>> Storia Postale dello S. Pontificio >>Bibliografia dello S. Pontificio >> Stato Pontificio: non solo bolli… di Francesco Maria AMATO
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Appunti sulla storia postale di CAVE - dalle origini all’adesione al Regno d’Italia - |
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di Francesco Maria AMATO | |||||||||||||||
Distante poco più di 40 chilometri da Roma, Cave sorge sul versante occidentale dei Monti Prenestini fra le loro ultime pendici e la Valle del Sacco. Le fonti bibliografiche parlano in forma ricorrente di un oppidum che, situato nella zona non lontana dell’attuale città, risalirebbe, come origini, al periodo romano. Le Storie di Tito Livio infatti, raccontano che nel 267 a.C. nella guerra contro i Volsci e gli Ernici, i Romani dopo aver attirato i loro nemici in una "valle affossata" ne fecero orribile scempio. La maggior parte degli studiosi di settore concordano con l’identificare tale "valle affossata" con la contrada Campo, territorio di Cave ove proprio oggi è situato il Santuario della Madonna del Campo, e ove sorgeva un castello chiamato Castrum Trebarum. Presenze romane sono attestate anche da Giuseppe Tomassetti che nel volume sulla Campagna Romana, edito nel 1912, descrive di aver notato parecchie rovine di ville e di piscine di età presumibilmente imperiale. Osservazioni confermate successivamente anche dal Marianecci attraverso la monografia Memorie Cavesi edita nel 1941. Per cercare di individuare le origini della nascita di Cave, quale entità di tipo "urbano", possiamo attestarci al 20 marzo 971 d.C., quando venne sottoscritta una convenzione tra l’abate di Subiaco e quello dei SS. Cosma e Damiano che si ritiene dia origine a Cave come vero e proprio "castello enfiteutico” della Badia di Subiaco. Data la sua posizione territoriale privilegiata, il castrum, considerato di un certo pregio strategico, fu varie volte oggetto di contesa da parte del papato e dei nobili. Il Castrum Cavarum sembrerebbe essere stato così uno dei più antichi castelli del Medio Evo nel Lazio e secondo il Vannutelli (1) servì da rifugio alle popolazioni laziali minacciate dalle invasioni longobarde. Nel XII secolo Cave, dopo un lungo periodo di dominazione papale, si rese indipendente dalla Chiesa Romana e si affidò ai nobili, con la sincera speranza di ottenere un governo più clemente ed attento ai fabbisogni della collettività: i Caetani prima, poi i Conti, quindi i Borgia ed infine i Carafa. Un periodo di rinascita e di tranquillità si ebbe, successivamente, con la famiglia degli Annibaldi che concesse alla popolazione ben due statuti, quello del 1296 e quello del 1307, rispettivamente oggi conservati presso l’archivio Colonna e l’archivio Orsini. Nell’arco di tre secoli, Cave fu teatro di sanguinosi scontri. Per due volte fu assediato e bombardato dagli eserciti papali, senza peraltro cedere agli assalitori: una prima volta nel 1482, durante la guerra fra il papa Sisto IV, i Savelli e i Della Valle; una seconda volta nel 1484 al riaccendersi delle ostilità fra lo stesso Sisto IV e i Colonna. Il 13 e 14 settembre 1557, a Palazzo Leoncelli, una delle più nobili dimore cittadine, venne sottoscritto un accordo di pace che, indicato con il nome di Pace di Cave, pose fine alla “Guerra di Campagna” combattuta tra Spagna, Colonna e il Papato (2). Tra la fine del XVI secolo e tutto il XVII, Cave visse un periodo di pace caratterizzato dall’insediamento sul territorio di ordini religiosi, che contribuirono notevolmente alla rinascita della città ed al fabbisogno dei suoi abitanti. Una relazione sullo stato di Cave scritta da Girolamo Odorico Legnetti, vice marchese del Contestabile Colonna, segnala la condizione precaria della struttura di molte case, rese staticamente deboli a causa della presenza di antiche cave nel sottosuolo. Con l’avvento della Repubblica Romana del 1798 fece amministrativamente parte del Dipartimento del Tevere, costituendo, unitamente ai comuni di Castel San Pietro, Capranica, Pisciano, Palestrina, San Gregorio, Casape, Poli, Gallicano, Zagarolo, Lugnano e Passerano, il Cantone di Palestrina. Passata la bufera relativa all’occupazione francese dei territori della Chiesa e restaurato il potere temporale del Papa, con l’istituzione delle Direzione Postali del 1816, Cave dipese postalmente dalla Direzione Postale di Palestrina (3). Con la successiva riforma del settore amministrativo introdotta da Leone XII il 21 dicembre 1827, Cave, inserita nella Comarca di Roma, fece parte del Distretto di Tivoli, alle dirette dipendenze del Governo di Genazzano. Al 1830 risale il primo documento di cui posso fornire una prova fotografica. Si tratta di un bollo di franchigia postale utilizzato dal Priore di Cave (fig. 1).
Aderito alla Repubblica Romana del 1849, in ottemperanza alle norme emanate dal nuovo Governo, si provvide a rimuovere gli stemmi pontifici dai bolli di franchigia (fig. 2-3).
Ripristinato il Governo della Chiesa, vennero reimpiegati i preesistenti bolli ad eccezione di quello in dotazione ai Carabinieri Pontifici che, sciolti come Corpo Armato dello Stato per aver prestato giuramento al Governo Repubblicano, vennero sostituiti prima dai Veliti Pontifici, e poi dalla Gendarmeria Pontificia di cui presento il bollo di franchigia in figura 4.
Con l’abolizione delle Delegazioni e l’istituzione delle Province, Cave, inserita nella Provincia di Roma e Comarca, pur continuando a dipendere postalmente dalla Distribuzione di I Classe di Palestrina, fece parte del circondario direttamente dipendente dal Governo di Genazzano.
Con voto plebiscitario dell’ottobre 1870, la popolazione espresse la propria volontà di aderire al Regno d’Italia, evento che venne ufficializzato il successivo 15 gennaio 1871.
note: 1. Vannutelli L., Ricordo del suolo nativo, Soc. Tip. A. Macioce & Pisani, anno 1936; |
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