>> Storia Postale dello S. Pontificio >>Bibliografia dello S. Pontificio >> Stato Pontificio: non solo bolli… di Francesco Maria AMATO
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Appunti sulla storia postale di ARSOLI - dalla prima Repubblica Romana all’annessione al Regno d’Italia - |
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di Francesco Maria AMATO | ||||||||||||||||||||||||
Arsoli sorge a poca distanza da quello che fu il confine con il Regno di Napoli e per lungo tempo rappresentò la prima dogana, con la qualifica di Bollettone di I Classe, attraverso la quale era consentito l’ingresso nello Stato Pontificio per tutti coloro che provenivano dalla direttrice di Oricolo e San Giorgio. Così la descrizione fornita sia dal Manuale di Legge Organica ad uso degli Impiegati delle Dogane (1): Nello stesso paese è la Dogana in aria ottima, distante dalla Soprintendenza miglia 12, da Roma 37; dai confini di Regno un miglio Oricolo, uno e mezzo San Giorgio ambedue di dominio Napoletano. La sua importanza è di osservazione, ma di poco risultato; che dalla Raccolta delle Leggi e Disposizioni di Pubblica Amministrazione (2) sulle strade ufficiali di accesso alle Dogane Pontificie: La Strada non rotabile, che da Oricola paese del Regno di Napoli, passando per quella della Macchia, mette alla Pontificia Dogana (di Arsoli). Altra Strada, che passando da Rocca di Botte Regno di Napoli, immette in quella di Pandungi parimenti non rotabile, e conduce alla Pontificia Dogana (di Arsoli). Gli storici affermano che il territorio ove sorse Arsoli, appartenne inizialmente all’antico popolo degli Equi che, a fronte dell’importanza strategica del luogo, vi stabilirono un proprio avamposto. Successivamente conquistato e battezzato dai romani con il toponimo di Axula, l’intera area venne da questi colonizzata e popolata. La presenza romana è attestata oltre che dallo snodarsi della Via Valeria, che per un discreto tratto taglia la valle, anche da diversi reperti archeologici tra i quali due cippi militari risalenti rispettivamente al regno di Nerva ed a quello di Massenzio, e dagli acquedotti Marcio e Claudio che, costruiti nel corso del I secolo d.C., garantirono l’approvvigionamento idrico di Roma per i secoli a venire. Ulteriore conferma della presenza romana nel territorio, è stata acquisita in epoca assai recente, e più precisamente nel 1994, quando grazie ad alcuni scavi effettuati nella località Valle dell’Acqua Santa, vennero portati alla luce diversi resti di una villa rustica risalente al II secolo a.C. La rilevanza e l’importanza della colonia segue la storia dell’Impero Romano d’Occidente, e quando questo cade nel 476 per mano del re barbaro Odoacre, anche per Axula inizia un lungo periodo di decadenza e di spopolamento, periodo che rimane privo di documentazioni storiche certe fino agli ultimi anni del X secolo. Dobbiamo infatti saltare ben cinque secoli di storia per rintracciare nuovamente sue notizie. Nel General Privilegio di Papa Gregorio V del 28 giugno 997, pubblicato sul Regesto Sublacense del secolo XI, troviamo infatti una documentazione veramente eccezionale sulla nascita di Arsoli come comunità. Dalla lettura del documento emergono due dati importanti, un primo sul toponimo assunto dal paese, che risulta derivato dal nome del colle sui cui fianchi è situato l’abitato: MONS QUI VOCATUR SAXA SEU ARSULA (3), un secondo sulla esistenza di un castello detto Arsule di proprietà dei Monaci Benedettini dell’Abbazia sublacense. Notizia questa che non desta stupore in quanto è dato accertato che San Benedetto operando nell’alta Valle dell’Aniene eresse ben tredici monasteri uno dei quali anche ad Arsoli. Nello specifico si tratta del Monastero di Sant’Andrea che, distrutto dai Longobardi, venne successivamente riedificato non come luogo di preghiera, bensì come vera e propria fortezza. Nel 1280 il feudo di Arsoli venne venduto dai Benedettini alla famiglia Passamonti. Ma questo fu solo l’inizio di una lunga successione di cessioni che vide il feudo passare di mano in mano a diversi nobili casati fra i quali gli Orsini, i Colonna ed i bolognesi Zambeccari, che nel 1555 provvidero a restaurare il castello ormai ridotto in rovina per i saccheggi ed i danni arrecati dalle milizie di Carlo V in transito sul territorio. Una svolta positiva si ebbe nel 1574 quando il feudo venne acquistato dalla nobile famiglia romana dei Massimo su consiglio di San Filippo Neri, amico e confessore di Fabio Massimo. Entrati in profonda empatia con la popolazione, i nuovi proprietari diedero inizio ad una serie di lavori che riguardarono soprattutto l’ampliamento del castello, la ristrutturazione delle chiese presenti sul territorio e la costruzione, con il concorso della popolazione, dell’acquedotto di Fonte Petricca. Ma Fabio Massimo oltre che valido amministratore si dimostrò anche valido giureconsulto, al punto di concedere, nel 1584 uno Statuto, che volle democraticamente redigere con l’aiuto dei popolani. Copia originale del 1606, redatta da Giovanni Pistoniense, è conservata presso l’Archivio di Stato di Roma. Rinvigorita dalla gestione dei Massimo, la popolazione arsolana dovette tuttavia superare gravi avversità dovute sia alla mano dell’uomo, quali le scorrerie della banda di briganti guidata da Marco Sciarra, sia a quella della natura quale la rovinosa e devastante pestilenza che in soli novanta giorni ridusse la comunità da novecento a centoquarantacinque anime (4). Ma gli arsolani non cedettero allo sconforto e ancora una volta si rimisero ben presto in gioco, grazie soprattutto alla spinta propulsiva dei Massimo che adottarono una serie di validi provvedimenti finalizzati al ripopolamento del territorio. In modo particolare fu aperta una concia per le pelli, una fabbrica di materiali in argilla, una fabbrica di tessuti, un frantoio, una mola per la macinazione dei cereali. Mentre all’interno del Castello venne creata una farmacia ed allestito un teatro, ogni venerdì fu istituito un mercato (5). Non è un caso infatti che la notevole capacità di essere in grado di risollevarsi da situazioni sfavorevoli, sia riassunta nel bollo di franchigia comunale del 1814 riportante la scritta Comunitas - 1814 - Arsolarum a lambire lo stemma del Comune con al centro la “Fenice sul rogo” accompagnata dal motto Posta Fata Resurgo ovvero “Malgrado il destino, od anche dopo le avversità, risorgo” (fig. 1).
Il 20 febbraio 1798, Arsoli aderì ai nuovi principi introdotti dalla Francia repubblicana ed il giorno 24, dello stesso mese fu innalzato nella piazza del paese l’albero della libertà. Inquadrata nel Dipartimento del Tevere dipese amministrativamente dal Cantone di Riofreddo unitamente ai comuni di Vallinfreda, Percili, Vivaro, Licenza, Civitella, Scarpa, Anticoli, Rojano, Saracinesco, Sambuci e Rocca Giovane (6). Con la Restaurazione dello Stato della Chiesa e la successiva riforma del 1816 venne incorporata nel circondario della Direzione di Tivoli, e tale rimase fino al 1827, quando, pur rimanendo nel medesimo Distretto, inglobato nella Comarca di Roma, venne elevata a Governo con alle dipendenze i comuni di Anticoli Corrado, Cantalupo Bardella, Civitella, Licenza, Percile, Riofreddo, Rocca Giovine, Roviano, Scarpa, Vallinfreda e Vivaro. Altri bolli di franchigia di cui posso fornire una documentazione risalgono a questo periodo e più precisamente all’arco di tempo che intercorre tra il 1833 (fig. 2) e il 1845 (fig. 3).
Divenuta nel 1847 Distribuzione Postale di I Classe mantenendo lo stesso circondario, l’ufficio di posta ebbe in dotazione lo stampatello inclinato con l’indicazione del toponimo ARSOLI (fig. 4), l’ovale DISTRIBUZIONE /DI/ARSOLI (fig. 5) ed i bolli AFFRANCATA (fig. 6) e ASSICURATA (fig. 7). In modo particolare, su quest’ultima impronta il Gallenga, nel volume I Bolli del Lazio (7), così riporta: ASSICURATA inclinato. Non conosco questo bollo, che certamente è esistito.
Con l’avvento della Repubblica Romana del 1849, la popolazione aderì al nuovo Governo rinnovando i propri bolli di franchigia postale (fig. 8, 9, 10), e tali mantenne per tutta la durata della Repubblica. Nel corso del breve periodo repubblicano il comune ospitò il Generale Garibaldi che tra il 16 ed il 18 aprile pernottò, con i suoi ufficiali, nelle stanze dell’ultimo piano del Castello.
Caduta la Repubblica e ristabilito il potere temporale del Papa sui territori della Chiesa il toponimo di Arsoli comparve sia sui reintrodotti bolli di franchigia con le insegne pontificie, sia sui nuovi bolli del Corpo della Gendarmeria Pontificia (fig. 11) che sostituì quelli dei Carabinieri Pontifici sciolto per alto tradimento avendo giurato fedeltà al decaduto regime repubblicano.
Dal 1859 l’ufficio di posta di Arsoli, già in possesso della griglia impiegata per annullare i francobolli, ebbe in dotazione anche un ulteriore bollo a doppio cerchio con data (fig. 12).
Verbale informativo relativo alla funzionalità della Distribuzione Postale di Arsoli note: 1. Manuale di Legge Organica ossia Istruzione Elementare ad uso degli Impiegati delle Dogane dello Stato Ecclesiastico, del Cav. Gioacchino Monti, Direttore Generale delle Fiere, e della Dogana di Ripa in Roma, Roma, nella Stamperia della R.C.A. 1832, pp. 124-125; |
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