Storia Postale dello Stato Pontificio: non solo bolli... |
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Appunti sulla storia postale di VALMONTONE - dalla origini all’adesione al Regno d’Italia - |
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di Francesco Maria AMATO | ||||||||||||||||||||||||||||||||
Valmontone è un suggestivo paese arroccato su di una collina tufacea ad un’altezza di circa 303 metri sul livello del mare. Distante poco meno di quarantacinque chilometri da Roma, il paesaggio che lo circonda è in prevalenza collinare e ricco di verde, grazie alla presenza del vicino fiume Sacco e di numerose sorgenti d'acqua (1). Le sue origini sconfinano nella leggenda ed ancora oggi sono avvolte da un alone di mistero che le fa risalire a Glauco, figlio di Minosse. Pur se fra gli studiosi vi è convinzione che il territorio fosse abitato fin da tempi antichi, la mancanza di riscontri archeologici sono tali che non ci siano certezze nello stabilire realmente la presenza o meno di un vero e proprio insediamento urbano. Le prime impronte storico documentali che attestano l’esistenza di un centro abitato sono riportate su di un documento del 1139 nel quale si parla di una località denominata Vallis Montonis il sui significato ci porta a identificarlo come "valle sovrastata da un monte" oppure "valle sovrastata dal Montone", la piccola altura su cui sorge il centro storico che si affaccia, ad occidente, sulla valle del Casaleno (Prato della Madonna) (2). Acquistata da Papa Innocenzo III della famiglia Conti nel 1208, venne da questi affidata in gestione al fratello Riccardo conte di Sora. Periodo estremamente fiorente per la comunità, Valmontone divenne meta di illustri personaggi fra i quali sono da annoverare Carlo VIII re di Francia, e numerosi altri pontefici, che trovavano in queste terre un ideale posto per risollevarsi nello spirito. Nel corso della prima metà del XVI secolo tuttavia politiche ed alleanze sbagliate fecero precipitare Valmontone in disgrazia. Saccheggiata dalle armate di Papa Paolo IV e dalle truppe di Marcantonio Colonna, nel 1528 il paese fu impietosamente saccheggiato dai lanzichenecchi che dopo averlo messo a ferro e fuoco, incendiarono gli archivi provocando la distruzione di una parte della storia antica della comunità. Passando di volta in volta nelle mani di diverse famiglie benestanti, dopo la parente degli Sforza che ne furono proprietari nel 1575, con il secolo a venire il feudo venne acquisito dalla famiglia Barberini, che con Tiziano, inizierà la demolizione dell’antico castello fortificato, da sostituirsi, in un programma che non venne però realizzato, con un palazzo di gusto più moderno (3). Divenuta proprietà del principe Camillo Pamphili, dal 1651 il feudo venne eretto in principato e trasformato in una sorta di utopica città ideale, la Città Pamphilia arricchita di numerose e svariate opere architettoniche. Quando nel XVIII secolo, i Pamphili rischiarono di estinguersi, la famiglia si fuse con quella dei Doria Landi. Con l’avvento della Repubblica Romana del 1798, Valmontone si trovò compresa nel Dipartimento del Circeo andando a costituire, unitamente a Piglio, Serrone, Olevano, San Vito, Genazzano il cantone di Paliano (4). Caduto il regime repubblicano e riaffermato il potere del Papa sul territorio pontificio dopo la parentesi napoleonica e il transitorio periodo di occupazione di Murat, Valmontone, con il nuovo assetto amministrativo-postale del 24 agosto 1816, dipese postalmente dalla Direzione di Tivoli di cui componeva, unitamente ad altre quaranta località, il vastissimo circondario. In figura 1 il bollo di franchigia postale con l’aquila coronata di Francia utilizzato dal 1810 al 1814.
Elevata a Distribuzione Postale di I Classe nell’agosto del 1817, ebbe come circondario amministrativo le località di Giulianello, Lugnano e Segni. I primi bolli di franchigia postale impiegati dalla comunità di Valmontone, di cui posso presentare una documentazione fotografica, risalgono a questo periodo e sono riproposti nelle figure 2 e 3. Amministrativamente dipendente da Frosinone fino al 1832, passò successivamente sotto Velletri, mantenendo inalterato il suo circondario.
Per quanto attiene all’impiego dei bolli postali, i primi risalgono al 1834, e trattasi di uno stampatello inclinato con il toponimo Valmontone apposto con inchiostro colore arancio (fig. 4), di un ovale con dicitura Distribuzione di Valmontone (fig. 5) e dei due accessori in stampatello inclinato Affrancata (fig. 6) e Assicurata riportato in figura 7.
Sempre a questo periodo si riferiscono i bolli di franchigia impiegati per la corrispondenza d’ufficio del Governo (fig. 8), del Comune (fig. 9) e del Comando Civico di Valmontone (fig. 10).
Con l’avvento della Repubblica Romana del 1849, adempiendo in modo approssimativo alle disposizioni emanate dal nuovo Governo repubblicano circa la rimozione degli emblemi pontifici dai timbri di franchigia postale, l’amministrazione provvide semplicemente a vergarne o inchiostrarne la presenza (fig. 11, 12), od anche, in molti casi, a sovrascrivere manualmente l’emblema con le lettere R. R. (fig. 13).
Caduta la Repubblica si tornò all’uso ordinario dei bolli con le insegne pontificie, come quello riproposto in figura 14 relativo al bollo di franchigia della Gendarmeria Pontificia, Corpo militare che andò a sostituire quello dei Carabinieri sciolto per alto tradimento (5).
In concomitanza dell’adozione dei francobolli, nel 1855 l’ufficio di posta di Valmontone venne dotato della classica griglia annullatrice normalmente utilizzata con inchiostro nero. Estremamente raro invece l’impiego di quello rosso, di cui si riporta documentazione in figura 15.
Con la trasformazione delle quattro Delegazioni in sei Province, nel 1857 il Governo di Valmontone venne a costituire il circondario amministrativo di quella di Velletri unitamente ai Governi di Cori, Segni, Sezze e Terracina. Il suo circondario comprendeva le comunità di Lugnano (oggi Labico), Giulianello e Monte Fortino (oggi Artena). Dal mese di settembre del 1863, con l’utilizzo della linea Roma – Ceprano, ebbe in dotazione il bollo in cartella ovale con al centro lo stampatello diritto Valmontone apposto con inchiostro azzurro (fig. 16).
Invitata ad esprimere il proprio consenso, con Plebiscito del 2 ottobre 1870 la popolazione di Valmontone votò l’annessione al Regno d’Italia. Note: 1. cfr. www.comune.valmontone.rm.it (visitato il 7 gennaio 2018); 2. De Bianchi G., Storia di Valmontone, 1981, p.42; 3. Maggi L., La Fabbrica Pamphiliana di Valmontone: il Palazzo e la Collegiata, in Palazzo Doria Pamphilj a Valmontone, 2004, p. 19; 4. cfr. Leggi relative alla Costituzione della Repubblica Romana, Roma, Lazzarini Stampatori Nazionali, Anno VI, 1798, pp. 6-7; 5. cfr. mio articolo I trentatre anni di vita del Corpo dei carabinieri pontifici 16 luglio 1816 – 17 settembre 1849 - note di storia postale in www.ilpostalista del 5.3.2015
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