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Le tariffe postali durante il regno di Vittorio Emanuele II |
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di Giuseppe MARCHESE (Il Nuovo Corriere Filatelico, 49/1983) | ||||||||||||||
Una indagine conoscitiva sulle tariffe postali del regno ancora non si è fatta con cognizione di causa e in profondità. Consapevoli della carenza, alcuni editori di cataloghi da qualche anno propongono ai loro lettori le principali tariffe in uso nel nostro paese. Queste iniziative, nate sommessamente qualche anno fa, suscitano un certo interesse, anche se non costituiscono una informazione dettagliata, limitandosi questi cataloghi alla ricerca della tariffa base della lettera e di pochi altri elementi. Al punto in cui siamo giunti nell'esaminare gli aspetti della Storia Postale non possiamo esimerci più dal disconoscere questi elementi essenziali che sono le tariffe postali, discostandoci dall'esame delle nozioni quali il francobollo e l'annullo. Da parte di chi scrive si vuol aggiungere un contributo all'ulteriore conoscenza delle tariffe postali durante il regno di V.E. II che oggi si conoscono in misura frammentaria. L'indagine potrà sembrare limitata nel tempo - dal 1863 al 1878 - ma, come i lettori avranno modo di constatare, la complessità delle tariffe postali è tale anche in questo periodo limitato; malgrado l'apparente facilità delle tariffe per l'interno, notevoli difficoltà hanno rappresentato le tariffe postali per l'estero e quelle per gli uffici postali all'estero, per la loro dispersione in tante convenzioni particolari e infine per il successivo passaggio al regime misto imposto dal trattato dell'U.P.U. di Berna del 1874 che divide le tariffe in interne all'Unione Generale delle Poste e esterne all'Unione con il mantenimento del regime delle convenzioni postali tra i singoli Stati.
In un precedente articolo apparso sul n. 40 di questa rivista ha ricostruito, ritengo in maniera soddisfacente, la prima tariffa postale del regno emanata con legge del 5.5.1862 e che ebbe vigore dal 1.1.1863 al 31.12.1864. Per completezza di informazione riprendo la trattazione di questo periodo solo per il settore che riguarda le tariffe postali. La legge 5.5.1862 intanto porta una innovazione proveniente da oltr'Alpe. Per la prima volta le lettere spedite non affrancate non pagano la stessa tariffa delle lettere affrancate, ma il doppio. Ciò perché l'Amministrazione postale aveva tutto l'interesse a che il porto venisse pagato in anticipo, sia per evitare le lunghe e costose registrazioni, sia per eliminare per quanto possibile la «piaga» delle lettere cadute in rifiuto. La tariffa delle lettere viene stabilita in c. 15 fino ad un peso di gr. 10; la raccomandazione costa c. 30 più il porto, e le assicurate c. 10 oltre il porto normale e la raccomandazione. Per i giornali e le stampe vigeva il regime di monopolio con le tasse descritte nella tabella A. Queste tariffe postali ebbero una vita lunga, fino al 31.12.1873, con la sola eccezione della tariffa base per le lettere che passò a c. 20 dal 1.1.1865. Un'altra piccola modifica viene introdotta anche per l'importo delle raccomandate d'ufficio il cui ammontare è elevato a c. 60, portandolo quindi al doppio della tariffa normale. Dall'1.1.1874 si verificano importanti modifiche alle tariffe; la progressione dei porti viene portata a gr. 15, le assicurate raddoppiano il porto a c. 20. Per quanto riguarda i campioni merci e le carte manoscritte vi è una riduzione sostanziale del porto che passa da c. 10 per distretto e c. 40 per l'interno a c. 2 indistintamente per tutte le destinazioni, conservando sempre l'identico peso di gr. 40. Un'altra notevole modifica si ha con l'introduzione delle cartoline postali semplici e con risposta pagata. Con queste entra per la prima volta nel nostro ordinamento postale la tariffa differenziata per brevi comunicazioni epistolari da inoltrare allo scoperto. Per completare il quadro delle tariffe postali per l'interno devesi aggiungere l'importante normativa emanata con la Legge del 14.6.1874 e che è stata oggetto di una trattazione separata sul n. 41 di questa rivista. In sintesi con la precitata legge si stabiliva: a) una tassa speciale per la corrispondenza di Stato, per la quale veniva abolita la franchigia, secondo il parametro riportato nella tabella B; b) riduzione della tassa a metà per le lettere spedite dai Sindaci e dirette a colleghi (solo sotto fascia); Prefetti e sotto Prefetti; uffici di P.S. e Tribunali; Intendenze di Finanza e Distretti Militari. Con successivo decreto del 26.3.1875, in vigore dall'1.4.1875, vengono modificate le tasse ritenute troppo gravose per il bilancio statale. L'esperimento si dimostra un fallimento e viene sospeso dal 31.12.1876 per quanto riguarda il servizio di Stato. La riduzione del 50% delle normali tariffe postali per i Sindaci viene lasciata inalterata.
Tariffe postali per gli uffici italiani all'estero Dal 1.1.1869 un apposito decreto legge determina le tariffe delle lettere a destinazione di Tunisi, Tripoli ed Alessandria d'Egitto. La lettera affrancata del peso di gr. 10 paga c. 40 se affrancata e c. 60 se non affrancata. Per destinazione Tripoli si possono spedire solo lettere affrancate. Le carte manoscritte e i campioni merci fino a 50 gr. sono soggetti al porto di c. 20; mentre le stampe, ogni 40 gr. pagano c. 5. La raccomandazione viene fissata in c. 40 oltre le tasse normali di affrancatura. Dal 15.7.1870 le tariffe postali vengono così modificate: - il peso delle lettere viene portato a gr. 15; - la tariffa dei campioni viene ridotta a c. 5 con un peso di gr. 40. Dal 1.7.1875 inizia un nuovo periodo tariffario. Il porto per le lettere affrancate viene lasciato immutato, aumentando quelle non affrancate che passano a c. 80; le carte manoscritte e i campioni merci nonché le stampe vengono unificate nel peso e nella tariffa. Per ogni 50 gr. si paga c. 10; la sopratassa per la raccomandazione viene ridotta a c. 30. Le cartoline postali introdotte in Italia dal 1.1.1874 vengono ammesse anche alla corrispondenza diretta negli uffici postali italiani all'estero con la tariffa di c. 15 per le semplici e di c. 20 per quelle con risposta pagata. Le tariffe vengono rideterminate dal 1.1.1876 per gli uffici all'estero che alla data sono Tunisi, Tripoli di Barberia e Buenos Ayres. Vi sono delle sensibili diminuzioni in conseguenza degli accordi dell'Unione Generale delle Poste tenutasi a Berna nel 1874; si stabiliscono limiti di peso e di tariffa a cui gli stati membri debbono sottostare. Per effetto di queste norme la tariffa di una lettera di gr. 15 pagherà c. 30 se affrancata e c. 60 se non affrancata. Le carte manoscritte, le stampe e i campioni merci pagheranno c. 5 per ogni 50 gr.; la raccomandazione sarà di c. 30 e, infine, le cartoline postali semplici c. 15, mentre quelle con risposta pagata c. 20.
Tariffe postali con l'estero La complessità della determinazione delle tariffe postali con l'estero deriva dal fatto che per il periodo 1861-1875 lo strumento adottato nei rapporti internazionali è la convenzione postale tra i singoli Stati, per cui la normativa è dispersa in numerosi dispositivi originari anche nel periodo sardo. Mentre per le convenzioni stipulate in periodo italiano si hanno notizie di prima mano, per quelle in periodo sardo riprendo le notizie pubblicate da G. Guderzo in «Vie e mezzi di comunicazione in Piemonte 1831/1861», dando notizia nei quadri D ed E. Va tuttavia precisato che nel caso di mancanza di convenzione postale tra due Stati le lettere provenienti da uno Stato e dirette nell'altro dovevano pagare il porto fino alla frontiera; a destino veniva pagato il porto per il percorso effettuato all'interno. Questo sistema era in uso nelle corrispondenze dirette nello Stato Pontificio dove, in regime di reciproco non riconoscimento postale, le lettere venivano affrancate per la parte interna e tassate per la percorrenza in arrivo. Le tariffe postali stipulate in periodo sardo e qui influenti sono quelle riguardanti la Francia, il Belgio, la Svizzera, la Spagna, l'Austria, l'Inghilterra. L'unità di misura per il peso è di gr. 7 1/2, salvo l'Austria, il cui peso è di gr. 15 per porto. La tariffa varia naturalmente per ogni paese, ma in tutte le convenzioni è ancora insito il principio della tassa uguale sia per la corrispondenza affrancata che per quella non affrancata, eccetto per la posta diretta in Inghilterra dove la lettera non affrancata viene penalizzata col pagamento del doppio porto. Quest'ultima convenzione porta la data del 19 dicembre 1857 ed è il sintomo dell'indirizzo dato dall'amministrazione inglese al problema del pagamento del porto, tendente a snellire la procedura del pagamento che porterà all'introduzione del francobollo quale mezzo visibile per stabilire l'avvenuto pagamento del servizio richiesto. La convenzione con l'Austria porta una differenziazione delle tariffe a seconda della distanza. La Sardegna viene divisa in due zone: la prima comprende una fascia di 75 Km dal confine; la seconda tutto il resto del paese. L'Austria è ripartita in tre zone: un raggio di frontiera di 10 leghe tedesche; una seconda zona che va fino a 20 leghe e la terza comprendente tutto il resto del paese. Per quanto riguarda le tariffe rimandiamo il lettore al quadro D che può considerarsi completo solo per la parte riguardante la tariffa per le lettere.
Con l'avvento del regno d'Italia vengono stipulate le seguenti convenzioni: - Grecia e Svizzera nel 1862 In queste convenzioni stipulate dopo l'unità il peso delle lettere viene portato a gr. 10, salvo quelle dirette in Portogallo e Brasile, che conservano il vecchio parametro di gr. 7 1/2. Il principio per cui una lettera non affrancata paga una penale, introdotto con la convenzione postale con l'Inghilterra, trova applicazione nelle convenzioni con la Svizzera, il Belgio, la Spagna, l'Austria, i Paesi Bassi, la Germania e la Francia. L'uso secondo il quale le stampe debbono venire preventivamente affrancate trova sempre applicazione, mentre per i campioni merci l'affrancatura preventiva obbligatoria viene sancita a partire dalla convenzione con la Spagna del 1867. L'assicurazione con l'estero viene per la prima volta introdotta con la convenzione postale con l'Austria del 28.7.1867, poi affiancata dalla Svizzera l'anno successivo. Dall'esame delle convenzioni risulta che le normali tariffe per lettere tra stati confinanti o limitrofi sono state fissate in c. 40, con una eccezione per la Svizzera che dispone di una tariffa di c. 30. 50 c. è il costo di una lettera diretta in paesi per i quali bisogna attraversare un altro Stato; c. 60, c. 80, £. 1, £. 1,20 le tariffe per trasporti via mare con mezzi di paesi terzi. La tariffa della raccomandazione viene fissata in proporzione e passa da c. 30 per la Svizzera, Austria e Stati Germanici a £. 2 per la Grecia che detiene il primato delle tariffe più alte, addirittura superiori a quelle per il Brasile. In questo marasma internazionale di convenzioni si conclude a Berna il 9.10.1874 il vertice tra i paesi postalmente più avanzati - Germania, Austria, Ungheria, Belgio, Danimarca, Egitto, Spagna, Stati Uniti d'America, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Russia, Serbia, Olanda, Svizzera, Turchia - con la creazione di una Unione Generale delle Poste e la firma di un trattato con il quale tutti gli Stati firmatari si impegnano a unificare le loro tariffe e a darsi reciproco libero scambio della corrispondenza. È una svolta importante nelle relazioni postali internazionali e un notevole impulso allo sviluppo di questo mezzo di comunicazione. Le novità introdotte con il trattato di Berna, poi recepite nella legislazione italiana, sono: a) tassa a c. 25 tra gli Stati firmatari, salvo casi particolari; b) il porto delle lettere non affrancate viene fissato a c. 50; c) il peso equivalente a un porto viene elevato a gr. 15 e per i giornali, campioni, ecc. a gr. 50; d) affrancatura obbligatoria per giornali, campioni e raccomandate; e) il porto delle raccomandate è uguale a quello degli invii non raccomandati e non potrà oltrepassare quello stabilito per il servizio interno del paese d'origine; f) per i trasporti marittimi di oltre 300 miglia potrà richiedersi una tassa di non oltre c. 12 1/2; g) nei confronti dei paesi non facenti parte dell'Unione si continuerà a regolarsi secondo le convenzioni postali già concluse o da stipularsi singolarmente dalle amministrazioni postali interessate. h) la creazione di un ufficio centrale; i) la convocazione degli stati firmatari almeno ogni tre anni; l) l'abrogazione di accordi postali conclusi da due Stati firmatari del trattato. Con queste importanti premesse l'Unione Generale delle Poste diede poi vita a Parigi nel 1878 all'Unione Postale Universale. L'Italia da parte sua ratifica l'adesione all'Unione il 25.5.1875. Tuttavia per motivi di ordine economico si avvale della facoltà di modificare, entro certi limiti, le tariffe indicate, il cui ammontare viene riportato nella tabella F, integrata dalle altre tariffe stabilite nel trattato. Nel 1877 e nel 1878 vengono emanati alcuni decreti che riguardano la corrispondenza diretta verso paesi non facenti parte dell'Unione, ricorrendo così a un mezzo unilaterale che, se da un lato mette fine alle lunghe ed estenuanti trattative per la stipula di una convenzione, dall'altro non permette regolari contatti tra due amministrazioni nel concordare le tariffe. È un altro punto a favore dell'Unione Generale delle Poste e con l'ingresso dell'epoca dei trattati termina il regno di V.E. II. BIBLIOGRAFIA Giulio Guderzo, Vie e mezzi di comunicazione in Piemonte dal 1831 al 1861, Torino, Istituto per la storia del Risorgimento Italiano, 1961, Giuseppe Marchese, Le prime tariffe postali del Regno d'Italia, in «Il Nuovo Corriere Filatelico», Firenze, N. 40, aprile 1982, pp. 97-104. Giuseppe Marchese, La franchigia postale negli anni di Regno di Vittorio Emanuele II, in «Il Nuovo Corriere Filatelico», Firenze, N. 41, giugno 1982, pp. 139-142. Il trattato U.P.U. di Berna del 1874, Trapani, Ed. Studio Fil. Nico, 1982.
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