Storia Postale dello Stato Pontificio: non solo bolli... |
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Appunti sulla storia postale di MONTEFORTINO - dalla prima Repubblica Romana all’annessione al Regno d’Italia - |
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di Francesco Maria AMATO | ||||||||||||||||||||
Situato ad una distanza lineare di poco più di 40 chilometri da Roma, Montefortino è praticamente posizionato ove ha inizio la primissima propaggine dei Monti Lepini, ad un’altezza di circa 420 metri sul livello del mare. Confinando con i comuni di Cori (1) e Rocca di Massima (2) in provincia di Latina verso Sud, con Colleferro e Segni ad Est e con Lariano e Rocca di Papa in direzione Ovest, a Nord si apre verso i Castelli Romani incontrando Rocca Priora, Valmontone e Palestrina; una exclave del suo territorio è collocata tra i comuni di Velletri, Cori, Lariano e Cisterna di Latina dove si trova il Lago La Torre (3), noto anche con il nome di Lago di Giulianello. Ed ecco quindi aprirsi alla storia il grande ventaglio delle ipotesi. Alcuni archeologi affermano che il nome della città fosse quello di Artena, la stessa città descritta dal grande storico padovano Tito Livio che nella sua monumentale opera sulla storia di Roma identificava, sotto questo toponimo, due diverse nuclei abitativi: uno del popolo dei Ceriti che, posto tra Cerveteri e Veio, fu distrutto al tempo dei re di Roma, ed un altro Volscorum oppidum, di cui si racconta l’assedio da parte dei romani. Secondo altri invece, la città presente nel territorio sarebbe stata Ecetra, la grande metropoli del popolo dei Volsci; ma non è tutto in quanto, per altri studiosi, il nome della città antica potrebbe nascondersi sotto l'etnico greco Fortino, indicato da Dionigi di Alicarnasso nell'enumerazione dei popoli di origine latina che si riunirono verso il 500 per concludere la grande Lega Latina contro Roma. Le antiche cronache narrano che Montefortino sorse e si ingrandì su un grosso colle che dominava la valle del Sacco, e che da questi luoghi partissero i briganti che con continue scorrerie divennero il terrore di tutti i viandanti che, provenienti dal Sud, si dirigevano a Roma. Nel periodo medioevale fu soggetta a diverse distruzioni a volte per opera di imperatori, altre di papi. La prima di cui si hanno notizie certe, risale al periodo che fu testimone delle guerre tra Gregorio IX e Federico II. L'imperatore, a detta del Papa, aveva vincolato i diritti della Chiesa ed aveva fatto eleggere suo figlio Enzo, Re di Sardegna, terra che era assoluto feudo papale. Gregorio IX, certo che l’intento di Federico II fosse quello di fare divenire Roma capitale del suo impero, lanciò la sua scomunica. Ma non tutte le famiglie a Roma, erano apertamente schierate con il Pontefice. E fra queste quella del cardinale Giovanni Colonna che, appresa la notizia della completa rottura di rapporti diplomatici tra il Papa e l'Imperatore, uscì da Roma con i suoi uomini armati portandosi nella sua roccaforte di Palestrina. Dalla città prenestina organizzò alcune spedizioni occupando, per conto di Federico II, le città di Tivoli, Montecelio e il ponte sull'Aniene. Nell'estate del 1241 l'imperatore raggiunse il cardinale mentre le sue truppe saccheggiavano l'intera regione. Montefortino, fedele al pontefice, fece fiera resistenza agli attacchi portati dalle truppe imperiali, ma ciò fu pagato a caro prezzo. L’impari forza fu tale che ben presto, costretta alla capitolazione, dovette subire la tremenda vendetta di Federico Il che ordinò la distruzione dell’intero paese. Feudo dei Conti di Tuscolo e quindi dei Conti di Segni, vennero da questi amministrati fino a tutto il 1475, quando su pressione di Carlo VIII di Francia, divenne possedimento della nobile e potente famiglia Colonna. Tra il 1526 e il 1557, il paese fu distrutto per altre ben tre volte, ma questa volta non fu opera dell’imperatore, ma dalle truppe papali. In modo particolare nel 1526 per ordine di Clemente VII, nel 1543 da Paolo II e nel 1557 da Paolo IV che, oltre a mettere fuori legge gli abitanti di Montefortino, solo perché erano stati fedeli alla famiglia Colonna, ordinò di far radere al suolo l’intero abitato e di esercitare il rito dell'aratura e della semina del sale sulle rovine della cittadina (4). Ceduto nel 1614 alla famiglia Borghese causa la grave crisi economica che colpì i Colonna, con il cardinale Scipione, Montefortino conobbe un periodo di rinascita economica e strutturale superando così il profondo decadimento cui era caduta sotto la precedente amministrazione. Molte sono le innovazioni di quell'epoca che ancora oggi sono visibili: la centrale Piazza della Vittoria, l'Arco Borghese, la Via del Borgo, la Via Nuova, il Convento di San Francesco, l'Asilo di San Marco e il Palazzo Borghese a suo tempo iniziato dai Colonna. Con l’avvento della Repubblica Romana del 1798, Montefortino, ancora feudo dei Colonna, venne inglobata nel Dipartimento del Circeo a formare, unitamente a Giuliano e Rocca Massima (5), il circondario del Cantone di Core. Restaurato il Governo Pontificio, nel 1816 Montefortino venne a fare parte del vastissimo circondario della Distribuzione di Frosinone e tale rimase fino al 1817 quando venne a costituire con Giulianello, Lugnano e Segni il circondario della nuova Distribuzione di I Classe di Valmontone. Con la nuova composizione amministrativa del Lazio, dettata dal Moto Proprio di Leone XII del 21 dicembre 1827, Montefortino fece parte della Delegazione di Frosinone, Distretto di Anagni, Governo di Valmontone. Ed è al periodo immediatamente successivo che fanno riferimento i documenti proposti nelle figure 1-3.
La situazione rimase immutata anche nel corso della Repubblica Romana del 1849, quando in adempimento delle nuove norme sulla composizione delle impronte amministrative e postali, rimosse il preesistente emblema pontificio dai timbri sostituendoli, per carenze pecuniarie delle casse comunali, con diciture manuali inneggianti alla Repubblica Romana (fig. 4-6).
Nel 1862 venne posto in essere il bollo in stampatello inclinato grande racchiuso in una cornice ovale (fig. 7). A seconda della diversa inchiostrazione e pressione esercitata per la sua apposizione, tale bollo oltre a presentare una impronta con cornice completa (fig. 8), può anche presentare una cornice parziale (fig. 9) o addirittura mancante.
Note: 1. cfr. www.ilpostalista.it del 24.01.2017;
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