La storia delle ferrovie pontificie già ricca di per sé, con tutte le sue ramificazioni verso il Nord e Sud Italia, subisce la progressiva perdita dei territori delle Romagne, Marche, Umbria (dal 1859 in avanti) riducendosi al solo Patrimonio di S.Pietro, corrispondente grossomodo alla regione del Lazio attuale; questo comportò anche una perdita del lavoro fatto per la costruzione delle linee ferroviarie da parte dello Stato Pontificio.
Soprattutto ciò si evidenzia nella linea ferroviaria diretta a Nord, quella della Roma-Orte, con gli ampliamenti verso Ancona e la Romagna.
Questa rara lettera, che qui sottopongo alla vostra attenzione, dà la dimensione della difficoltà di instradamento, dell’uso degli Uffici Ambulanti Ferroviari del Regno d’Italia, della validità delle affrancature pontificie e le relative tassazioni, secondo le convenzioni postali per corrispondenze dirette verso la Francia, di Pontificio e Regno, così come l’assenza di rapporti postali fra i due Stati suddetti.
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Fig. 1 |
Analizzando la lettera (Fig.1 e 2), presumibilmente scritta a Roma il 6 marzo 1869, con destinazione Marsiglia a cui arrivò il 10 marzo dello stesso anno, parlandone anche con altri amici collezionisti, si accreditano maggiormente le seguenti 2 ipotesi, relativamente al percorso effettivo che fece questa lettera:
1) La prima ipotesi è che la lettera sia stata consegnata direttamente al treno partente da Roma (forse il 7 marzo) e diretto ad Orte, dove non si poté provvedere all’annullamento dei francobolli in quanto non vi era a bordo l’Ufficio Ambulante.
L’effettiva “postalizzazione” della lettera avvenne quindi all'ingresso in territorio italiano da parte dell’Ufficio Ambulante Narni-Firenze il quale però, essendo appunto italiano, non ritenne validi (e quindi a sua volta non annullò) i francobolli pontifici, ma si limitò ad apporre a lato il suo timbro. L’origine “italiana” della lettera è in qualche modo confermata anche dal timbro rosso di ingresso in Francia (che indicava quale convenzione postale internazionale dovesse essere applicata) che riporta la dicitura “ITALIE-MARSEILLE” (e non “E.PONT.-MARSEILLE” che veniva apposto sulle lettere originate nello Stato Pontificio). La convenzione da prendere in considerazione, quindi, non è quella franco-pontificia, ma quella franco-sarda in vigore dal 1° gennaio 1861 (art.15). Centesimi 60 era infatti la tariffa italiana prevista da questa convenzione per le lettere spedite completamente prive di affrancatura e, in effetti, non c'è affrancatura italiana.
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fig. 2 |
2) La seconda ipotesi parte dalla considerazione che la lettera è stata affrancata dal Pontificio con la tariffa per la Francia, ma con l'affrancatura non annullata.
Riporta sul fronte il bollo dell'ambulante italiano della Narni-Firenze (tratto di strada ferrata aperto nel 1867) e sempre sul fronte il bollo rosso di Marsiglia di arrivo (solitamente questo bollo veniva apposto per la corrispondenza spedita dalla via di mare) ed il segno di tassa "6" (60 centesimi), ovviamente francese, a giustificazione della corrispondenza non affrancata proveniente dall'Italia.
La lettera è stata affrancata con francobolli pontifici della terza emissione, come se avesse dovuto partire da Civitavecchia per la “via di mare”, ma poi per altri motivi (forse il mittente si trovava a Narni ed aveva materialmente la lettera in mano) la affidò all'ambulante della Narni/Firenze, che a sua volta non annullò i bolli visto che erano pontifici, anzi non li considerò proprio e la inoltrò come se il documento non fosse stato affrancato ed infatti in arrivo lo stesso venne trattato dalla Francia come lettera non affrancata proveniente appunto dall'Italia (60 centesimi).
Qui si tratta di capire se la lettera abbia percorso effettivamente la “via di terra” transitando in plico chiuso attraverso il Moncenisio, oppure se sia stata imbarcata a Livorno (come è possibile presumere ed ipotizzare dal bollo rosso di arrivo di Marsiglia) e proseguendo verso Marsiglia per la “via di mare”.
Purtroppo al verso della lettera non sono presenti timbri di arrivo.
L’Ufficio Postale Ambulate tra Firenze e Narni e relativo bollo nato sulla spinta determinata dallo spostamento della Capitale d’Italia da Torino a Firenze nel 1865, fu poi soppresso a partire dal 01/10/1870 dal Ministero dei Lavori Pubblici del Regno dal quale dipendevano le Poste.
Il Gallenga nella sua pubblicazione “I Bolli di Roma”, edita da Italphil nel 1980, al punto 4. Roma-Orte (pag.121), linea ferroviaria aperta a gennaio del 1866 cita la lettera (Fig.3), a pag. 122, assegnandole la “via di terra”, forse perché a fine dicembre del 1865 l’Amministrazione Italiana chiese ed ottenne dal Sovrintendente Pontificio, il Principe Camillo Massimo, di permettere all’Ambulante Postale della linea ferroviaria Firenze-Narni di poter entrare nella stazione di Orte, sia per effettuare lo scambio delle corrispondenze fra i due Stati che per il transito delle stesse dirette a Napoli.
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fig. 3 |
Le Poste Pontificie non istituirono un Ufficio Ambulante su questa tratta, facendo viaggiare assieme ai plichi delle corrispondenze un loro Commesso.
Infine, curioso e particolare, il percorso “internazionale” della corrispondenza, come ci dice ancora una volta il Gallenga, della linea Roma-Orte; infatti un primo tratto da Roma a Passo di Corese era in territorio pontificio, dopodiché entrava in quello italiano attraversando il Tevere rientrando in quello pontificio nei pressi di Gallese per arrivare a Orte, senza che tutto questo entrare/uscire infastidisse nessuna delle due Amministrazioni Postali.
Ad ogni modo, a mio avviso, questa lettera è un oggetto postale particolarmente interessante per quanto predetto e visto anche che il bollo dell'ambulante Narni-Firenze è piuttosto raro ed il percorso postale intrigante dal punto di vista dello studio della storia postale e delle ipotesi.
BIBLIOGRAFIA:
- GALLENGA Mario, “I BOLLI DI ROMA”, edizione ITALPHIL, 1980
- GALLENGA Mario – “per Servizio di nostro Signore”
- CARSETTI Enrico – Uffici Postali Ambulanti Ferroviari d’Italia
Luca Dermidoff
07-03-2023 |