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SAn gregorio illuminatore | ||
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Le poche notizie storiche che abbiamo del giovane Gregorio ci dicono che egli era il figlio di Anak, un nobile partico probabilmente legato da vincoli di lontana parentela con i re della dinastia arsacide, che regnava in Armenia da prima della nascita di Cristo. Poco dopo la sua nascita, avvenuta nell’anno 257, sembra che il padre si sia trovato coinvolto in un complotto, probabilmente ordito dalla dinastia dei Sasanidi, rivali degli Arsacidi, e accusato dell’assassinio del re dell'Armenia Cosroe II. Anak fu messo a morte, e il giovane Gregorio si salvò dallo sterminio del resto della famiglia fuggendo con la madre a Cesarea di Cappadocia, dove grazie a un nobile amico fu educato alla fede cristiana. Tornato in Armenia da adulto, Gregorio entrò al servizio del re Tiridate III, figlio del re assassinato, ma essendosi rifiutato di sacrificare a una deità pagana, cadde in disgrazia e, sottoposto a tortura, finì col rivelare la sua vera identità. Tiridate lo fece allora imprigionare in un luogo chiamato Khor Virap, il “pozzo profondo”, dove sarebbe probabilmente morto se, qualche tempo dopo, il re non fosse caduto preda di un morbo misterioso che, secondo certe fonti agiografiche, lo stava pian piano tramutando in cinghiale. In questo frangente la sorella di Tiridate, segretamente convertita alla fede cattolica, ricevette in sogno l’annuncio che solo Gregorio, intercedendo presso il Dio dei cristiani, avrebbe potuto fare qualcosa per il re malato, e convinto il fratello a liberarlo lo portò nuovamente a corte, dove Gregorio operò il miracolo. Tiridate, profondamente colpito dall’accaduto, volle essere battezzato insieme a tutto il suo popolo. Correva l’anno 301, e l’Armenia, mentre in tutto l’impero romano infuriavano le persecuzioni di Diocleziano, divenne così il primo stato a riconoscere il cristianesimo come religione di stato. Gregorio, consacrato vescovo (katholikos) di Armenia, si dedicò ad illuminare (e di qui l’attributo di Illuminatore) il popolo armeno viaggiando in lungo e in largo per tutto il regno per predicare e distruggere i templi pagani, costruendo chiese al loro posto. A Echmiadzin, ancora oggi città sacra della Chiesa Apostolica Armena, Gregorio volle costituire il centro spirituale del regno. Dopo anni di predicazione, e dopo aver consacrato vescovi di Armenia i figli Aristace e Vertane, rinunciò al patriarcato per vivere da eremita fino alla morte, che avvenne nell’anno 332. In Italia è noto come san Gregorio Armeno, ed il suo nome è legato alla via napoletana nota in tutto il mondo come “via dei Presepi” per la presenza di innumerevoli botteghe artigiane di statuine. Lungo la via, situata nel centro più antico di Napoli, si affaccia il complesso monastico a lui dedicato, nella cui chiesa è conservata la reliquia del suo teschio, qui giunta per sottrarla alle devastazioni dei saraceni. La sua mano destra si trova invece a Echmiadzin, e con essa viene benedetto ogni nuovo katholikos della Chiesa Apostolica Armena. Nella città di Nardò, che lo venera come patrono in virtù della protezione accordatale durante il tremendo terremoto che si verificò il 20 febbraio 1743, si trova invece la chiesa raffigurata nel santino, che curiosamente, non è intitolata a lui, ma a Maria Assunta: al suo interno però, in una cappella, sono custodite altre sue reliquie. |
IL FRANCOBOLLO Emesso dalla Città del Vaticano il 15 febbraio 2001 Yvert 1225 Dentellato 11¾ |
IL SANTINO |