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SAnt'angela merici | ||
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Angela Merici nacque il 21 marzo
1474, nella cascina" Le Grezze" a Desenzano sul Garda. Il padre
Giovanni, "cittadino bresciano", persona di non comune cultura
per quei tempi, amava leggere ai figli e alla moglie (appartenente alla
distinta famiglia dei Biancosi di Salò), i primi libri stampati a
Venezia, tra i quali la celebre "Legenda aurea" del domenicano
Jacopo da Varagine. Fu probabilmente in quelle serate, trascorse ad ascoltare l'affascinante lettura, che Angela conobbe e cominciò ad amare due sante martiri (Caterina d'Alessandria e Orsola) che divennero i suoi primi punti di riferimento. Dopo aver perso prematuramente la sorella ed entrambi i genitori, Angela si trasferì nella vicina Salò, accolta nella casa di uno zio materno. Gli anni trascorsi in quella città furono preziosi per la giovane, perché imparò a leggere e, frequentando le giovani del luogo, acquistò la naturalezza nell'agire che le consentirà in futuro di stare alla pari con le dame della borghesia e della nobiltà. Disapprovando la rilassatezza dei costumi esistente in quella società e desiderando di avere una vita più consona alla sua filosofia, decise di farsi Terziaria Francescana. A 20 anni le morì lo zio e quindi ritornò nei luoghi dell'infanzia ed alla casa paterna. Nella cascina, pur dedicandosi alle faccende domestiche e ai lavori dei campi, non scordò mai le opere di misericordia e fu in quest'attività solitaria che Angela ebbe la consolazione di una visione celestiale. Il primo a parlarne fu padre Francesco Landini in una sua lettera del 1566. Egli racconta che Angela, rimasta in disparte a pregare, si sentì improvvisamente rapita in Dio e vide il cielo aprirsi con una processione d'angeli e vergini a coppie alternate. Gli angeli suonavano, le vergini cantavano. Nella sfilata vide la sorella defunta che le preannunciava che sarebbe stata la fondatrice di una Compagnia di vergini. Nel 1516 i superiori francescani le proposero di trasferirsi a Brescia per assistere la vedova Caterina Patendola, rimasta anche senza figli, ed essa obbedì docilmente. La tradizione popolare indica che una seconda visione avvenne in località Brudazzo, sulle colline fra Desenzano e Padenghe, e anche qui vi fu una lunga teoria d'angeli e vergini, fra le quali riconobbe una cara amica deceduta in giovane età. Una voce misteriosa questa volta le indicò che doveva fondare la Compagnia da lei sognata, che sarebbe dovuta sorgere a Brescia, e di farlo "prima di morire". Angela infatti indugiava perché riteneva che fosse un'impresa non priva di difficoltà. Nell'ospitale casa di Caterina Patendola conobbe Girolamo, nipote della vedova, che diverrà il futuro fondatore dell'Ospedale degli Incurabili di Brescia. Conobbe anche Giacomo Chizzola e Agostino Gallo, anch'essi impegnati nell'organizzazione della stessa casa di cura. Angela instaurò con loro un'amicizia che durerà tutta la vita, diventando l'animatrice spirituale di un laicato impegnato in opere e iniziative di carità, a cui lei apporterà il contributo della sensibilità femminile. Suor Angela, come si faceva chiamare indossando l'abito del Terzo Ordine francescano, dopo qualche mese lasciò la casa dei Patendola e man mano fu ospitata in altre case private di Brescia, fra cui quella d'Antonio Romano in Via Sant'Agata. Si guadagnava da vivere con il proprio lavoro di cucito, di filatura e con i servizi domestici; lavori umili tali da non essere stati annotati da testimoni diretti, perché usuali per le donne di modesta condizione del tempo. A Brescia poteva frequentare più assiduamente le chiese e coltivare un numero sempre crescente d'amicizie femminili. Intorno a lei ormai si radunavano gentildonne e popolane, attratte dalla sua saggezza e disposte a collaborare alle opere di bene, specie a favore della gioventù femminile. È di questo periodo la parentesi dei suoi viaggi e dei pellegrinaggi fatti a piedi o con i mezzi precari del tempo. L'iconografia più diffusa la ritrae, infatti, con l'abito e il bastone da pellegrina. Il primo fu quello compiuto a Mantova nel 1522 per venerare la tomba della beata Osanna Andreasi. Salì al Sacro Monte di Varallo nel 1524 in compagnia del signor Romano che l'ospitava e di un cugino e poi raggiunse Venezia, ove s'imbarcò per la Palestina. Mentre la nave si approssimava alla meta avvenne un fatto straordinario: la pia Angela fu colpita da una malattia agli occhi che le fece perdere improvvisamente la vista. Poté vedere la Terra Santa solo con gli occhi dell'anima. Infatti riacquisterà la vista soltanto davanti ad un crocefisso, mentre è a Creta, nel viaggio di ritorno. Sbarcata a Venezia preceduta dalla sua fama, si voleva trattenerla per il bene degli ospedali e orfanotrofi della Serenissima, ma lei intenzionata più che mai a realizzare a Brescia il comando celeste ricevuto nelle visioni, quasi ne fuggì per ritornare nella città d'origine. Anche nel 1525, quando si recò a Roma per il Giubileo e fu ricevuta da papa Clemente VII che voleva trattenerla a Roma, suor Angela dovette ritornarsene in tutta fretta per evitare l'ordine del pontefice. Nel 1533, ritornata a Brescia, trovò ospitalità in una casetta di proprietà dei Canonici Lateranensi, presso la Chiesa di Sant'Afra. Nello stesso anno compì un secondo pellegrinaggio al Sacro Monte di Varallo, concludendo la serie dei suoi viaggi. Fu allora, aveva quasi 60 anni, che decise di costituire la "Compagnia delle dimesse di Sant'Orsola". Si dicevano "dimesse" perché dovevano vivere nel mondo e restare fedeli a Cristo, proprio come la principessa della Britannia uccisa dai pagani insieme alle numerose compagne e il cui culto era molto vivo anche a Brescia. Così Angela e le prime dodici collaboratrici tra cui Simona, Laura, Peregrina, Barbara e Chiara, iniziarono a riunirsi nell'oratorio fatto restaurare e messo a disposizione da Elisabetta Prato, nella sua casa vicino al Duomo. Angela continuò a condurre una vita di penitenza. Dormiva per terra su una stuoia e usando un pezzo di legno per guanciale; si nutriva di legumi e frutta, mangiava il pane due volte la settimana, mai la carne; beveva un po' di vino solo a Natale e Pasqua. La sua fama di santità crebbe e a lei, si rivolsero sacerdoti, religiosi, predicatori e teologi. Il 25 novembre 1535 le prime 28 giovani furono ammesse nella "Compagnia delle dimesse di Sant'Orsola", la cui Regola scritta da Angela Merici, fu approvata dal vicario generale del vescovo di Verona l'otto agosto 1536. In seguito, nel 1544, papa Paolo III ne approvò la Regola, elevando la Compagnia ad Istituto di diritto pontificio, permettendole così di uscire dai confini diocesani. Nel 1537 la Compagnia elesse, prima superiora a vita, maestra e tesoriera, la fondatrice Angela Merici la quale, oltre la Regola, aveva dettato al fedele Gabriele Cozzano, cancelliere della Compagnia, altre due brevi opere: i "Ricordi" per le colonnelle (in altre parole per le superiore di quartiere) e il "Testamento" per le nobili matrone, dette anche governatrici, che avevano la funzione di amministrare e proteggere l'Istituto. Nel 1539 fu colpita da una malattia che fra alti e bassi la condusse alla morte il 27 gennaio 1540. Riposa nella chiesa di S. Afra accanto alle tombe dei Santi Martiri bresciani e viene commemorata in quella data. Il 9 giugno 1544 il papa Paolo III approvò la nuova istituzione con la Bolla "Reginari Universalia Ecclesia". Il Decreto con il riconoscimento del titolo di beata, è emesso il 30 aprile 1768 da Clemente XIII. Pio VII la proclamò Santa, il 24 maggio 1807 e Pio IX nel 1861 ne estese il culto alla Chiesa universale. |
IL FRANCOBOLLO Francobollo emesso dalle Poste Vaticane il 20 febbraio del 1946 D entellato 14 Yvert 129 |
IL SANTINO |