degli affari che tuttavia portarono ad una sempre più marcata divisione dei ceti sociali (2). L’intensa circolazione di beni e la mancanza di una famiglia nobiliare che ne potesse godere in assoluto dei vantaggi, favorì infatti l’emergere di alcune famiglie locali a danno di quelle certamente meno abbienti.

I rilevanti avvenimenti che segnarono la storia nazionale ed europea dei secoli XVIII e XIX, vennero accettati dalla comunità corese senza particolari reazioni popolari. Dopo la fase transitoria della Repubblica Romana del 1798-99, seguita da un breve arco di tempo nel corso del quale il pontefice tornò a governare i territori dello Stato Pontificio, è nel successivo periodo dell’occupazione francese che troviamo una delle prime tangibili testimonianze di bolli postali riportanti la dicitura Cori. Si tratta di una impronta in negativo (fig. 1) raffigurante l’aquila imperiale circondata dalla scritta MAIRE DI CORI.


Fig. 1) - Bollo in negativo del Maire di Cori
(Gallenga M., I bolli del Lazio, p. 102)

Al 1814 risale invece un secondo bollo postale con dicitura DIPARTIMENTO DI ROMA CIRCOND. DI VELLETRI COMUNE/DI/CORI, di cui purtroppo al momento non posso fornire immagine. Dopo che con la riorganizzazione del servizio di Posta del 1816 Cori venne a dipendere dalla Direzione di Velletri, in virtù del successivo Moto Proprio di Leone XII divenne uno dei dieci Governi che composero il Distretto di Roma, utilizzando, nel 1848, il bollo in stampatello inclinato riportato in figura 2.


Fig. 2) - Lettera del 25 dicembre 1848 da Cori per Velletri, ove giunse il 27 successivo, come datario di arrivo di Velletri. (archivio personale)



Adottati dalle Distribuzioni Comunali di 2ª Classe, tali bolli erano allestiti con spesa interamente a carico dell’amministrazione comunale (3). Certamente più ricca e varia invece, la produzione bolli di franchigia utilizzati dai vari organi dell’amministrazione comunale quali, ad esempio, quelli in dotazione al Comune, alla Brigata Bersaglieri Pontifici (fig. 3-4)


Fig. 3) - Lettera del 30 settembre 1846 da Cori per Velletri riportante il bollo di franchigia in dotazione alla Brigata Bersaglieri Pontifici (archivio personale)

Fig. 4) - Bollo di franchigia Comune di Cori
(archivio personale)

ed alla Guardia Civica (fig. 5-7).

Fig. 5) - Lettera del 30 luglio 1848 per Cori città riportante il bollo in dotazione alla 1^ Compagnia della Guardia Civica di Cori (archivio personale)
Fig. 6) - Bollo di franchigia del Comando Superiore del Battaglione Civico di Cori
(archivio personale)
Fig. 7) - Bollo di franchigia in dotazione al Capitano Aiutante Maggiore del Battaglione Civico del Circondario di Cori (archivio personale)

Sempre alla stessa Istituzione appartiene ancora il documento in figura 8 che, quantunque non presenti bolli, è stato ugualmente proposto quale espressione di uno spaccato storico del tempo.

Fig. 8) - Guardia Civica di Cori. Biglietto turnazione servizio personale della 1^ Compagnia
(archivio personale)

Si tratta di un “biglietto di turnazione” relativo ad un servizio di picchetto: Il Sig. Stto Ten.te Zampieri è intimato a pre/sentarsi il giorno dell’8 8bre alle ore 23 in / punto al quartiere Civico per prestare il servizio di / Picchetto della Guardia a tutto li 15 8bre. / Dal Comando di Battaglione 29 7bre 184otto. / Il Capitano Aiut.te Mag.re / Gio. Prosperi Busi.

Con l’avvento della Repubblica Romana del 1849, l’amministrazione comunale corese, aderendo appieno alla richiesta del nuovo Governo Repubblicano di Roma, rinnovò i propri bolli di franchigia sostituendo le insegne pontificie con quelle repubblicane. In figura 9 e 10 le impronte dei nuovi bolli in dotazione al Gonfaloniere e al Comune.

Fig. 9) - Bollo di franchigia del Gonfaloniere di Cori - Repubblica Romana del 1849
(archivio personale)
Fig. 10) - Bollo di franchigia del Governo di Cori - Repubblica Romana del 1849
(archivio personale)

 

Il 4 luglio 1849 la caduta della Repubblica Romana segnò il ritorno del potere temporale dei papi sui territori della chiesa, e l’amministrazione comunale di Cori provvide a ripristinare i bolli riportanti le insegne pontificie (fig. 11 e 12).

Fig. 11) - Bollo di franchigia del Governo di Cori - Restaurazione Pontificia
(archivio personale)
Fig. 12) - Bollo di franchigia della Cancelleria del Governo di Cori - Restaurazione Pontificia
(archivio personale)

Cessato, con la Breccia di Porta Pia, il potere dei papi su quelli che furono un tempo i territori della Chiesa, durante il Plebiscito del 2 ottobre 1870 la popolazione di corese votò l’annessione al Regno d’Italia.

 

Note:

1. l’odierna Via delle Colonne;
2. cfr. www.museodicori.it;
3. Gallenga M., I Bolli del Lazio, Edizioni Studi Filatelici, Roma 1976, p. 10.

Per chi volesse approfondire maggiormente l’argomento si consiglia di leggere la monografia di Ettore di Meo Storia postale di Cori attraverso i documenti dell'Archivio storico comunale, 1539-1870, Moderata durant, 2003.