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SAnT'apollonia
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Santa Pazienza




Apollonia, che si era dedicata all’apostolato, visse nel terzo secolo. Durante una persecuzione venne catturata, condannata alla tortura e ad essere arsa viva. La vergine, temendo di non sopportare più i dolori e le richieste oscene dei suoi persecutori, si gettò di sua volontà nel fuoco.

Il suo martirio è riportato nella “Historia Ecclesiastica” scritta da Eusebio di Cesarea, suo contemporaneo. Egli trascrive un brano della lettera del vescovo (e futuro santo) Dionigi di Alessandria, indirizzata a Fabio di Antiochia, in cui si narrano alcuni episodi dei quali Dionigi stesso era stato testimone.

Nel 248, durante l’impero di Filippo l’Arabo (243-249), ad Alessandria d’Egitto scoppiò una sommossa popolare contro i cristiani, aizzata da un indovino alessandrino, nonostante in quei sei anni ci fosse praticamente una tregua nelle persecuzioni anticristiane. Molti seguaci di Cristo furono flagellati e lapidati e al massacro non sfuggirono nemmeno i più deboli. I pagani entrarono nelle loro case saccheggiando tutto il trasportabile e devastando le abitazioni.

Durante questo furore sanguinario fu presa prigioniera anche la vergine anziana Apollonia, definita da Eusebio parthenos presbytès, che però nell’iconografia sacra, come tutte le sante vergini, è raffigurata in giovane età. Le colpirono le mascelle facendole cadere i denti oppure, come la tradizione ha riportato, le furono strappati i denti con una tenaglia. Poi, acceso un rogo fuori la città, la minacciarono di gettarcela viva se non avesse pronunziato insieme a loro parole di empietà contro Dio. La donna chiese di essere lasciata libera un momento e, una volta ottenuto ciò, si lanciò nel fuoco, finendo incenerita.

L’episodio sarebbe avvenuto alla fine del 248 o all’inizio del 249, quindi Apollonia, che era in età matura, doveva essere nata negli ultimi anni del II secolo o al principio del III secolo. Il vescovo Dionigi afferma in una sua lettera che la sua era stata una vita degna di ogni ammirazione e forse la furia dei pagani, che infierirono su di lei con particolare crudeltà, si scatenò in reazione a questa condotta esemplare e all’apostolato che essa aveva svolto.

Il gesto di Apollonia, messo in atto allo scopo di non commettere un peccato grave, suscitò fra i cristiani ed i pagani di allora una grande ammirazione e nei secoli successivi fu oggetto di considerazione dottrinale. La devozione per la santa martire si espanse in tutta la comunità cristiana e, dal Medioevo in poi, si moltiplicarono i suoi miracolosi denti-reliquie, venerati dai fedeli e custoditi nelle chiese d’Occidente. Papa Pio VI, che era contrario a queste forme pagane di culto, ordinò di raccogliere tutti i denti che si “adoravano” in Italia. Ne raccolse tre chili che racchiuse in un bauletto e fece buttare nel Tevere.

Patrona dei Dentisti, è invocata contro i dolori dei denti. Nell’iconografia tradizionale viene raffigurata con una pinza che tiene stretto un dente. Il martirio di santa Apollonia vergine è ricordato dai cristiani il 9 febbraio.
IL FRANCOBOLLO



Emesso dall’Austria
l'11 ottobre 1982
in occasione del 70° congresso
della World Dental Federation (FDI)

Yvert 1550
Dentellatura 14 x 14 ½
IL SANTINO