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SAn benedetto da Norcia
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Santa Pazienza




Pochi sono i dati sicuri sulla vita di Benedetto da Norcia, e la quasi totalità di essi ci è pervenuta tramite il Secondo Libro dei Dialoghi, redatto almeno mezzo secolo dopo la sua morte da Gregorio Magno, anch’egli (ma neanche su questo vi è certezza) appartenente alla gens Anicia, una famiglia dell’alta nobiltà senatoriale romana dalla quale discenderebbe anche Severino Boezio.

Gregorio in realtà non avvalora questa ipotesi, limitandosi a definire Benedetto come liberiori genere exortus, di nobile strirpe, e non si dilunga nemmeno sulla data di nascita, genericamente situabile intorno al 480, anche se secondo alcune fonti il parto sarebbe avvenuto il 2 marzo del 480.

Un parto gemellare, perché insieme a Benedetto vide la luce anche Scolastica, sorella alla quale sarà sempre molto legato, destinata a seguire le orme religiose del fratello fino diventare fondatrice del ramo femminile dell’ordine dei Benedettini.

Orfani fin dalla più tenera età (secondo alcuni la madre morì addirittura di parto), i due furono allevati dalla nutrice Cirilla e Benedetto, una volta raggiunta l’adolescenza, fu mandato a Roma per seguire gli studi adeguati al suo censo e al rango sociale della sua famiglia. Nella città eterna però il giovane non rimase a lungo, perché disgustato dalla superficialità di molti suoi compagni di studio e dalla dissolutezza dei costumi, e soli Deo placere desiderans, non ancora ventenne fece ritorno a Norcia, per poi ritirarsi a condurre vita di preghiera e meditazione nelle valli circostanti.

Si stabilì nella valle dell’Aniene, dapprima nei pressi dell’odierna Affile e dopo un po’ di tempo, attirato dalla fama di un abate di nome Deodato, a Subiaco. Vestito l’abito monacale, e su indicazione dell’abate, Benedetto si ritirò in una grotta sul monte Taleo, e qui visse in eremitaggio per tre anni. Oggi la grotta fa parte del monastero del Sacro Speco, uno dei tanti monasteri che sorsero per opera di Benedetto dopo che, in seguito ad un tentativo di avvelenamento di cui fu fatto oggetto da parte dei monaci di Vicovaro il cui cenobio era stato chiamato a dirigere, fece ritorno a Subiaco.

A Subiaco Benedetto visse per trent’anni, raggiunto da gruppi sempre più numerosi di monaci da lui organizzati in tredici monasteri (ognuno formato da dodici monaci e dal loro abate, in una sorta di geometria apostolica) di cui lui fu padre spirituale, reggendo la rete delle comunità con lo stesso rigore morale che lo aveva spinto ad abbandonare, ancora adolescente, Roma.

Tanto rigore non mancò di attirargli l’inimicizia di molti religiosi, al punto che verso il 530, dopo essere scampato ad un altro tentativo di avvelenamento, decise di abbandonare Subiaco e di stabilirsi sulla vetta del monte Cassino, dove sui resti di un antico tempio dedicato ad Apollo, edificò un nuovo monastero.

A Montecassino Benedetto rimase fino alla fine della sua vita terrena, e qui elaborò il suo lascito spirituale più importante, la Regola Monachorum, o Sancta Regula, composta da un Prologo e da 73 capitoli, destinata a regolare minuziosamente la vita dei monaci del suo ordine all’insegna del celeberrimo motto Ora et Labora.

Benedetto morì il 21 marzo 547 dopo 6 giorni di febbre fortissima e quaranta giorni circa dopo la scomparsa di sua sorella Scolastica, che nelle vicinanze di Cassino, a Piumarola, aveva nel frattempo dato origine al ramo femminile dell’ordine benedettino, e con la quale ebbe comune sepoltura.

IL FRANCOBOLLO



Emesso dall'Italia
il 29 settembre 1929

Dentellato 14
Yvert 250
IL SANTINO