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Bimba Landmann

 



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Storia della filatelia: battuta d'arresto

La filatelia sta vivendo una battuta di arresto o è solo un momento temporaneo di crisi che si risolverà in breve?
Se ne parla anche per strada, a Milano in Via Armorari (che sarebbe più giusto intitolare a Armorari-Aniasi per il rivoluzionario uso domenicale di trasformarla in un libero mercato del francobollo.
Così ora mi scappa di dire tutto e così racconterò la nascita, la storia e vita della filatelia in Italia.
Un certo giorno a un tale Ministro della Poste inglesi viene un’idea: il francobollo.
Si mormora che in una altra zona, ma sempre in Europa, un piccolo Staterello ne aveva già anticipato l’idea e l’uso, ma si mormora… e oggi succede che finalmente qualcuno ci crede, ma succede anche che altri non ci vogliono credere...
Fatto è che la notizia di questa innovazione raggiunge in fasi diverse anche gli altri Paesi.
L’innovazione consisteva nel togliere una certa mansione all’addetto dell’ufficio postale che ora doveva rilasciare solo una ricevuta per ogni documento postale presentato per l’inoltro.
Quindi venne ridotto il mensile a coloro che erano addetti a rilasciare tali ricevute.
Questo oggi la storia lo ignora. A nessuno commerciante era venuta ancora l’idea di farne un mercato e di proporre un nuovo tipo di collezione.
Erano forse ancora troppo poche tali ricevute?
I primi cultori (o meglio raccoglitori) di francobolli furono persone che si
limitavano a raccogliere buste affrancate con questi francobolli. Su certi quotidiani del tempo si possono trovare inserzioni di persone che si offrivano di acquistare le lettere che altri avevano ricevuto.
Nacque così, oltre al curioso, anche il trafficante...
L’Inghilterra era stata favorita per essere stata la prima ad emettere dei valori postali, anche il basso costo dei francobolli aveva permesso lo svilupparsi delle corrispondenze epistolari, era inoltre avvantaggiata per avere molti sudditi sparsi in tutto il mondo sia per commerciare che per rappresentare il proprio Stato.
C’era da studiare? C’era da trafficare? Nacquero i primi curiosi, ancora disinteressati commercialmente. Nacquero anche trafficanti, ma si cominciò anche a studiare leggi postali, cause e ragioni.
Uscirono le prime pubblicazioni e si cominciò a studiare ancora di più: tariffe, annullamenti (cioè i timbri che non permettere il riutilizzo del
francobollo), divennero così anch’essi oggetto di studio con conseguente ipotetica valorizzazione.
Esistevano imprese e uffici, oltre a Comuni e uffici di Stato, che archiviavano la corrispondenza ricevuta.
Adagio, adagio il morbo si sparse, il morbo arricchì certi poveri, impoverì certi ricchi, cosa che in fondo succede in tutti gli angoli del mondo.
Nacque così la Filatelia, la passione per il francobollo, dapprima solo quello il cui uso corretto era stato espletato, ma poi, man mano, venne abbandonato in parte lo studio del corretto uso.
Incominciò anche la passione di alcuni personaggi circa il mero francobollo.
La scelta di fare raccolta dei valori postali più o meno timbrati.
Naturale, è ben più facile ottenerli direttamente dall’ Ente emittente…
Vennero sviluppati i primi elenchi (oggi chiamati altezzosamente Cataloghi) a sostegno dello studio e per il loro intrinseco ipotetico valore...
Prima o poi ogni oggetto emesso anche se emesso poco prima, assume un certo ipotetico valore. Certe Case editrici sputano nuovi album che sono ancora generici, dai fogli neutri, validi per contenere francobolli di qualsiasi Nazione. Al più ci si limita a inserire in ogni diverso foglio francobolli di un solo Paese, ma è cosa che ognuno potrà decidere.
Per facilitare una ideale corretta applicazione (dapprima i francobolli venivano direttamente applicati su fogli punteggiati che ne facilitava successivo dei piccoli tesori. Potevano questi essere nuovi o usati, non importava.
Poi nuova invenzione: la linguella o linguetta: un piccolo pezzetto di carta pergamino con un lato che portava pre-applicato al retro un piccolo strato di collante. Confezioni di 1000 pezzi.
Incomincia la scelta sullo stato dei francobolli: nuovi o usati? Certo ora è facile rinvenirli nuovi visto che le Poste di tutto il mondo si organizzano a vendere ogni nuovo valore emesso. Puoi scrivere e ordinare ed inviare il corrispondente di quanto richiesto.
Nascono nuovi album detti a caselle. Una inquadratura circonda lo spazio che conterrà ciascun francobollo ed una leggera linea fatta a casella per inquadrarlo con all’interno la descrizione specifica.
Ancora per applicare il francobollo si usa una linguella.
Servizio novità? Per i valori esteri a Milano solo la Sassone.
Già in quell’epoca – siamo nell’anteguerra – per la moneta esistevano due differenti “cambi” – Le banche accettavano solo il cosiddetto “cambio ufficiale” mentre per le strade i “bagarini” (venivano chiamati allora così, li vendevano o acquistavano a circa la metà del cambio ufficiale.
E la Sassone era l’unica Ditta che forniva le novità di altri Paesi, naturalmente al cambio ufficiale.
Successe allora che in Austria ci fu un’ondata nazista e molti ebrei dovettero abbandonare il Paese.
Molti vennero in Italia visto che in quel momento Mussolini ne aveva promesso la difesa.
Gli ebrei, poveracci, non potevano portar soldi, poichè alla frontiera glieli avrebbero sequestrati. Alcuni pensarono proprio ai francobolli. Era uso a quel tempo utilizzare, soprattutto per scambi e vendita, particolari libretti a caselle, di piccolo formato, sui quali venivano applicati i francobolli con una linguella.
Qualche israelita in fuga nascose qualche libretto con i francobolli austriaci che aveva acquistato presso la posta, giunto a Milano, per far soldo, girò per i negozi di filatelia ad offrirli, cercando naturalmente di riuscire a venderli al prezzo di libero mercato…
Alcuni rivenditori li acquistarono, ben sapendo che li stavano pagando a circa la metà del cambio ufficiale.
Alcuni clienti della Sassone se ne accorsero e andarono a lagnarsi.
La scusa fu che la Sassone forniva valori illinguellati mentre…
Nacque così la malattia della “gomma integra”.
Poco dopo, a guerra finita, giunse dalla Germania una “taschina di plastica trasparente e fondo nero” e subito dopo anche album suddivisi per Paese con pre-applicata una singola sottile plastica a sostegno.
I cataloghi cominciarono ed indicarne duplice valutazione.
Il vecchio collezionista paga oggi lo scotto di questa svalutazione dei suoi averi, svalutazione che sovente supera la metà di tale ideale importo...
Lasciate perdere il valore se vi viene chiesto una cifra troppo onerosa.
Fate collezione perchè vi piace o rappresenta oggetto di studio, ma non con l’idea di guadagnarci sopra.
Vi sembra giusto?
Se il tempo mi assiste ancora vi vorrei dare qualche idea e qualche consiglio su come intendere la filatelia e perché questa diventi una vostra buona amica.