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Appunti sulla storia postale di SUBIACO - dalle origini all’annessione al Regno d’Italia - |
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di Francesco Maria AMATO | ||||||||||||||||||||||||||||
Disteso su di un’altura rocciosa nell’alta Valle dell’Aniene, Subiaco, grazie ai suoi monasteri, ai suoi monumenti ed alla bellezza della sua natura circostante, è senza ombra di dubbio uno dei centri di maggior richiamo religioso del Lazio. Con presenze di insediamenti stanziali sin da epoca remota documentati da resti di mura poligonali, frammenti di ceramica e altri diversi reperti archeologici, dopo essere stato abitato dagli Equi, intorno al 304 a.C. venne sottomesso a Roma. Occupato il territorio, i romani s’interessarono dell’alta Valle dell’Aniene dando il via a grandiose opere idriche quali gli acquedotti dell’Anio Vetus, dell’Acqua Marcia, della Claudia e dell’Anio Novus, opere colossali che garantirono, nei secoli a venire, l’approvvigionamento idrico della Caput mundi. Luogo di riposo per i personaggi “più in vista” del tempo, Nerone vi fece edificare una maestosa villa che gli servì come rifugio per fuggire all’afa romana e godere dell’aniena frigora, come ricorda il poeta Stazio. Estesa su una superficie di due chilometri e mezzo ed arredata con ricchi e preziosi marmi, mosaici, colonne e statue, era posizionata sulle rive di tre laghetti artificiali, ricavati sbarrando le acque del fiume con tre poderose dighe, i simbruina stagna di Tacito (1). Sul finire del V secolo Subiaco fu terra di asilo di Benedetto da Norcia. Giovane di buona ed agiata famiglia dopo aver lasciato la propria città natale, Benedetto si recò a Roma per seguire gli studi. Ma proprio l’impatto con la vita dissoluta di questa società a lui sconosciuta e così lontana dai suoi ideali, fece nascere una profonda vocazione religiosa che lo indurrà ad abbandonare gli studi ed a ritirarsi, aiutato dall’anziana nutrice Cirilla, in località Eufide, nella Valle dell’Aniene. La sua religiosità, diventata sempre più contemplativa e meditativa, lo spinse a trovare un luogo isolato ove poter pregare in assoluto raccoglimento. Lasciata quindi la nutrice si diresse verso Subiaco, dove, grazie al contatto con un monaco della zona, scopri una grotta presso il Monte Teleo entro la quale si ritirò per tre lunghi anni. Terminata l’esperienza eremitica si portò presso un monastero sito nei pressi di Vicovaro che lasciò ben presto per un tentativo di avvelenamento perpetrato dai monaci nei suoi confronti (2). Tornato a Subiaco vi permarrà per circa trenta anni, periodo nel quale fonderà, sul territorio, ben tredici monasteri abitati da altrettante comunità ognuna delle quali formata da dodici monaci e un abate. Benedetto lascerà Subiaco nel 529 per dirigersi verso Cassino. Le numerose incursioni saracene che interessarono l’intera Valle dell’Aniene, distrussero tuttavia la quasi totalità di questi monasteri, ad eccezione di quello chiamato del Sacro Speco e di quello di San Silvestro che successivamente prese il nome di Santa Scolastica, sorella gemella di Benedetto. A difesa dell'ingente patrimonio che l’abbazia di Santa Scolastica riuscì ad accumulare, venne eretta una rocca in grado di resistere ad ogni eventuale incursione. Le prime fonti documentali riportano che nel 937, Papa Leone VII assegnò la rocca abbaziale al monastero di Santa Scolastica. Ampliata nell’XI secolo dall’Abate Giovanni V dei Crescenzi venne trasformata in un guarnitissimo castello feudale in grado di controllare la Valle e l’abitato di Subiaco. Con il tempo a venire tuttavia, due terribili terremoti, quello del 1298 e quello del 1348, le numerose piene dell’Aniene e la nefasta peste “nera” del 1348, segnarono la fine del periodo di splendore dell’Abbazia di Subiaco. Il governo, estremamente rigido e severo di alcuni abati, costrinse i pontefici ad affidare la reggenza dei monasteri a dei commendatari. La risoluzione adottata, non gradita né ai monaci né ai sublacensi, scatenò diverse rivolte sedate solo nel 1456 con l’arrivo del commendatario ed inquisitore cardinale spagnolo Torquemada. Fatta restaurare la Rocca, sotto la sua guida, l’abbazia sublacense visse un periodo di elevato splendore e potenza, arrivando ad esercitare un controllo su ben 22 castelli presenti sul territorio circostante. A Torquemada successe il cardinale Rodrigo Borgia, che rafforzò ancor più la Rocca, dove sarebbero successivamente nati i suoi figli Cesare e Lucrezia, frutto della relazione avuta con la bella Vannozza Cattanei (3). Un evento di portata nazionale che condusse Subiaco all’onore delle cronache, accadde nel 1465 presso il Monastero di Santa Scolastica: due allievi dello stampatore tedesco Gutenberg installarono nel convento la prima tipografia italiana e, grazie alla nuova arte della stampa a caratteri mobili, stamparano il primo libro in Italia (4). Con l’elezione al soglio pontificio nel 1492 di Alessandro VI (5), la commenda venne affidata al cardinale Giovanni Colonna, cui seguirono altri membri della sua famiglia fino al 1608, quando passò prima ai Borghese e quindi, nel 1633 ai Barberini, che la ressero, fino al 1738. Ed è a quest’ultima famiglia che si deve la costruzione della grande diga sul Fiume Aniene. L’ultimo Commendatario in ordine cronologico fu il Cardinale Giovanbattista Spinola. Con l’elezione di Benedetto XIV infatti le proprietà dell’Abbazia vennero incamerate tra i beni della Chiesa. Un periodo di rinascita e di splendore per Subiaco si ebbe sotto il pontificato di Pio VI, che operò molto per il suo sviluppo ampliando e trasformando la cartiera, istituendo la Biblioteca pubblica, restaurando la Rocca dei Borgia, costruendo la Chiesa di S. Andrea, il Seminario e rendendo carrabile l’antica via Sublacense. La popolazione, riconoscente, volle dedicargli l’Arco Trionfale inaugurato nel 1789. Con la proclamazione della Repubblica Romana del 1798-99, Subiaco, unitamente ad altri nove Cantoni, venne a costituire il Dipartimento del Tevere. Il suo circondario comprese i comuni di Camerata, Corbara, Marano, Austa, Rocca di Mezzo, Rocca di Canterano e Canterano (6). Nel corso della successiva occupazione francese dei territori pontifici, i luoghi sacri, dopo essere stati profanati, furono depredati e spogliati degli arredi più preziosi. A tale periodo risalgono i primi due bolli postali di cui posso fornire un‘adeguata documentazione (fig. 1, 2). In base alle tabelle redatte nel 1816 sulle Direzione Postali del Lazio, Subiaco venne acquisita dalla Direzione di Tivoli unitamente ad altre quarantatré località.
Sempre permanendo nell’ambito della stessa dipendenza postale, nel 1823 Subiaco venne elevato a Distribuzione di I Classe con un proprio circondario comprendente i comuni di Affile, Agosta, Camerata, Canterano, Cerreto, Cervara, Gerano, Jenne, Marano, Ponza, Rocca Canterano e Vallepietra. All’atto della nomina a Distribuzione di I Classe, l’ufficio di posta ebbe in dotazione un bollo lineari inclinato con il toponimo della località (fig. 3):
un bollo ovale d’Ufficio (fig. 4):
e due bolli accessori con dicitura, in stampatello inclinato, Affrancata e Assicurata (fig. 5, 6):
In virtù del Moto Proprio di Leone XII datato 21 dicembre 1827, Subiaco fece parte del Distretto di Tivoli modificando il proprio circondario attraverso l’aggiunta del Comune di San Vito e relative dipendenze: Capranica, Civitella, Pisciano, Rocca Santo Stefano e Rojate. Attiva e sentita la partecipazione della popolazione ai moti rivoluzionari che si conclusero con la proclamazione della Repubblica Romana del 1849. Da parte sua, l’amministrazione comunale provvide a realizzare diversi timbri di franchigia con sopra riportate le nuove insegne repubblicane (fig. 7-9) o, quando non possibile, modificando quelli già in uso con la rimozione delle insegne pontificie (fig. 10, 11).
Dopo poco meno di cinque mesi dalla sua proclamazione, il sogno di libertà svanì, e con lui anche le insegne repubblicane che lasciarono il campo nuovamente a quelle pontificie (fig. 12).
Con l’occasione venne inoltre realizzata una nuova impronta per la franchigia della Gendarmeria (fig. 13), Corpo che andò a sostituire quello dei disciolti Carabinieri, rei di alto tradimento per aver prestato giuramento di fedeltà al decaduto Governo rivoluzionario (7).
Nel 1857, dopo l’abolizione delle Delegazioni, dei Luoghi Baronali e dei Distretti, Subiaco venne ad essere compreso nella neonata Provincia di Roma e Comarca con un proprio circondario formato dai comuni di Affile, Agosta, Camerata, Canterano, Cerreto, Cervara, Gerano, Jenne, Marano, Ponza, Rocca Canterano e Vallepietra. E tale rimase anche nel 1864 quando divenne Ufficio Governativo. Dal mese di maggio dello stesso anno, l’ufficio di posta potè utilizzare un bollo a doppio cerchio con data (fig. 14).
Dopo la presa di Roma del 20 settembre 1870, con Plebiscito del 2 ottobre successivo, la popolazione di Subiaco, votò l’annessione al Regno d’Italia. Verbale informativo relativo alla funzionalità della Distribuzione Postale di Subiaco redatto nel marzo del 1860 note: 1. Tacito, Annales, XIV, 22; |
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