Una successione di sbarre che dividono plasticamente chi sta di qua e chi sta di là: al di là volti di persone sorridenti, tutte maschili, con le lacrime agli occhi – lacrime di gioia - e in primo piano mani arcobaleno che tengono coloratissimi pallonccini. Così Gaetano Puzzangaro, detenuto nella Casa di reclusione di Milano Opera ha rappresentato la sesta Opera di misericordia: Visitare i carcerati, riprodotta sulla cartolina predisposta da Poste Italiane a ricordo dell’incontro “Giubileo della Misericordia – Visitare i carcerati” del 28 settembre.
Ecco come l’autore descrive l’allegra, e al tempo stesso struggente, illustrazione:
L’incontro con i familiari è il momento più agognato da una persona reclusa può desiderare. E’ l’incontro con gli affetti, con l’amore, con la gioia. E’ il momento dove ti senti nuovamente parte integrante del nucleo familiare.
Ho creduto sempre nell’importanza delle piccole cose. Se ci si pensa, la vita è fatta di un insieme di piccole cose, quelle piccole cose che spesso sfuggono a molti, ai distratti, ma che esprimono gran parte del senso della vita.
La loro essenza l’ho trovata in una carezza, begli abbracci, in un sorriso regalato.
Per un lungo, lunghissimo tempo questa summa di emozioni – sensazioni è venuta meno, e quello che doveva essere un momento di emozione nella gioiosa comunione familiare era divenuto, invece, motivo di profonda amarezza, quasi di rifiuto perché i colloquio avvenivano attraverso un vetro divisorio che rendeva tutto glaciale¸ penoso, privo di significato, stressante; non era possibile finanche sentire l’odore dei propri cari. E il dolore vivo, quasi palpabile, era impresso nel viso di chi mi veniva a trovare.
Il motivo per cui ho deciso di rappresentare la visita ai carcerati, una delle Opere di misericordia, in maniera semplice, quasi fanciullesca, va ricercato nella nuova condizione degli incontri con i familiari, nel primo colloqui che feci senza il vetro divisorio. Ricordo che era nata Anna, una delle mie numerose pronipoti. Lei portò la gioia, i giochi e i giocattoli colorati, i pastelli con cui mi colorava le mani. Insieme a lei e al resto della mia famiglia arrivarono abbracci, carezze, baci.
Uno dei principi di quest’Opera di misericordia è di”adoperarsi per liberare”. E quale libertà più autentica ci può essere nell’essere libero di abbracciare...?
Questa categoria di libertà, di colori, di palloncini e ciò che mi ha mosso per realizzare il disegno: mani dipinte con colori arcobaleno come a rappresentare una condizione di vita nuova...espressa da mani familiari che si stringono nuovamente.
E come ogni nuova vita, o se si vuole, in ogni festa che si rispetti, come da cornice non ci potevano che essere dei palloncini.