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Appunti sulla storia postale di CANEPINA
- dalle origini all’adesione al Regno d’Italia -
di Francesco Maria AMATO

Canepina sorge ai piedi della vetta più alta dei Monti Cimini nella provincia di Viterbo. Situato in una zona collinare, il paese è caratterizzato da una folta vegetazione di faggi e di pini cembri ma, soprattutto, di castagni da frutto.

Il suo nome Canapina, successivamente divenuto Canepina, deriva quasi sicuramente da cannabinus, di canapa, e non da Capena, come erroneamente si credeva e si scriveva nei secoli XVII-XIX; infatti la coltivazione e la lavorazione della canapa doveva essere una delle maggiori risorse per gli antichi abitanti del paese.

Grazie alla presenza di numerosi reperti archeologici risalenti agli etruschi, è dato certo che questi si stabilirono sul territorio forse per proteggersi dalle intemperie ma, più probabilmente, per la grande presenza di corsi d’acqua.

Intorno alla metà del XI sec. con il tacito consenso di Papa Leone IX, la potente famiglia Di Vico, al fine di vigilare sulla piana del Tevere, da dove si temevano potessero giungere attacchi offensivi da parte di soldataglie, avventurieri e malfattori, fece costruire, su di una altura un castello intorno al quale, con il tempo a venire, venne a identificarsi una prima comunità di contadini e pastori.

Nel 1154 il castello venne acquistato da Papa Adriano IV ed annesso al patrimonio di S. Pietro. Il terreno, ricco di acque, favoriva la coltivazione della canapa, e canapine furono chiamati tutti i terreni sui quali venne attivata la coltivazione di questo vegetale.

Nel 1170 i viterbesi, vittoriosi su Ferento, Corneto e Orvieto, si assicurarono la dedizione di diversi castelli, fra i quali quello di Canapina che, a distanza di soli quattro anni, venne posto sotto la giurisdizione del comune di Viterbo. Fu in questo periodo che forse a causa di una cattiva trascrizione riportata in qualche documento importante, il toponimo Canapina cambiò in Canepina.

Ceduto dai viterbesi nel 1332 alla chiesa di Roma, Canepina dovette tuttavia egualmente mantenere fede al rapporto di imposizioni che Viterbo aveva precedentemente imposto ai canepinesi già nel 1170.

Una realistica descrizione del paese l’abbiamo dall’umanista Enea Silvio Piccolomini, Papa Pio II, il quale tornando dal congresso di Mantova nel settembre del 1460, dovendo qui pernottare, così scrive nei suoi commentari (1): “Arrivammo a Canepina che era già sera e li passammo la notte. Canepina giace quasi alle falde del monte Cimino, dalla parte dove nasce il sole, ma si trova in una valle tanto oscura e profonda che il sole si vede appena. Un torrente che scende dal monte lambisce le mura del borgo. I colli sono coperti di fitti castagni, che d’estate rendono quel luogo ancora più oscuro. Non ci sono quasi altri alberi eccetto qualche noce e qualche melo. Gli abitanti hanno costruito case di legno dove abitano stretti come le api negli alveari, tanto che in una casa abitano più famiglie. La coabitazione promiscua fa moltiplicare la gente; il fumo, che è tantissimo nelle case secca i cattivi umori. Il Papa dormì in una stanzetta non più grande del letto e per stare senza fumo soffrì il freddo rinunciando al fuoco.

Nel 1544 Canepina entrò a fare parte del nuovo Ducato di Castro che Papa Paolo III, della famiglia Farnese, con la Bolla “Vices licet imeriti”, del 31 ottobre 1537, aveva costituito per i suoi discendenti.

Il nuovo stato comprese i territori che si estendevano dal Lago di Bolsena al litorale tirrenico, con l’aggiunta della contea di Ronciglione, di cui entrò a far parte anche Canepina.

La vita del ducato farnesiano durò poco più di un secolo: nel 1649 infatti, l’inimicizia del Papa Innocenzo X e dell’onnipotente cognata di lui, donna Olimpia Maidalchini Pamphili, portò alla distruzione di Castro ed alla fine del ducato, con il conseguente ritorno dei territori sotto la giurisdizione pontificia.

Con l’avvento della repubblica Romana del 1798 Canepina entrò a fare parte del Dipartimento del Cimino andando a costituire, unitamente a Bagnaja, Vitorchiano, San Martino, Tofia e Canupineta, Posta della Montagna il circondario del Cantone di Viterbo (2).

Nonostante l’occupazione dei soldati francesi, i canepinesi dimostrarono il loro attaccamento alla Chiesa in molte maniere. Curioso è un aneddoto che accaduto in questo periodo, viene così riportato dal Santini (3):

II papa Pio VI, preso prigioniero dai francesi, nell’inverno del 1799 attraversò Canepina nel suo viaggio verso la Francia. Arrivato a Viterbo, un soldato di Napoleone, rischiando la vita, gli si avvicinò per rendergli omaggio e baciargli la mano. Era un canonico di Canepina, travestito da militare.

Successivamente, i dodici canonici con il vicario foraneo si rifiutarono di giurare fedeltà all’Imperatore francese e per questo furono condotti prigionieri al forte piemontese di Fenestrelle. Negli stessi giorni, racconta il Santini, tredici soldati francesi furono trovati cadaveri sulla scalinata della Collegiata.

Dopo quest’atto di violenza, la gente non accettò il sacerdote imposto dai francesi e disertò tutte le funzioni celebrate dal “prete giurato”, fatto venire da Vignanello.

Alla luce dei contenuti della Notifica del Cardinale Pacca del 1816 relativa all’istituzione delle Direzioni Postali, Canepina venne inquadrata nel circondario della Direzione di Viterbo, e tale rimase anche dopo la riforma amministrativa di Leone XII del 1827 con l’entrata delle Delegazioni Apostoliche.

A tale ultimo periodo si riferisce il bollo di franchigia in uso dalla Uditoria Legale del Comune di Canepina proposto in figura 1.

Fig. 1 - Bollo di franchigia Delegazione Apostolica di Viterbo / Canepina

 

Il Gallenga data al 1844 il bollo lineare in caratteri stampatello diritto utilizzato per la corrispondenza in partenza da Canepina (fig. 2)

Fig. 2 - Lineare in stampatello diritto Canepina

 

E sempre al bollo di franchigia dell’Uditoria Legale di Canepina si riferiscono le due impronte proposte nelle figure 3 e 4. Si tratta di un bollo, e del suo speculare appositamente inserito per una maggiore comprensione del dettaglio, realizzato durante la Repubblica Romana del 1849. Al centro del bollo l’aquila romana artigliata a un fascio consolare.

Fig. 3 - Repubblica Romana 1849. Timbro Uditorato Legale di Canepina con aquila romana Fig. 4 - Stesso bollo visto specularmente per una maggiore comprensione della dicitura


Caduta la Repubblica Romana e restaurato il governo pontificio, vennero ripristinati i preesistenti bolli pontifici (fig. 5). Il bollo di franchigia presentato in figura 6 è quello in uso dalla Gendarmeria Pontificia, istituita in sostituzione del Corpo dei Carabinieri Pontifici sciolti per aver giurato fedeltà alla decaduta Repubblica Romana.

Fig. 5 - Restaurazione pontificia. Bollo di franchigia Comune di Canepina con insegne papali Fig. 6 - Bollo do franchigia Gendarmeria Pontificia / Legione di Roma / Distac.to / Di / Canepina

Canepina continuò a dipendere postalmente da Viterbo fino al 1° gennaio 1864 quando, divenuta Toscanella Ufficio Governativo della Direzione di Viterbo, passò a costituire il suo circondario postale unitamente a Canino, Cellere, Ischia, Piansano e Valentano.

Decaduto il potere dei papi su quelli che furono un tempo i territori della Chiesa, con plebiscito dell’ottobre 1870 la popolazione canepinese votò l’annessione al Regno d’Italia.

 

Note:

1. per approfondire l’argomento v. www.comune.canepina.vt.it/ilpaese.php (23 maggio 2017);

2. Leggi relative alla Costituzione della Repubblica Romana, in Roma presso i Lazzarini Stampatori Nazionali, 1798, pag. 6;

3. cfr. www.santacorona.it/la-storia/(23 maggio 2017).