La fotocopia della raccomandata spedita da Livorno a Napoli il 3 marzo 1854, che mi è stata fornita dal consocio Prof. Gerini, consente di accertare che l'Amministrazione postale toscana accettò lettere raccomandate destinate al Regno di Napoli pur in assenza di una convenzione postale che disciplinasse il servizio (Fig. 1 e 2).
Quella riprodotta è attualmente l'unica raccomandata a me nota spedita in periodo filatelico dal Granducato a Napoli ed è stata ritrovata nell'archivio "Forquet & Giusso" del quale avevo segnalato alcune raccomandate spedite dal Regno Lombardo-Veneto a Napoli (vedi il mio articolo pubblicato sul "VACCARI Magazine n. 19).
In genere non è possibile trarre conclusioni sulla base di un solo documénto, ma in questo caso ritengo che si possa far riferimento a quanto da me indicato nel citato articolo in quanto non esistevano ragioni che giustificassero una differenza nel trattamento riservato dalle Amministrazioni postali pontificia e napoletana alle raccomandate provenienti dal Granducato rispetto a quelle provenienti dal Lombardo-Veneto.
Una clausola della convenzione postale tosco-pontificia entrata in vigore il 1° luglio 1853 prevedeva la corresponsione di diritti di transito allo Stato Pontificio per le lettere dirette al Regno di Napoli. Tale clausola giustifica l'assenza di tassazioni per il transito nello Stato Pontificio perché i relativi diritti dovevano essere riconosciuti direttamente dall'Amministrazione postale toscana. Il bollo posto in transito a Roma, trovato impresso al retro della raccomandate spedite dal Lombardo-Veneto, indica che la lettera viaggiò allo scoperto e che venne perciò probabilmente presa in carico come raccomandata dagli addetti pontifici.
L'Amministrazione postale napoletana non poteva che applicare i disposti della convenzione borbonica-pontificia del 1818 che prevedeva lo scambio delle raccomandate anche se prescriveva l'obbligo dell'affrancatura preventiva. La tassazione di 20 grana addebitata al destinatario corrisponde alla tariffa postale prevista per una raccomandata di primo porto (sino a 6,5 grammi) spedita da Napoli a destinazione della la distanza pontificia cui apparteneva la città di Roma. Tale tassazione, che è stata applicata a destinazione anche alla maggioranza delle raccomandate spedite dal Lombardo-Veneto a Napoli, mi fa ritenere che la lettera venne recapitata come raccomandata.
Non sono in grado di esprimere un giudizio definitivo sull'affrancatura di 15 crazie predisposta in partenza da Livorno. A mio giudizio si tratta di un'affrancatura in eccesso di una crazia:
- 6 crazie per il primo porto di lettera franca sino al confine borbonico-pontificio;
- 8 crazie per il diritto fisso di raccomandazione determinato nella misura prevista sino al 30 giugno 1857 per le raccomandate destinate nell'ambito del Granducato.
A questo proposito desidero evidenziare che mi è nota una sola raccomandata spedita nello Stato Pontificio con il diritto fisso di raccomandazione determinato in 4 crazie secondo quanto prescritto dalla convenzione postale austro-italiana che mi è stata mostrata dal socio Dr. Pietro Lazzerini. Sarò grato per gli eventuali suggerimenti o per i documenti che altri soci ASPOT mi potranno fornire al fine di meglio chiarire quanto da me ipotizzato in queste brevi note.
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