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Come spesso capita quando si parla di santi dei primi secoli del cristianesimo, anche di Servazio mancano notizie precise circa il luogo e la data di nascita. A differenza però di molti altri santi e sante della stessa epoca che sono spesso personaggi leggendari, esiste una ragionevole certezza che un vescovo recante il nome di Servatius (o secondo Gregorio di Tours, Aravatius) abbia veramente amministrato la diocesi della più antica delle città del Belgio, Atuatuca Tungrorum, capitale del regno dei Tungri, già descritta da Giulio Cesare e oggi nota col nome di Tongeren. Uno dei criteri che guidano gli storici nella determinazione della plausibilità di un personaggio intorno al quale si intrecciano realtà e leggenda è infatti quello della contemporaneità delle attestazioni, e queste per Servazio non mancano: ci parlano di lui Martino di Tours e Sulpicio Severo, suoi contemporanei e, a distanza di meno di un secolo, Maggioriano e Siagrio. Anche Gregorio di Tours, ma sono già passati due secoli, ci offre ampi stralci della vita di quello che lui chiama Aravatius, ma già nel suo testo è possibile notare segni di ampi inserti leggendari e di probabile sovrapposizione con almeno un personaggio più recente. Non c’è infatti nessuna certezza che Servazio sia nato in Armenia, a Penestria, e che sia stato addirittura un discendente in linea diretta di sant’Anna (e quindi “cugino” del Cristo), né che sia stato ordinato sacerdote a Gerusalemme e inviato nelle Gallie per volere di un angelo apparsogli proprio durante la cerimonia dell’ordinazione. Si sa invece per certo che partecipò ai lavori del concilio di Sardica, nel 343, dove insieme ad Atanasio di Alessandria si batté per ristabilire l’ortodossia del dogma trinitario contro l’eresia ariana. E’ quindi probabile che per evitare l’espandersi della dottrina eretica nelle Gallie, Servazio sia stato incaricato di raggiungere Tongeren, esattamente come Atanasio si era stabilito nella non lontana Treviri. La presenza dei due è attestata nel maggio del 346 al concilio di Colonia, un sinodo locale che dichiarò la destituzione del vescovo Eufrata, accusato appunto di arianesimo. Nel 359 partecipò anche ai lavori del concilio di Rimini. Quando sia stato nominato vescovo di Tongeren non è noto, ma indubbiamente lo fu, perché fin dalle sue prime tracce iconografiche è riprodotto con i paramenti caratteristici dei vescovi, e alla sua attività episcopale viene fatta risalire la costruzione di almeno due chiese: la basilica di Nostra Signora di Tongeren (i cui resti più antichi risalgono appunto al IV secolo) e quella omonima di Maastricht, il “guado sulla Mosa”, dove nel 333 l’imperatore Costantino aveva fatto erigere una imponente fortificazione romana. A Maastricht, secondo Gregorio di Tours, Servazio morì e fu sepolto, anche se attualmente si tende a ritenere più plausibile Tongeren come luogo della morte e della prima sepoltura. A Maastricht i resti di Servazio sarebbero stati traslati (e sepolti in una cripta di una chiesa a lui dedicata) nel VI secolo, con tutta probabilità contestualmente al trasferimento della sede episcopale da Tongeren a Maastricht. Anche la data esatta della sua morte, il 13 maggio del 384, è stata desunta a posteriori dagli studiosi della Società dei Bollandisti, che dal XVII secolo lavora alla compilazione degli Acta Sanctorum. Nella tradizione popolare (soprattutto belga, olandese e francese) san Servazio è, insieme a san Mamerto, san Pancrazio e san Bonifacio di Tarso, uno dei “santi di ghiaccio” di maggio, le cui festività cadono tra l’11 e il 14 di maggio, giorni che secondo una credenza popolare corrisponderebbero all’ultimo peggioramento climatico della primavera, prima dell’affermarsi definitivo della bella stagione. Avant St. Servais, point d'été. Après St. Servais, plus de gelée… prima di san Servazio niente estate, dopo san Servazio niente gelate, recita infatti uno dei tanti proverbi a lui dedicati. |
IL FRANCOBOLLO Emesso dai Paesi Bassi l'8 maggio 1984 per i 1500 anni dalla morte Dentellato 12¾ x 14 Yvert 1220 |
IL SANTINO |