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SAnt'agnese vergine | ||
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Poco o nulla sappiamo dell’infanzia della santa martire romana Agnese, e anche la tradizione che la vuole figlia di una famiglia patrizia della capitale imperiale è oggi messa in discussione dagli storici. Perfino il nome, di cui è evidente la derivazione dal greco aghnés, che significa “pura” o “casta”, pare essere un soprannome, un appellativo chiaramente riferito alle circostanze del suo martirio. traduzione dell’aggettivo greco, fu usato forse simbolicamente come soprannome per esplicare le sue qualità. Secondo il parere di alcuni storici, Agnese avrebbe subito il martirio il 21 gennaio di un anno imprecisato durante la persecuzione di Valeriano (258-260), mentre altri, pur concordando sul giorno, tendono a collocare il fatto durante la persecuzione di Diocleziano, nel 304. In ogni caso la sua celebrazione è fissata al 21 gennaio già dai primissimi martirologi romani, e molti sono i testi antichi che di lei fanno menzione, a cominciare dal quasi coevo Depositio Martyrum, del 377. E se la sua leggendaria Passio, inizialmente attribuita a sant’Ambrogio, è oggi universalmente riconosciuta come posteriore al V secolo, restano valide le informazioni, per quanto spesso vaghe, sulla sua vita che possiamo ritrovare del De Virginibus, scritto nel 377 proprio da sant’Ambrogio, nel carme a lei dedicato da papa Damaso (nato proprio nel 304 d.C.), e nel Peristephanon di Prudenzio, quest’ultimo databile ai primi anni del V secolo. Da queste ed altre testimonianze ricaviamo la figura di una giovinetta educata secondo i principi cristiani, di famiglia sicuramente benestante e forse addirittura discendente dalla gens Clodia, della quale si innamorò il figlio del prefetto di Roma. Agnese, che nonostante la giovane età aveva già deciso di consacrare la sua vita al dio dei cristiani, rifiutò le profferte amorose del suo coetaneo, e questi la denunciò come cristiana al padre. Pare che il prefetto, vista l’ostinazione con la quale la giovane difendeva la sua castità, avesse dato in un primo momento l’ordine di aggregarla al collegio delle Vestali e, indispettito dal rifiuto della giovinetta che non accettava questa destinazione pagana, avesse finalmente deciso di rinchiuderla in un postribolo. Qui però, miracolosamente, nessun avventore osò alzare la mano su di lei, e leggenda vuole che l’unico che provò a farlo sia stato accecato dal fulgore di un angelo bianco apparso a proteggerla. Fu quindi esposta nuda davanti al postribolo, situato in piazza Navona nel luogo dove oggi sorge la chiesa di Sant’Agnese in Agone a lei dedicata, ma i suoi capelli di colpo crebbero tanto da nasconderne le nudità ai presenti. Accusata di magia, fu improvvisato per lei un rogo, ma le fiamme risparmiarono il suo corpo. Finalmente un soldato le aprì la gola con un colpo di spada. La data del 21 gennaio pare faccia riferimento alla deposizione dei suoi resti in un cimitero ipogeo cristiano situato al secondo miglio della strada Nomentana, oggi noto col nome di Catacombe di Sant’Agnese: qui l’imperatore Costantino fece costruire una basilica dedicata ad Agnese e un mausoleo per la figlia Costantina; oggi l’intera area è inglobata nella più tarda Basilica di Sant’Agnese. A testimonianza di quanto il culto della santa sia stato vivo attraverso i secoli nella sua città, su quella che si riteneva essere la sua casa natale il cardinale Domenico Capranica fece costruire nel 1457 l'Almo Collegio Capranica, un seminario destinato alla formazione ecclesiale dei giovani romani, ponendolo fin dalla fondazione sotto la protezione di sant’Agnese. Invocata come protettrice dai soggetti affetti da calvizie, è patrona delle vergini, delle fidanzate e dei tricologi; l'iconografia la raffigura spesso con un agnello in braccio, simbolo di candore e purezza, e chiara allusione alla modalità del suo martirio. |
IL FRANCOBOLLO Emesso dalla Spagna il 24 marzo 1969 Dentellato 13 ¼ Yvert 1561 |
IL SANTINO |