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Anche se pare ormai certo che il padre Felice appartenesse a un ramo secondario della potente casata dei Guzmán, Domenico di Silos (come fu battezzato in onore del patrono dell’abbazia di Silos, poco lontana dal suo luogo di nascita) conobbe comunque un’adolescenza e una gioventù agiate. Nato il 24 giugno del 1170 a Caleruega, ricevette la prima educazione, anche religiosa, in famiglia da uno zio materno arciprete, per poi trasferirsi nella città di Palencia, sede della prima università spagnola, dove per oltre un decennio seguì i corsi di arti liberali e teologia. Fu in questo periodo che, poco più che ventenne, durante una delle ricorrenti carestie che funestavano la regione, si privò di tutti i suoi averi (ivi comprese la preziose pergamene sulle quali studiava) per aiutare i poveri. A 24 anni, quando terminò gli studi, la sua vocazione era ormai consolidata, e decise di entrare a far parte dei canonici regolari agostiniani della cattedrale di Osma. Il vescovo che lo consacrò sacerdote, Diego de Acevedo, nutriva per lui stima ed amicizia, al punto di volerlo con sé nel corso di una missione diplomatica in Danimarca e in un successivo viaggio a Roma. Fu durante questi viaggi che i due vennero a contatto con i missionari dell’Europa settentrionale ed ebbero modo di conoscere i problemi legati al diffondersi del movimento càtaro (in seguito bollato di eresia) nella Francia meridionale. E proprio alla predicazione nel sud della Francia li destinò papa Innocenzo III nel 1206, quando Domenico e Diego chiesero di poter essere sollevati dagli incarichi episcopali per dedicarsi all’evangelizzazione dei pagani. In Linguadoca Domenico rimase per 10 anni, anche dopo la prematura scomparsa dell’amico Diego, e qui si dedicò alla predicazione per contrastare quello che ormai era un vero e proprio movimento eretico, e contro il quale era stata addirittura proclamata una crociata. Domenico, che era comunque molto attratto dal rigoroso stile di vita dei càtari, pur collaborando attivamente con Folchetto, vescovo di Marsiglia, cercò sempre di mantenere un certo distacco dalle frange più violente della repressione degli eretici. In tutti quegli anni continuò ad insistere con i vari pontefici per la fondazione di un ordine tutto suo, un ordine di predicatori, che finalmente fu approvato nel dicembre del 1216 da papa Onorio III. Nasceva così l’ordine dei “cani del Signore”, come furono chiamati con un gioco di parole i frati di Domenico… domenicani, in latino dominicanes… Domini canes, appunto: cani del Signore, e come i cani, fedeli al loro padrone, e pronti alla difesa del gregge dei fedeli. Il nuovo ordine trovò presto nuovi proseliti, e si diffuse in particolar modo nei centri del sapere universitario dell’epoca, non a caso Domenico aveva studiato proprio in una delle università più antiche d’Europa; fu dunque a Parigi e a Bologna che si formarono i nuclei più attivi di reclutamento di nuovi frati predicatori domenicani. E a Bologna, dove si era stabilito dal 1217, si tennero i primi due capitoli generali dell'ordine dei Domenicani, nel 1220 e nel 1221. Tutto questo lavoro incise pesantemente sul già precario stato di salute di Domenico, che proprio nel convento di Bologna morì poco dopo la conclusione del secondo capitolo generale, il 6 agosto 1221. Canonizzato appena 13 anni dopo da papa Gregorio IX, il suo corpo riposa nella basilica a lui intitolata dai fedeli bolognesi, che lo hanno proclamato “patrono e difensore perpetuo della città”. |
IL FRANCOBOLLO Emesso dal Vaticano il 15 novembre 1967 Dentellato 13 Yvert 1492 |
IL SANTINO |