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Nato intorno al 642 a Navan, in Irlanda, il giovane Colombano si applicò con successo allo studio delle lettere e della retorica, con una predilezione particolare per le Sacre Scritture. Secondo gli usi del tempo, imparò anche a cavalcare e a maneggiare le armi, e la sua buona predisposizione al lavoro lasciava presagire per lui un posto di rilievo all'interno di quella sorta di famiglia allargata che era il clan. Fu dunque con una certa resistenza che familiari e amici accettarono la sua decisione di ritirarsi, a 15 anni, nel monastero di Cluane Inis. Qui Colombano approfondì lo studio delle Scritture e imparò il latino, per poi passare a Bangor, importante città-monastero nell'Irlanda del nord, dove trascorse lunghi anni di ascetismo, meditazione, preghiera e mortificazioni corporali. Quando ormai pareva destinato a succedere all'abate Comgall nella guida della comunità monastica, l'ormai cinquantenne Colombano manifestò il desiderio di intraprendere la cosiddetta peregrinatio pro domino, pratica molto diffusa nella tradizione monastica celtica che consisteva in un viaggio di evangelizzazione dei popoli pagani. Intorno al 590 dunque, in compagnia di altri 12 monaci (e ancora una volta contro le aspettative della comunità) Colombano si mise in viaggio verso l'Europa, al tempo scossa dai rivolgimenti sociali che accompagnarono la dissoluzione dell'Impero Romano. Narrano le agiografie che i monaci si diressero dapprima verso l'isola di Man per poi approdare in Cornovaglia. Le notizie riguardanti una sosta all'isola di San Patrizio (dove si diceva che fosse sepolto, insieme al Santo Graal, Giuseppe d'Arimatea) e a Tintagel, mitico castello di re Artù, sono probabilmente leggende sovrappostesi in secoli successivi ai resoconti del viaggio di Colombano. Quella che invece è storicamente riconosciuta, è la loro presenza nella regione dei Vosgi, dove questi monaci di bianco vestiti, autorevoli e austeri come gli antichi druidi, lavoratori indefessi e predicatori appassionati, vennero ben accolti dalla popolazione. E dove tra il 590 e il 600 fondarono tre monasteri di cui uno, quello di Luxeuil, destinato a diventare una delle più grandi abbazie di Francia. Proprio a Luxeuil vennero elaborati i tre documenti che costituiscono la regola monastica di san Colombano: la Regula Monachorum, la Regula Cenobialis e il Paenitentiale, dove viene introdotta la novità della confessione privata in sostituzione di quella pubblica. Fu anche questa novità, oltre ad altre dispute di carattere teologico e ad alcune inimicizie politiche, a creare una serie di attriti con il clero locale e i regnanti burgundi fino a che, in un clima di aperta ostilità, Colombano fu dapprima imprigionato e poi espulso dalla regione e obbligato sotto scorta militare a rientrare in Irlanda. Sfuggiti, pare per intervento miracoloso, alla scorta Colombano e i suoi compagni si spostarono verso Parigi, cercando la protezione del re Clotario, per poi trasferirsi poco tempo dopo nella regione di Reims e di qui verso le zone ancora pagane lungo il Reno, fino a fondare sulle rive del lago di Costanza l'abbazia di Bregenz. Di qui, in compagnia del monaco Gallo, Colombano decise di passare in Italia, forse diretto a Roma per ottenere da papa Bonifacio IV l'approvazione della sua regola. A Roma Colombano non arrivò mai, e dopo che il suo compagno Gallo, ammalato, si era fermato in Svizzera fondando il monastero che in seguito sarà chiamato di San Gallo, si stabilì tra le montagne appenniniche, dove la regina Teodolinda gli riconobbe il diritto di fondare un nuovo centro monastico nella zona del monte Penice. Nell'autunno del 614, insieme al discepolo Attala, Colombano giunse a Bobbio, dove intraprese il restauro dell'antica chiesa di san Pietro, e intorno a quella iniziò la costruzione di quella che oggi è l'abbazia di San Colombano. Qui, al termine di una peregrinatio durata 25 anni, Colombano morì il 23 novembre del 615. Primo ad usare nei suoi scritti l'espressione latina totius Europae, è stato da Benedetto XVI definito "santo europeo" ed un movimento nato dalle comunità dei suoi fedeli ha presentato una petizione in Vaticano per fare di Colombano uno dei patroni ufficiale d'Europa. Intanto, grazie alla sua peregrinatio che, soprattutto negli ultimi anni, si era fatta frenetica è riconosciuto come patrono dei motociclisti.
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