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SAn tommaso apostolo | ||
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Or Tommaso, detto Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando venne Gesù. Era stato lui a commentare con fatalistico disincanto la decisione di Gesù di tornare in Giudea, dove gli Ebrei avevano precedentemente tentato di lapidarlo, per resuscitare Lazzaro; gli apostoli si oppongono, ma il Maestro è determinato, e Tommaso conclude: “Andiamo anche noi a morire con lui!” (Gv 11,16). Ed era sempre stato lui, durante l’Ultima Cena, a dare voce al suo dubbio su ciò che sarebbe dovuto accadere dopo la Crocifissione: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?” (Gv 14,5) Insomma un personaggio, quello del Gemello (perché questo è il significato sia del suo nome Tommaso in aramaico, sia del suo soprannome Didimo in greco) trascurato dai tre evangelisti sinottici, e posto in una luce quanto meno “poco positiva” nel quarto e più tardo dei vangeli canonici. Singolarità che taluni pongono in relazione con l’esistenza, tra i tanti apocrifi, di un Vangelo di Tommaso datato dai più come di poco posteriore ai sinottici, e quindi praticamente coevo di quello di Giovanni, di cui erano perse le tracce a partire dal III° secolo, dopo la fine dei movimenti gnostici, e frammenti del quale sono stati recuperati sia a Ossirinco che, ben più corposi, a Nag Hammadi. “Ecco le parole segrete che Gesù Vivente ha detto e che Didimo, Giuda Tommaso, ha trascritto”, così inizia il manoscritto rinvenuto nel 1945 a Nag Hammadi, nel quale si delinea una visione gnostica che non poteva non entrare in contrasto con la costruzione teologica di Giovanni: di qui la sua descrizione, a dir poco critica, degli atteggiamenti di Tommaso. Che invece doveva essere una personalità di rilievo, se si considera che la tradizione popolare cristiana a lui attribuisce anche un Vangelo dell’Infanzia, detto anche Pseudo-Tommaso, che raccoglie circa 20 notissimi episodi dell’infanzia di Gesù, dalla fuga in Egitto ai 12 passerotti d’argilla che volano via, dal figlio dello scriba Anna seccato come un albero per avere rovinato un gioco di Gesù alla predicazione nel Tempio: di questi, alcuni sono narrati anche nei sinottici, altri sono arrivati a noi solo tramite le trascrizioni dello Pseudo-Tommaso. A Tommaso, tra l’altro, viene attribuita anche un'Apocalisse (e senz’altro troppo tarda per essere davvero scritta da lui), una Lettera di Tommaso il Contendente che ricalca per certi versi il suo Vangelo, e la raccolta degli Atti di Tommaso, secondo i quali l’apostolo sarebbe andato incontro al martirio il 3 luglio del 72 nella città di Mylapore, nel sud dell’India, per volere dell’imperatore Vasudeva I. Sulla missione evangelizzatrice di Tommaso oltre i confini orientali dell’impero Romano, prima in Persia, poi lungo le coste occidentali dell’India, e finalmente nell’India sud-orientale paiono non esserci dubbi, e già a metà VI° secolo, Costantino di Antiochia, mercante, cartografo e filosofo riferiva di aver inaspettatamente trovato, durante un viaggio in India, alcuni gruppi di cristiani, e di aver saputo che il Vangelo era stato portato ai loro avi da Tommaso apostolo. Anche Marco Polo, sul finire del 1200, conferma la presenza di Tommaso in India, citando nel suo Milione una leggenda locale che lo voleva ucciso per errore da un cacciatore di pavoni mentre era raccolto in preghiera in un boschetto. |
IL FRANCOBOLLO Yvert 168
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IL SANTINO |