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Appunti sulla storia postale di AFFILE
- dalla prima Repubblica Romana all’annessione al Regno d’Italia -
di Francesco Maria AMATO

A poco meno di 80 chilometri da Roma, inserito nello stupendo scenario offerto dalla Comunità Montana dell’Aniene, sorge, ad un’altezza di 684 metri sul livello del mare, l’antico comune di Affile.
Nel corso dei secoli indicato con il toponimo di Eufeide, Enfide, Effide, Aphile e Afile Castrum, dopo essere stato per lungo tempo territorio posto sotto il diretto controllo degli Equi, nel 304 a.C. venne conquistato dai Romani.

Citato da Plinio il vecchio nel suo Naturalis Historia: [..] Affile oppidum lege Sempronia: in centuriis et in lacineis agere ius est adsignatus, iter populo non debetur [..] (1) con la dominazione romana divenne uno dei centri di maggiore rilevanza sul territorio, come dimostrato da diversi resti archeologici, primi fra tutti le possenti murature romane sulle quali sono state costruite le attuali abitazioni (2).

L’effettiva ubicazione ed estensione dell’abitato di epoca romana possono essere tuttavia valutate solo per approssimazione basandosi sui pochi resti visibili in situ quali la frammentaria struttura di laterizi inglobata nella fiancata nord della chiesa di Santa Maria; l’ampia cisterna sorgiva, di assoluta rilevanza anche in epoca medioevale; i resti di una pianta di forma rettangolare con presenze di opus reticulatum (3); un paio di frammenti murari senza una definita forma presenti proprio presso l’ingresso al paese dell’attuale Via Sublacense.

Le presunte presenze di un anfiteatro, di una zona termale, di un arco di trionfo nonché di una necropoli, tramandateci dal ricordo di storici ed antiquari del XIX secolo, non sono documentate e quindi non confermabili.
Fatta eccezione per alcune sporadiche notizie relative ad una invasione di Saraceni che intorno al IX secolo depredarono l’intero territorio, le prime utili informazioni sull’attività di sviluppo e crescita di Affile si hanno dal X secolo quando si assisté ad una espansione demografica ed agricola del luogo documentata dalla presenza di casali e fondi che, per lo più sfruttati a vigneti, sorsero in prossimità dell’antica chiesa di San Pietro.

Lo sviluppo dell’intera superficie urbana è segnato anche dalla costruzione di nuove chiese quali quella edificata nel 999 per diretto interessamento di Ottone III di Sassonia. Costruita sopra la Cisterna romana, sfruttata come fondamenta, la chiesa, nota come Sant’Angelo supra cisternam, fu dedicata a San Michele Arcangelo, San Benedetto e Sant’Adalberto.
Sempre prima dell’anno 1000 è anche l’altro edificio sacro di Santa Maria di Affile che, divenuta parrocchia della zona, fu posta sotto le dirette dipendenze del Vescovo di Palestrina.

Intorno al 1013 venne anche eretto il castello che, rimanendo fuori dal centro cittadino, è presente in una pittura di un artista duecentesco nella quale son ben distinguibili la chiesetta di San Pietro e le case coloniche in primo piano, il castello con le due torri sullo sfondo. Maniero che nel 1109 divenne luogo di contrasto e scontro tra Ildemondo, signore di Affile, e Papa Pasquale II, che di persona giunse nel paese per sottrarlo dalle sue mani e consegnarlo all’abate in cambio di una discreta somma di denaro.
Stando al racconto dei cronisti del tempo, Ildemondo, venuto a conoscenza dell’imminente arrivo del pontefice e dell’abate, lasciò il castello per rifugiarsi, con la sua famiglia, nella vicina Ponza (4).

Non più protetto dal suo signore, il popolo, dopo una sterile difesa delle mura contro le milizie pontificie, si arrese. Alla luce dei fatti tuttavia, Ildemondo, trattando direttamente con l’abate, riuscì ugualmente a conservare il suo potere sia sul castello di Affile che su quello di Ponza. Concessione questa che costò assai caro alla chiesa in quanto, dopo il crescere della potenza di Ildemondo, gli abati dovettero lottare tenacemente per riprenderne il controllo definitivo, fatto che avvenne solo nel 1176.

Fra i diversi casati che divennero signori del territorio si annoverano gli Altieri, i Braschi ed i Colonna.
La giurisdizione episcopale su Affile fu esercitata dal Vescovo di Palestrina fino al luglio del 1639 quando, ratificata, su disposizione di Urbano VIII, la transazione tra il Commendatario ed i Vescovi di Palestrina e di Anagni anche il comune di Affile entrava nei confini territoriali dell’Abbazia Nullius (5).

Nel corso della Repubblica Romana del 1798, Affile divenne cantone del Dipartimento del Circeo con alle dirette dipendenze i comuni di Civitella, Jenna, Rojate, Vallepietra, Ponza e Rocca Santo Stefano (6).
I principi di libertà e di fratellanza portati dalla Francia repubblicana avevano fortemente influenzato le idee del popolo al punto che, nonostante i comuni limitrofi avessero dopo una breve adesione rifiutato di continuare a seguire le nuove ideologie, abbattendo il simbolico albero col berretto frigio, Affile continuò a mantenere alta la bandiera rivoluzionaria fino alla restaurazione pontificia (7).

Con il nuovo assetto territoriale del 1816, voluto da Papa Pio VII dopo il nefasto momento relativo all’occupazione dei territori francesi da parte delle truppe napoleoniche, il comune di Affile fu inserito nel circondario dipendente dalla Direzione di Tivoli, e vi permase fino al 1823 quando transitò in quello di Subiaco divenuta Distribuzione Postale di I Classe.

Le prime documentazioni postali di cui posso fornire una chiara immagine risalgono ai decenni 1830 e 1840.

Fig. 1) - Lettera da Affile per Subiaco del 27 marzo 1834 riportante il bollo di franchigia COMMUNE DI AFILE del primo tipo (archivio personale)

Fig. 2) - Lettera da Affile per Subiaco del 3 febbraio 1836 riportante il bollo di franchigia AFFILE (archivio personale)

Si tratta di due missive risalenti al 1834 (fig.1) la prima ed al 1836 (fig. 2) la seconda entrambe con destinazione Subiaco, ed entrambe dirette al Governatore distrettuale, e di un ulteriore bollo presente su frammento di busta datata al verso 7 maggio 1845 (fig. 3).

Fig. 3) - Bollo di franchigia COMMUNE DI AFILE del secondo tipo su frammento di lettera del 7 maggio 1845 (archivio personale)

Con la Proclamazione della Repubblica Romana del 1849, gli affilani aderirono con sempre maggiore ardore ai moti rivoluzionari e, ligi alle disposizioni impartite dal Governo repubblicano, modificarono il bollo di franchigia comunale coprendo le insegne pontificie. Il bollo, così trasformato, generò un’impronta del tutto singolare caratterizzata dal presentare la sola parte del toponimo del comune (fig. 4).

Fig. 4) - Repubblica Romana del 1849- lettera del 4 marzo 1849 da Afile a Subiaco, recante il bollo di franchigia AFILE con insegne pontificie coperte in colore nero (collezione Djana Isufaj, medaglia d’oro Balkanfila 2016 e Bologna 2016)

Dai diari del tempo risulta che il 22 aprile 1849, il Generale Giuseppe Garibaldi, proveniente da Subiaco con oltre 1200 volontari, passò per il bivio di Affile diretto ad Anagni: [..] Gli affilani, con a capo la magistratura e il priore del comune Graziani Benedetto, si fecero incontro all’eroe. Gaetano Mari, buon oratore, disse belle parole a nome dei cittadini, poi offrì al generale un bicchiere del nostro Cesanese. L’ arciprete Petrazzi, mentre i volontari garibaldini e gli affilani bevevano allegramente insieme, fece un brindisi che destò in tutti entusiasmo. Da quel momento, una località del territorio di Affile, porta il nome di “Garibaldino” perché il generale vi fece fucilare un suo volontario che aveva ardito derubare una povera vedova di Subiaco [..] (8).

Caduta la Repubblica Romana e restaurato ancora una volta il potere temporale del papa sui territori della chiesa, si tornò ad impiegare il bollo di franchigia con al centro le insegne pontificie (fig. 5).

Fig. 5) - Restaurazione Pontificia-lettera da Affile per Subiaco del 5 aprile 1850 riportante il bollo di franchigia, in formato integrale, COMMUNE DI AFILE del secondo tipo (archivio personale)

Nel settembre del 1870 ad Affile, tre giorni prima che Roma entrasse nel Regno d’Italia, fu elevato il tricolore nella piazza principale. Immediatamente aperta un’inchiesta dalle autorità pontificie per punire esemplarmente i colpevoli, l’indagine non ebbe seguito, per i successivi fatti del 20 settembre 1870.

San Benedetto ed Affile

Affile è un luogo molto importante per la fede cristiana, infatti in questo luogo San Benedetto (fig. 6-7) compì il suo primo miracolo così mirabilmente esposto negli scritti di San Gregorio Magno: [..]

Abbandonati dunque gli studi letterari, Benedetto decise di ritirarsi in luogo solitario. La nutrice però che gli era teneramente affezionata, non volle distaccarsi da lui e, sola sola, ottenne di poterlo seguire. E partirono. Giunti alla località chiamata Enfide, quasi costretti dalla carità di molte generose persone, dovettero interrompere il viaggio; presero così dimora presso la chiesa di S. Pietro.
Qualche giorno dopo, la nutrice aveva bisogno di mondare un po' di grano e chiese alle vicine che volessero prestarle un vaglio di coccio. Avendolo però lasciato sbadatamente sul tavolo, per caso cadde e si ruppe i due pezzi. Ed ora? L'utensile non era suo, ma ricevuto in prestito: cominciò disperatamente a piangere. Il giovanotto, religioso e pio com'era, alla vista di quelle lacrime, ebbe compassione di tanto dolore: presi i due pezzi del vaglio rotto, se ne andò a pregare e pianse.
Quando si rialzò dalla preghiera, trovò al suo fianco lo staccio completamente risanato, senza un minimo segno d'incrinatura: "Non c'è più bisogno di lacrime - disse, consolando dolcemente la nutrice - Il vaglio rotto eccolo qui, è sano!". La cosa però fu risaputa da tutto il paese e suscitò tanta ammirazione che gli abitanti vollero sospendere il vaglio all'ingresso della chiesa: doveva far conoscere ai presenti e ai posteri con quanto grado di grazia Benedetto, ancor giovane, aveva incominciato il cammino della perfezione.
Il vaglio restò lì per molti anni, a vista di tutti, e fino al tempo recente dei Longobardi, è rimasto appeso sopra la porta della chiesa. Benedetto però non amava affatto le lodi del mondo: bramava piuttosto sottoporsi a disagi e fatiche per amore di Dio, che non farsi grande negli onori di questa vita. Proprio per questo prese la decisione di abbandonare anche la sua nutrice e nascostamente fuggì
[..] (9).

Fig. 6) - Poste Vaticane - 2 luglio 1965. 40 lire. Proclamazione di San Benedetto a Patrono d’Europa. Ritratto del Santo da un dipinto del Perugino (Pinacoteca Vaticana) (archivio Djana Isufaj) Fig. 7) - Italia - 21 marzo 1980. 220 lire. Quindicesimo centenario della nascita di San Benedetto Patrono d’Europa. San Benedetto che consegna la Regola agli Olivetani. Affresco del Sodoma (Monastero di Monte Oliveto Maggiore) (archivio Djana Isufaj)

 

note:

1. Affile secondo la legge Sempronia: il suo territorio è assegnato in centurie e in appezzamenti, al popolo non è ammesso il passaggio;

2. cfr. www.cmaniene.it;

3. classico muro romano costituito da un insieme di tufelli disposti a nido d’ape ed uniti fra di loro per mezzo di un sottile strato di malta;

4. dal 1891 Arcinazzo Romano;

5. l'abbazia territoriale, anticamente abbazia nullius, è una determinata porzione del Popolo di Dio, circoscritta territorialmente, la cura della quale viene affidata, per circostanze speciali, ad un Prelato o ad un Abate che la governa a modo di Vescovo Diocesano, come suo pastore proprio (canone 370);

6. Leggi relative alla Costituzione della Repubblica Romana, in Roma, presso i Lazzarini Stampatori Nazionali, Anno VI, Repubblicano 1798, p. 6;

7. cfr. www.cmaniene.it;

8. tratto da https://viaggimedievali.com;

9. Libro II dei Dialoghi di San Gregorio Magno, traduzione del testo latino in Patrologia Latina, LXVI, 125 ss. a cura dei PP. Benedettini di Subiaco. Pubblicato nella collana "Spiritualità nei secoli" di Città Nuova Editrice - 2000.