Storia Postale dello Stato Pontificio: non solo bolli... |
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Appunti sulla storia postale di BOMARZO |
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di Francesco Maria AMATO | ||||||||||||||
Nonostante i diversi ritrovamenti archeologici susseguitisi nel tempo sul territorio di Bomarzo, l’origine sui primi insediamenti e sulle prime popolazioni che ne abitarono i luoghi rimane ancora oggi avvolta in un alone di incertezza. Mentre alcuni studiosi fra i quali Luigi Vittori (1), ipotizzano uno stretto legame con il popolo asiatico dei Meoni, altri ne individuano le origini con i Rinaldoniani, una delle più antiche culture d’Europa sorta ai piedi del Lago di Bolsena, quando nel Regno d’Egitto dominava la IV dinastia, a cavallo tra Neolitico ed Eneolitico, altrimenti detta Età del Bronzo. L’unico dato certo e che il territorio fu intensamente popolato sia dagli Etruschi che dai Romani. A testimonianza di quei tempi restano ancor oggi molte prove tangibili quali la Piramide Etrusca, le tagliata e le necropoli, i ruderi di un acquedotto romano, le fornaci dei Volumni. Superate alla bene meglio le ripetute e cruente invasioni barbariche, con i secoli a venire Bomarzo divenne parte integrante dello Stato Pontificio fino all’annessione al Regno d’Italia. Nel corso della Repubblica Romana del 1798-99 il comune venne a far parte del Dipartimento del Cimino, andando a formare il circondario del Governo di Orte unitamente ai comuni di Gallese, Bassanello, Vignanello, Vallerano, Mugnano, Chia e Bassano (2). Il bollo di franchigia postale riportato in figura 1, è quello impiegato nel 1814 dall’amministrazione comunale durante l’occupazione dei territori pontifici da parte delle truppe francesi.
Restaurato il Governo Pontificio, con la riorganizzazione del servizio di Posta del 1816, Bomarzo dipese direttamente dalla Direzione di Viterbo pur rimanendo inquadrata nel circondario amministrativo di Orte insieme a Chia e Mugnano. Con la ripartizione amministrativa sancita dalla Riforma del 21 dicembre 1827, il comune, incluso nel territorio della Delegazione di Viterbo e Civitavecchia, dipese amministrativamente ancora da Orte di cui continuò a formare il circondario insieme a Bassanello, Bassano Teverina, Chia, Gallese e Corchiano. Al 1936 risale il bollo di franchigia postale (fig. 2) impiegato per la corrispondenza d’ufficio dal Priore del Comune di Bomarzo, ed al 1845 il bollo postali in stampatello diritto BOMARZO (fig. 3) impiegato per l’inoltro della corrispondenza. Il Gallenga, per quanto attiene a questa ultima impronta afferma che probabilmente sia di fornitura molto più antica.
Mentre non sono in grado di fornire testimonianze documentali sull’uso di bolli nei cinque mesi della Repubblica Romana del 1849, alla figura 4 viene proposto il bollo lineare in stampatello diritto BOMARZO impiegato dal 1852 al 1870.
Anche se rari, sono tuttavia noti documenti viaggiati pure nel corso del 1871 (fig. 5).
Note: 1. Memorie archeologico-storiche sulla città di Polimarzo, oggi Bomarzo scritte dall’arcipr. Luigi Vittori, Monaldi Tipografo, 1846; 2. Leggi relative alla Costituzione della Repubblica Romana, in Roma presso i Lazzarini Stampatori Nazionali, Anno VI Repubblicano, 1798, p. 5; 3. www.urbicapus.com/bomarzo/ (visitato il 30 aprile 2017). |
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