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SAn trifone | ||
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Come spesso accade con i martiri dei primi secoli del cristianesimo, le prime attestazioni riguardanti Trifone non sono coeve, ma sono contenute in un racconto agiografico risalente all’VIII secolo. Stando a questo scritto, Trifone sarebbe stato di umile origine, un contadino o addirittura un guardiano di oche, nato nel 232 d.C. in un piccolo villaggio vicino a Nicea, sulle rive dell’Ellesponto, e questo fatto giustificherebbe la venerazione di cui gode tra i giardinieri e i viticoltori che spesso lo invocano contro le invasioni delle cavallette. Secondo altri invece era un giovanetto di buona famiglia, nato e cresciuto nella città di Nicea da genitori cristiani e fin da piccolo dedito allo studio delle sacre scritture e alla preghiera. Su una cosa gli agiografi concordano: il giovanissimo Trifone era noto per la sua fede incrollabile e per i miracoli compiuti. Di lui si racconta che per ben due volte riuscì a cacciare il demonio, che si era manifestato sotto le spoglie di un basilisco, dal corpo della figlia dell’imperatore Marco Antonio Gordiano; si dice anche che in diverse occasioni, e senza pretendere nulla in cambio, abbia liberato i campi da stormi di locuste capaci di oscurare il sole. Il favore popolare e la riconoscenza imperiale a nulla gli valsero però qualche anno più tardi, quando un altro imperatore, Decio Traiano, nel quadro di una politica tesa a restaurare il culto degli antichi dei di Roma, emanò un editto che obbligava tutti i cittadini dell’impero a offrire sacrifici agli dei, ordine al quale molti cristiani si rifiutarono di obbedire. Correva l’anno 250, e Trifone, appena diciottenne, fu condotto alla presenza del prefetto della città, riuscendo a convincerlo delle sue ragioni e a convertirlo al cristianesimo. Questo però non bastò a salvarlo dalla tortura e dal martirio per decapitazione. Il suo culto era molto praticato a Costantinopoli, dove le sue spoglie giacquero fino all'inizio dell'anno 809, quando furono trafugate da alcuni marinai veneziani che durante il viaggio di ritorno in patria furono sorpresi da una tempesta davanti alla città di Cattaro. Attribuendo il fortunale all’ira del santo, invocarono il suo perdono e la propria salvezza, e quando finalmente riuscirono a prendere terra, costruirono in suo onore una basilica dove seppellirlo. In Oriente la sua memoria è sempre stata celebrata nei primi giorni di febbraio (il 1°, secondo il calendario gregoriano, o il 14, secondo quello giuliano) ma, a testimonianza della confusione che spesso regna nelle tradizioni riguardanti i santi dei primi secoli del cristianesimo, vale la pena ricordare che fino a qualche tempo fa il Martirologio Romano (la cui ultima revisione maggiore risale al 2004) contemplava anche un altra data, il 10 novembre, in cui unitamente ai santi Respicio e Ninfa, si celebrava un Trifone, martire a Nizza. Il giorno 10 novembre, secondo alcune fonti, corrisponderebbe a quello della definitiva traslazione delle sue spoglie (ad eccezione della testa) da Cattaro a Roma intorno all’anno 1000, ed è evidente il possibile equivoco tra la città di Nizza, in Francia, e quella di Nicea, in Turchia. Quanto a Respicio e a Ninfa, i loro nomi non compaiono più nel Martirologio Romano, ma santa Ninfa continua ad essere venerata a Palermo come patrona della città e una sua statua adorna uno degli angoli (canti) della centralissima piazza Villena, popolarmente chiamata Quattro Canti, insieme a quelle delle altre compatrone Agata, Oliva e Cristina, come lei vergini e martiri. |
IL FRANCOBOLLO Emesso dalla Croazia il 3 febbraio 2009 1200° anniversario dello sbarco a Cattaro Yvert 839 Dentellato 14 |
IL SANTINO |