di Giorgio LANDMANS
Se oggi compero francobolli domani riuscirò a venderli
con un certo vantaggio?
Questo è il ragionamento di molti ex-collezionisti che perlopiù hanno
archiviato le loro collezioni nella biblioteca a far compagnia ai libri
letti e non letti.
Sono molti e forse troppi anni quando io scrivevo di filatelia sul
quotidiano “Il Giornale” . Erano articoli parecchio seguiti (l’ amico
redattore che mi aveva proposto a Montanelli sin dal primo numero de “Il
Giornale”) mi confidò, qualche tempo dopo, che il mercoledì, proprio in
occasione dell’ uscita del numero dei miei articoli, il quotidiano aumentava
la tiratura.
In fondo io non parlavo di vantaggi finanziari ma parlavo di vantaggi
intellettuali. E in quell’epoca, ove tutti parlavano di grandiosi futuri, di
garanzie di un tot (e non modesto) per cento su investimenti filatelici ….
Forse, anzi io penso, le mie parole che parlavano un’ altra lingua, erano
seguite. Formavano forse nel cranio quella specie di giustificazione che la
filatelia detta ufficiale vuol dar d’ intendere.
Di cultura si parla, ma a mio avviso se ne parla molto spesso per “sentito
dire” poiché le emissioni di francobolli ancor oggi, a mio avviso, altro non
sono che mezzo per recupero di denaro.
Tirature che negli anni 1920 si aggiravano sulle 100.000/200.000 serie oggi
si marcia su milioni di esemplari. Si sono moltiplicati i collezionisti? In
parte è vero, ma non a questo punto.
Tengo a chiarire che sto parlando di raccolte di francobolli allo stato di
nuovi e non di storia postale.
Renato Mondolfo e l’allora Presidente del Sindacato dei Commercianti
Filatelici , l’ ing. Carmine Perrone compresero il mio parlare e mi
premiarono come giornalista filatelico dell’ anno con medaglia d’ oro.
La cosa suscitò grande scandalo degli articolisti presenti (e fiorirono
commenti …Io da vent’anni descrivo le nuove emissioni e consigli “pratici”
sul quotidiano XY e ….)
Naturalmente l’allora responsabile delle emissioni di Italia mi inviò una
lettera nella quale mi chiedeva il perché non parlavo delle future emissioni
italiane spiegandomi che tale impegno loro era enormemente gravoso per tutte
le maestranze che vi lavoravano ….
Propaganda che io non facevo, gli risposi, già gli altri giornali non
parlavano d’altro e d’altronde il loro gravoso impegno, almeno io credevo,
doveva essere retribuito in funzione dell’impegno da chi di dovere e non dai
miei scritti….
Risultato: una telefonata dal Direttore Amministrativo del Giornale che mi
chiedeva di concludere…. concludere che cosa? Così venni costretto – ma non
a malincuore – a lasciare spazio ad altra persona che non dimenticò di
parlare delle nuove emissioni italiane.
E forse dopo un po’ a “Il Giornale” il mercoledì non ebbe più l’incremento
vendite, ma si preparavano così a ricevere forse una certa pubblicità di una
certa azienda.
Sto forse tentando di sviare l’attenzione del pubblico filatelico che mi
segue dall’ingannevole attenzione alla parte commerciale e ne suggerivo la
parte cognitiva, la parte che poteva dare al collezionista qualche nota in
più, una specie di scuola elementare della filatelia.
E, allora per spiegarmi meglio butto là per chi vuol comprendere.
IL VALORE DI UN BENE DIPENDE DALLA DOMANDA e non dalle affermazioni di Tizio
o Caio. Per questo, per espandere la domanda, si dovrebbe, a mio avviso,
maggiormente illustrarne i vantaggi esistenziali possibili (un maggior
conoscere con il conseguente saper trattenere quel qualcosa da dare in più
quel qualcosa che forse la scuola non ti ha donato).
La filatelia in questi ultimi anni percorse invece la strada illusoria del
facile e grasso futuro guadagno. E anche le Poste Regie e le Poste
Repubblicane diressero il loro sguardo ai facili guadagni. Emissioni su
emissioni per cui successe che oggi la gran massa di queste emissioni di
tutti i Paesi emittenti (comprese le emissioni dell’ordine di Malta che
servono effettivamente agli spostamenti del servizio postale tra un piano e
l’altro della loro sede) spaventano in partenza oggi le potenziali nuove
leve.
Ribadisco che non sto parlando della storia postale, che sarà mio futuro
intervento se mi sarà richiesto e se ne avrò ancora forza e cervello.
Per ottenere un risultato specie presso i giovani voglio buttar là un
consiglio, anche se non richiesto, ma di facile realizzazione.
Date in mano un francobollo a un bambino (parlo di bambino poiché saranno
questi i possibili attenti alla filatelia). Senza nuove leve la filatelia,
ridotta come è oggi, è destinata a sicura morte.
Invece di più o meno onerosi fogli pieni di notizie, vita, morte e miracoli
avvenuti, un breve sunto MA SCRITTO DOVE? Sul retro degli stessi francobolli
…In piccolo naturalmente solo un sunto, ma più efficace di lunghi noiosi
sproloqui…
E perché?
Mettete in mano a un bambino un francobollo. Lo guarderà e chiederà a chi
gli è vicino che cosa significa, che cosa vuol dire …
Probabilmente chi sarà vicino ne saprà poco di quell’argomento o forse ne
saprà troppo e così il suo lungo parlare finirà per annoiare il bambino che
rivolgerà la sua attenzione a qualcos’altro.
Invece, nel silenzio altrui, forse, anzi probabilmente, il bambino, curioso
come normalmente è di natura, leggerebbe il retro di quel francobollo.
Senza dover andare a cercare in altro luogo.
Allora sì che potrebbero sorgergli la curiosità e la voglia di collezionare,
la voglia di poter mostrare il suo sapere…
E alla filatelia così non sarebbe un futuro destino ingrato.
Gioco e sapere, curiosità e sapere, sarà vita e conoscere senza fatica.
Esempio pratico:
sul retro del francobollo numero 1119 del catalogo Sassone si sarebbe potuto
scrivere:
Dal quadro di Raffaello Sanzio “Madonna del cardellino” dipinto
nell’anno… Attualmente nella Galleria degli Uffizi in Firenze.
E dov’è il cardellino, è stato tagliato via …? o è sul grembo della Madonna?
E tu conosci la vita di Raffaello?
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