di Giorgio LANDMANS
“Mamma perché tutti dicono cultura, che vuol dire?”
“Vedi nella vita più cose sai, più ne conosci, più facile ti diventerà
vivere meglio” pausa, poi “ Tutti gli uomini e anche le donne cercano
posti di comando che diano loro vantaggi pratici nella loro vita. L’ uomo
raramente si accontenta di quel cha ha, non si accontenta del posto che
questa società stabilisce”
E, dopo una pausa, ancora:
“Tu sei ancora piccolo per capire e conoscere, ma succede… poi ci si
meraviglia. La cultura non è altro che il conoscere di più, il conoscere ciò
che nei tempi è avvenuto, ciò che ogni giorno viene scritto, le idee. Ma non
necessariamente anche le idee”
Ho assistito, seduto su una panchina al parco, a questo colloquio tra una
madre ed un bambino che forse doveva avere 4-5 anni.
Già, mi ha fatto pensare, già, che vuol dire cultura?
Si può conoscere molto bene la storia passata, si può aver studiato e così
credete di poter capire il vostro futuro. Tutti gli uomini dall’ inizio del
mondo devono aver sperato nel futuro e sovente per non dire quasi sempre
hanno visto miseramente naufragare quelle loro speranze, che rasentavano
addirittura il non saper vedere un poco del loro effettivo futuro, magari
perché morti in una assurda guerra. Già e la guerra da dove nasce?
Lui mangia perché possiede, io non mangio che poco e raramente, così se lo
ammazzo io vivo e lui muore, lui non mangia più ed io mangio. Questa non è
cultura, questa è un‘altra cosa. La puoi chiamare esperienza se vuoi.
L’uomo si crede furbo e dice e poi ancora dice. E queste parole sono il
prodotto di cultura? Certo è cultura che potremmo chiamare primitiva (anche
se esiste ancora oggi).
Cultura allora è conoscere? Sapere?
Ma esiste qualcosa o vi è qualche luogo di cultura? Esistono luoghi dove si
possono apprendere cose, eventi, giustizia umana, credenze e mille altre
eventualità, ma sono sempre luoghi dove vengono insegnate parti del sapere
che è pur sempre limitato a piccole parti dell’ infinito sapere.
Che cos’ è la cultura secondo i dotti?
Io credo che nemmeno i dotti lo sappiano visto
che ancor oggi viene passato per cultura tutto ciò che viene insegnato all’
uomo.
Ma il bambino domanda e io desidero dargli una risposta.
Il bambino è curioso e la natura stessa gli ha donato quella curiosità.
Perché? Deve affrontare una vita e più ne sa più vantaggi ne avrà. Questa io
ritengo essere una legge, una legge chiamiamola di natura.
E allora perché non affrontare la domanda in altro modo?
L’ intelligenza (intelligenza è per l’ uomo corrente sinonimo di vantaggio
intellettivo) ma è poi sarà vero questo?
Se sei intelligente (parola che deriva dal verbo latino intelligere=capire)
non significa che sai fare in base a quello che sai o che in qualche modo
potrai venire a conoscenza della cultura e di conseguenza riuscirai a
svilupparti almeno una vita serena.
E allora?
Mille cose noi non conosciamo e sono pur cose che paiono a noi ovvie.
E' bene che la popolazione di uomini aumenti di numero in questo modo?
Abbiamo studiato che varie idee si scontrarono tra di loro e scoppiarono
mille guerre. Guerre fratricide. Il mondo fino al 1800 era popolato al
massimo da 1 miliardo di persone ma con la favoletta di presunto vantaggio
materiale con l’ incremento umano si nascose l’ idea del raggiungere il
potere di qualche personaggio magari divenuto oggi “storico”.
E poi cos’ è la giustizia nella realtà? Qualcosa che uomini hanno creato
facendo immaginare che una superiore intelligenza vi abbia provveduto.
Il mio cervello vaga sempre in notte più buia. Gnozi s’autòn. Conosci
te stesso e questo detto passa per il miglior auspicio-insegnamento sparso
dagli attuali insegnamenti del buon vivere. Là dove nella realtà non
sappiamo niente altro che ciò che si va a trasmetterci senza alcuna prova.
In fondo tutte chiacchiere senza prova.
Allora come la mettiamo?
Io penso che non ci resta che la capacità di riuscire a sviluppare la nostra
vita senza danni e con la massima tranquillità. E' cosa pur vera che nel
momento nel quale io agisco, muovo le mani, le braccia e le gambe per creare
qualcosa che mi possa dare cibo che il mio corpo chiede, e la mia vita
scorrerà forse serena salvo il momento che la politica ne vuole anche il mio
pensiero.
Ma anche questa è condizione che viene comunemente chiamata cultura.
Ma succede che con apparente desiderio di cultura nasce l’ ansia del potere.
Qui casca l’ asino per dirla con frase fatta.
Cultura significa, per me, trovare qualcosa che distrae la mente dell’ uomo,
qualcosa che lo spinge verso altri lidi come spinta da curiosità, necessità
di avere un certo controllo.
Come è fatto questo albero? Come riesce a sopravvivere senza che qualcuno
vada a nutrirlo? Come, quando, perché e le domande fioccano e se tu cerchi
in queste cose ne troverai forse la soluzione, il perché, il come.
Cultura non è sapere, a mio avviso, è saper cercare. E così ne nasce il
saper vedere, il saper controllare che ne deriva sovente il saper capire.
Una antica barzelletta suonava: 4 donne stavano giocando a carte ed una di
queste, presumibilmente la padrona di casa, chiamò il marito che non rispose
perché intento a studiarsi i suoi francobolli.
La padrona di casa lo chiamò e lui non rispose. E lei a giustificazione
disse alle amiche quasi per scusarlo “Sapete è intento a studiare: studia,
esamina è sifilitico … “ e al di là una morbida voce «…. filatelico, mia
cara,…. filatelico…”
La filatelia ti obbliga a cercare: chi riuscirà a trovare una varietà, un
presunto difetto, dovrai controllare la densità dei denti d’ ogni esemplare
con lo speciale misurino, l’ esistenza di una macchiolina ti farà tremare :
ma no ho solo visto male, e la gomma è vergine? Allora vale di più. Catalogo
alla mano e si controlla, no, no si studia, ed è pur studio questa spinta di
curiosità che stai facendo. Diventerà. Apprendi che per ottenere un
risultato dovrai saper esaminare, dovrai saper studiarci sopra e così,
banalità per banalità apparenti, imparerai ad apprendere e anche a ricordare
quanto e come hai esaminato, ed è lì che abita la cultura. Il conoscere il
modo di fare, di studiarci sopra : questa sì che è cultura. Non detta da
altri, ma vista ed esaminata con i propri occhi, con il proprio cervello,
con la propria attenzione. Qualsiasi lavoro vorrai intraprendere avrai
bisogno di cultura che potrai apprendere se questa attenzione sul
particolare saprai sviluppare. E se il bambino intraprenderà la sua piccola
modesta collezioncina di francobolli sarà aiutato poiché avrà imparato a
cercare il particolare. Si potrà creare per se stesso il suo piccolo Museo
così saprà anche che cultura significa sopratutto saper vedere saper capire
saper accumulare. E in fondo anche saper scambiare con gli amici a saper
scambiare francobolli con gli amici – ed oggi – a saper scambiare i
francobolli con gli amici anche usando il computer.
Questa, a mio avviso, è ciò che si potrebbe definire vera cultura. Studio di
altri da riesaminare con proprio occhio critico. Ed è in questo che potresti
aiutare tuo figlio a giocare con i suoi francobolli. Perché osteggiarlo?
Lui potrebbe imparare a sviluppare il controllo sulle cose e anche su altri
materiali, poiché oggi i francobolli sono alla portata di tutte le tasche e
facilmente rintracciabili. Basta abbandonare la stupida idea di futuro e
sicuro vantaggio di denaro futuro.
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