Storia Postale dello Stato Pontificio: non solo bolli... |
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Appunti sulla storia postale di CAGLI - dalla origini all’adesione al Regno d’Italia - |
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di Francesco Maria AMATO | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Cagli è un esteso comune appenninico che sorge su un altopiano tra i torrenti Bosso e Burano, affluenti del Metauro. A sud del centro abitato si eleva la mole del Catria, mentre a nord sorgono il monte Paganuccio e il monte Pietralata a ridosso del Passo del Furlo (1). Conosciuta in epoca romana con il toponimo di Cale, il ritrovamento di bronzetti etruschi risalenti al IV sec. a.C., fa supporre tuttavia che il suo il popolamento territoriale risalga ad epoca antecedente. Una notevole testimonianza d’epoca repubblicana, intatta dopo oltre duemila anni, è il Ponte Mallio, sul torrente Bosso, realizzato con la sovrapposizione a secco di grandi blocchi di "breccione" detto anche "pietra grigna" proveniente dalla vicina cava di Foci. Ricordata in vari itinerari stradali di età imperiale, la città sembra essere sopravvissuta alle invasioni barbariche, restando compresa nel cosiddetto “corridoio bizantino” che univa Ravenna a Roma attraverso la gola del Furlo. Dopo essersi costituita in libero comune nell’XII secolo, riuscì ad assoggettare gradualmente ben cinquantadue castelli e diverse abbazie. Distrutta nel 1287 da un incendio appiccato dai ghibellini in aspra contesa con i guelfi locali, due anni più tardi, i cittadini, grazie l'aiuto di papa Nicolò IV, che impose a tutte le città e terre della Marca di concorrere alla costruzione delle mura e delle porte, la riedificarono in località più pianeggiante, alla confluenza dei torrenti Bosso e Burano. La prima pietra fu posta il 9 febbraio 1289 e, per volere del papa, fu chiamata Città papale di S. Angelo: ma il nuovo nome fu presto abbandonato, per riprendere quello antico di Cagli (2). Nel 1376 cadde sotto l’egemonia dei Montefeltro di Urbino, che ben presto ne fecero il loro caposaldo per colpire, in ogni momento, il confinante comune di Gubbio. Il simbolo della città è il Torrione, unica testimonianza, unitamente al camminamento sotterraneo chiamato all’epoca “soccorso coverto”, di quel poderoso sistema difensivo che, progettato dall’architetto militare Francesco di Giorgio Martini, su richiesta di Federico da Montefeltro, faceva perno imponente Rocca. Nel 1631 le truppe del papa occuparono il Ducato di Urbino e Cagli entrò ufficialmente a fare parte dello Stato Pontificio. Nel corso della Repubblica Romana del 1798 il Cantone di Cagli si trovò inglobato nel Dipartimento del Metauro con alle dirette dipendenze i comuni di Frontone, Serravalle e Acqualagna (3). I primi bolli postali impiegati dalla posta di Cagli risalgono al 1808 e constano di una cartella rettangolare con all’interno il toponimo della città in stampatello grande (fig. 1), e di una cartella rettangolare contenente la dicitura su due righe, POSTA / DI CAGLI sempre in stampatello diritto (fig. 2).
Con la Restaurazione Pontificia del 1816, le Marche vennero ripartite in tre distinte parti: il Ducato di Camerino, la Provincia della Marca e la Provincia di Urbino e Pesaro di cui fece parte anche Cagli venendo a costituire, unitamente ad Apecchio, Cantiano, Pergola, Serra, Sant’Abbondio, Scheggia e Costacciaro il circondario del Governo di Gubbio. Al 1821 risale il bollo accessorio in stampatello diritto ASSICURATA riportato in figura 3.
Il nuovo assetto amministrativo dello Stato Pontificio, stabilito con Moto Proprio di Papa Leone XII il 21 dicembre 1827, previde che le Marche fossero distinte in quattro Delegazioni, quella di Camerino e Macerata, quelle di Fermo, di Ancona ed in ultimo quella di Urbino e Pesaro. Il Governo di Cagli (fig. 4) venne inquadrato nella Delegazione di Urbino e Pesaro continuando a costituire, unitamente a Pergola, il circondario di Gubbio. Al 1826 risale il bollo lineare in stampatello diritto senza cartella CAGLI (fig. 5) e quello del COMANDO della BRIGATA DI CAGLI (fig. 6).
Nel 1828 venne elevata a Distribuzione postale di 1a Classe adottando lo stampatello inclinato come riportato in figura 7. Bollo questo impiegato fino a tutto il 1833, quando venne sostituito con il lineare in stampatello grande visibile nella figura 8.
Elevata a Direzione Postale nel 1834, ebbe come circondario i comuni di Acqualagna, Cantiano e Frontone (fig. 9).
Al 1836 risalgono l’impiego del secondo tipo del bollo accessorio AFFRANCATA (fig. 10) e del datario d’arrivo in figura 11; al 1837 invece quello Imp.e (fig. 12) e ASSICURATA (fig. 13).
La cosa andò avanti fino al 1928 quando, il grande studioso Mario Diena, nel verificare alcune corrispondenze sottopostegli a perizia, individuò con assoluta certezza l’esistenza del bollo. La notizia, venne così riportata sul Corriere Filatelico (4): L’annullo muto che qui riproduco e che ritengo fra i più rari, lo conoscevo da parecchi anni; ma siccome non lo avevo visto che su esemplari sciolti, non ero riuscito ad individuare l’Ufficio postale che ne fece uso. Soltanto da poco tempo ho ottenuto un brano di soprascritta di lettera assicurata, proveniente da Cagli. Con la successiva riforma amministrativa che aboliva le quattro Delegazioni ed introduceva le Province, nel 1857 il Governo di Cagli fece parte di quella di Urbino e Pesaro mantenendo inalterato il proprio circondario. Il 14 settembre 1860, il Direttore della Posta di Cagli comunicava al Principe Massimo che: Immerso nel più vivo dolore sono costretto a far conoscere alla E.V. che la sera del 12 furono abbassati tutti gli Stemmi Pontifici, ed inalzata la Bandiera Sabauda, e la mattina susseguente fu proclamato il Governo Provvisorio (fig. 19); e qui trovandomi nella massima agitazione ed incertezza mi rivolgo alla Ecc. V. per sapere come devo condurmi (6).
Con successivo plebiscito la popolazione di Cagli aderì al Regno d’Italia.
Note:
2. cfr. www.bonclericihouse.it (visitato il 2 ottobre 2017); 3. Leggi relative alla Costituzione della Repubblica Romana, in Roma, presso i Lazzarini Stampatori Nazionali, Anno VI, Repubblicano, 1798, p. 11; 4. Il Corriere Filatelico, Febbraio 1928. VI, Anno X, serie II, p. 44; 5. nel suo volume I Bolli delle Marche, il Gallenga anticipa la data al 1853; 6. Gallenga M., I Bolli delle Marche, Collana Raybaudi di Studi Filatelici, Roma 1972, p. 52.
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