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Un sorriso filatelico dietro le sbarre


Protocollo di intesa per la Filatelia nelle Carceri

Mercatini di Natale alla Casa di reclusione di Bollate
di Danilo Bogoni

Con i mercatini di Natale, allestiti nella Casa di reclusione di Milano Bollate, sono tornati a far capolino i francobolli. Protagonisti di un buon numero di pannelli letteralmente tappezzati di francobolli. “Uno diverso dall’altro”, e suddivisi per argomento, dicono orgogliosi del loro lavoro Giuseppe Curto e Lucio Rubolino.

I quali, coordinati da Catia Bianchi, sensibile educatrice ed entusiasta responsabile delle attività culturali del carcere, e dal volontario Renato Mele, che a sua volta si occupa della biblioteca della Casa di reclusione, hanno ripreso l’attività del Circolo filatelico “Intramur” fondato nel 2007 da Sante Merlini; attività che si era interrotta con il ritorno in libertà del suo fondatore.

Nel 2010 la Seconda Casa di reclusione di Milano ospitò, dal 25 al 27 novembre, quella che è ancora adesso considerata la prima Mostra filatelica tra le sbarre. Realizzata con materiali che commercianti, associazioni e privati, su richiesta di Sante Merlini, avevano mandato in omaggio. “Quando si sta davanti ai propri francobolli – ammise in quell’occasione Sante Merlini – ci sembra di essere fuori, liberi. Col francobollo si riesce a coltivare interessi, a sviluppare conoscenze. Il francobollo, insomma, accomuna”. Infatti il 27 novembre di quello stesso 2010 le porte del carcere si aprirono così che tutti, volendolo, poterono entrare, conoscere i componenti del Circolo filatelico “Intramur” e ammirare i loro semplici ma significativi elaborati.

Nell’occasione anche Poste Italiane han varcato i portoni della Casa di reclusione, aprendo addirittura un Ufficio postale temporaneo dotato di un annullo ricordo raffigurante una veduta del carcere e completato dalle scritte: “Prima mostra filatelica tra le sbarre Circolo filatelico ‘Intramur’”. Su istanza del Circolo, la tipografia dell’Istituto stampò una cartolina con due persone senza volto, tratta da un quadro di Salvatore Falbo, fotografata da Remi N’Diaye sul retro della quale è stampata questa frase …”la scrittura fa trovare tanti amici dei quali non conosciamo il volto”. Come quelli, appunto, disegnati da Salvatore Falbo.

L’iniziativa non rimase un fatto isolato. Nel marzo dell’anno seguente, il 2011, la collezione venne presentata nell’ambito di “Milanofil”, il salone internazionale della filatelia di Poste Italiane allestito in Fiera ed anche in questo caso il Circolo filatelico “Intramur” venne ricordato con cartolina e annullo postale: una bianca colomba che oltrepassa le sbarre di una cella ed una mano pronta a ricevere speranzosa una lettera. Il solo mezzo, o quasi, col quale i reclusi possono comunicare con l’esterno, mantenere rapporti ed intesserne di nuovi.

Dall’evento milanese Filatelia di Poste Italiane maturò l’idea di dar vita ad un qualcosa di concreto, di duraturo: il Progetto formativo di carattere sociale denominato “Filatelia nelle carceri”, sfociato nell’apposito Protocollo d’intesa firmato dai ministeri della Giustizia, dello Sviluppo economico, da Poste Italiane, dalla Federazione fra le società filateliche italiane e dall’Unione stampa filatelica italiana, che si prefigge di “fornire strumenti dedicati ad ampliare le conoscenze dei detenuti in un’ottica di rieducazione e di reinserimento nella società; sviluppare le abilità trasversali derivanti dall’osservazione, la riflessione, l’ordine propri dello studio dei francobolli; avvicinare i detenuti al mondo della Filatelia attraverso corsi didattici/formativi, al collezionismo filatelico” .