S. P. del Regno delle due Sicilie

 

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I moti del 1848/49 in Sicilia

di Giuseppe MARCHESE (La Posta Militare n. 74/1996)

Premessa e fatti storici

Il 12 Gennaio 1848 scoppia a Palermo la rivoluzione siciliana che si estende ben presto con estrema virulenza in tutta l’isola.

Dopo un primo periodo in cui il potere viene esercitato da un Comitato Generale, da cui dipendono i vari Comitati Periferici, si adotta il sistema bicamerale previsto dalla Costituzione del 1812 - Camera dei Pari e Camera dei Comuni - mentre il potere esecutivo veniva esercitato da un Presidente del Governo e da 6 Ministri da lui nominati.

Il 28 Marzo 1848 la Trinacria, antica figura simbolica della Sicilia, viene eletta come simbolo nazionale. Il primo Aprile si decide di inviare a Roma, Torino e Firenze una bandiera nazionale.

Lo stesso primo Aprile il Parlamento dichiara “a nome della Nazione agli altri Stati d’Italia che la Sicilia già libera ed indipendente intende far parte dell’unione e federazione Italiana”.

Sono questi due atti che danno inizio alle relazioni diplomatiche tra la Sicilia e gli altri Stati d’Italia.

Il 13 Aprile 1848 il Parlamento generale di Sicilia dichiara decaduto per sempre dal trono di Sicilia Ferdinando di Borbone e la sua dinastia, chiamando al trono un principe italiano.

 

Le relazioni postali

In questa cornice storica si innestano le difficoltà dei collegamenti postali tra l’isola e le varie località mediterranee e continentali che risentono fin dai primissimi giorni della situazione politica.

Per sommi capi la trasmissione delle lettere da e per la Sicilia prima dei moti del 1848 avveniva in questo modo:

1) Da e per Napoli.

a) via mare per mezzo di piroscafi postali;

b) via mare per mezzo dei battelli commerciali;

c) via terra tramite il percorso dei Corrieri a cavallo.

Da notare che Napoli istradava le lettere che andavano o venivano da altri Stati europei ed extraeuropei, sia per via di terra, sia per via di mare per mezzo dei Piroscafi napoletani e di quelli francesi.

I percorsi per via mare tramite i vapori napoletani erano bisettimanali tra Palermo e Napoli e settimanali tra Napoli e Messina, mentre si avevano frequenti occasioni per spedire le lettere coi battelli commerciali che con una spesa aggiuntiva si incaricavano di trasportare la posta tra Napoli e la Sicilia. Le missive venivano consegnate alle poste della località di arrivo.

Il percorso via terra era giornaliero per la posta Napoli-Messina.

Da Messina le lettere venivano istradate secondo le varie destinazioni.

Per Palermo, Trapani e varie località isolane le lettere venivano inoltrate sia col percorso di Messina Marine (bisettimanale) sia col percorso Messina Montagne (trisettimanale) per cui 5 giorni su 7 arrivava posta dal continente e vi veniva spedita.

Per le altre località dell’isola si avevano spedizioni trisettimanali o bisettimanali a secondo del servizio interno espletato.

2) Per l’Italia.

La convenzione postale franco-napoletana stipulata nel 1842, dava facoltà ai due stati contraenti di trasportare la posta nelle località italiane, a Malta e in Grecia a seconda della convenienza, ma per effetto dell’art. 7 della convenzione i francesi potevano prelevare e consegnare la posta solo dal porto di Napoli. Secondo questa clausola le lettere dirette o provenienti dall’isola, e dirette a Napoli, potevano essere trasportate solo dai battelli a vapore napoletani.

3) Tra la Francia, stazioni francesi del Mediterraneo.

Per la corrispondenza inoltrata e diretta in dette località era valida la convenzione postale tra Napoli e Francia per l’inoltro delle lettere per Via di mare a mezzo dei battelli a vapore napoletani o francesi.

La poca consistenza della marina mercantile napoletana faceva sì che la maggior parte delle missive veniva trasportata dai vapori postali francesi.

Come detto vi era una clausola particolare in questa convenzione postale: tutte le lettere dovevano essere trasportate a Napoli il quale era l’unico punto dove poteva essere scambiata la corrispondenza, (in arrivo o in partenza), mentre i posti di scambio erano per la Francia più di uno e precisamente: Parigi, Marsiglia, Costantinopoli, I Dardanelli, Smirne, Alessandria d’Egitto.

L’imposizione di essere solo Napoli posto di scambio arrecava un grave danno alla Sicilia, danno oltre di tempo anche di denaro. Di tempo perché i Vapori in partenza dalla Francia non potevano trasportare la posta direttamente a Messina, o altra località siciliana, ma portarla a Napoli. Da qui o per via mare o per via terra veniva inviata alla destinazione finale.

Di denaro perché nel computo della tassa totale, oltre a quella dovuta alle poste francesi, se ne doveva corrispondere quella interna del tragitto da Napoli alla sua destinazione.

È possibile che tale sistema non solo permetteva alle casse postali di Napoli, di introitare somme in più - ricordiamo che i due rami delle poste erano separati - ma aveva agli occhi dei governanti di allora anche il pregio di poter controllare la corrispondenza dei propri sudditi, specie di quelli più riottosi. Infatti è noto che al pari di altre nazioni “più evolute” nel regno delle Due Sicilie allignasse il vizio di controllare la corrispondenza dei cittadini.

4) Per e da Malta.

I collegamenti con questa isola venivano tenuti da piccole compagnie di navigazione, come la Società dei Battelli a Vapore Siciliani di Vincenzo Florio, la compagnia Sicard, napoletana, sia infine dai battelli francesi ed inglesi.

 

IL SERVIZIO POSTALE DURANTE I MOTI

L’organizzazione postale

Il Governo Provvisorio, e per sua mano il Comitato Secondo Finanze, decide di collegarsi ai vari rami della Amministrazione in modo più diretto e organico, creando la figura del “Commissario politico”.

Per l’Amministrazione delle Poste è nominato “Commissario delegato del Potere Esecutivo”, Pietro Cattani conte d’Aceto.

Il nuovo “Commissario” ha ampia facoltà di manovra all’interno dell’Amministrazione postale, in quanto la carica era squisitamente politica e si collega direttamente all’esecutivo.

In questa nuova impostazione è ampiamente ridimensionata la carica di “Amministratore Delegato” che per molti anni era stata la cinghia di trasmissione tra burocrazia e la corte.

Tutte le altre cariche, sia della Direzione che negli altri uffici minori, sono confermate.

Di rilevante interesse lo spostamento della Direzione postale da Noto a Siracusa, ripristinando la vecchia Provincia che era stata soppressa dopo le manifestazioni del 1837.

 

Le Tariffe

a) Le tariffe per le lettere

La rivoluzione siciliana del 1848 ha profonde ripercussione sul sistema postale connesso alla convenzione con la Francia perché essa non ha efficacia in questo periodo per le corrispondenze dirette o partenti dalla Sicilia.

Si ritorna quindi al precedente sistema della tassazione interna per le lettere in partenza. In arrivo la lettera è assoggettata al pagamento della tassa di percorso marittimo e della tassa finale di percorso terrestre, indipendentemente dal fatto che il trasporto sia effettuato dai vapori del Mediterraneo sia dalla Compagnia Sicard o da altre compagnie private che operavano nel Mediterraneo.

L’autorizzazione al trasporto delle lettere alle compagnie private, e quindi ai vapori commerciali, apre un nuovo capitolo nella tassazione delle lettere, capitolo in cui vi è una variabile in più derivata da un porto “via mare” non approvato dai governi, ma lasciato pattuire al libero mercato. Ne consegue che una lettera trasportata da una compagnia può avere una tassa diversa da un’altra che abbia identiche caratteristiche, per il solo fatto di aver pagato in più il trasporto via mare.

L’accordo del Maggio 1848 tra i postali francesi e la Sicilia prevede il pagamento delle seguenti tariffe:

Viene altresì precisato: “Resta inteso che le corrispondenze di ogni natura, originarie o alla destinazione della Francia e dell’Algeria, dovranno pagare, indipendentemente dalle tasse per la via di mare sopracitate, le tasse volute dalla tariffa di Marsiglia”.

Naturalmente queste tasse sono riscosse in arrivo e ci interessano soltanto per calcolare l’esatta tariffa che ogni lettera dovrà pagare.

In questo periodo di difficili comunicazioni internazionali alcuni Stati accettano di trasportare corrispondenza adoperando tramite anche i locali uffici diplomatici di cui dispongono.

È il caso del Governo francese che tramite il proprio console a Messina comunica le tariffe cui sono soggette le lettere in partenza e in arrivo in Sicilia:



Queste tariffe sono quelle spettanti al postali francesi a cui si deve aggiungere “nella intelligenza che le infrascritte tasse sono indipendenti dal diritto di percorrenza in Sicilia, del quale debbono continuar a gravarsi le lettere tanto in partenza, che in arrivo, calcolato rispetto a Messina, ch’è punto di frontiera”.

Anche il Console Inglese a Messina che avvia la corrispondenza a Malta tramite la sua valigia impone la tassa:

Rispetto alla precedente tariffa convenzionale di gr. 15 per lettera semplice, gr. 30 per lettera di due fogli e gr. 60 per oncia, vi è consistente aumento a favore delle navi che effettuano il trasporto postale.

b) Le tariffe dei giornali

Dal 1845 le tariffe dei giornali circolanti dei reali domini corrispondono a mezzo grana per foglio unico e un grana per giornali fino a tre fogli, moneta di Napoli.

La stessa tariffa è valida per gli inoltri per via di mare.

Per quanto riguarda l’estero vi è una sostanziale differenza tra giornali diretti o provenienti dall’estero.

Mentre i primi pagano un grano a foglio, i secondi hanno una tariffa diversa a secondo se trattano argomenti scientifici e letterari o argomenti politici.

Se appartenevano alla prima categoria pagano grani 4 se provenienti dall’Italia e grani 5 se provenienti da altri Stati d’Europa, mentre i secondi pagano 10 grani se italiani e 17 se europei, sempre riferita a foglio.

Analoga tassa è corrisposta per i giornali con percorso per via mare.

È evidente la determinazione di penalizzare i giornali periodici a carattere politico rispetto ad altre pubblicazioni, determinazione che spinge a tassare i giornali per oltre tre volte il costo di una lettera semplice.

 

I Collegamenti postali

I percorsi interni

I collegamenti interni si mantengono normali fino alla caduta di Messina. Dopo quella data vi sono delle difficoltà notevoli sia per completare i percorsi postali, sia per far giungere e di ricevere corrispondenza dalla città di Messina.

L’interruzione prosegue con l’occupazione di Messina del Settembre 1848 e anzi si aggrava perché in questo periodo tra l’isola e la città di Messina non è possibile nessun contatto epistolare.

Le uniche possibilità di scambiare lettere attraverso la linea di demarcazione sono possibili tramite la flotta franco inglese, che garantisce lo stato di tregua.

Dal 10.9.1848 la Giunta delle Poste, in periodo di rivoluzione siciliana, propone di “stabilirsi delle staffette straordinarie per le diverse corse”, tra le quali una da Palermo a Catania, ma già sette giorni dopo dispone “togliersi le staffette di Trapani, Girgenti, Siracusa”.

Le corrispondenze trasportate con le staffette non portano nessun segno distintivo particolare.

 

I Collegamenti postali oltre la Sicilia

a) percorso via mare

Con l’inizio della Rivoluzione siciliana il sistema postale, rigidamente controllato da Napoli, entra rapidamente in crisi.

Il primo collegamento che venne soppresso, già nel febbraio 1848, è quello dei piroscafi postali sul percorso Napoli - Sicilia.

L’Amministrazione della navigazione a vapore nel regno delle due Sicilie

La Società napoletana gestisce i vapori Vesuvio, Maria Cristina, Ercolano e Capri.

Il 18 febbraio il Vesuvio arriva a Palermo con una valigia postale, che viene consegnata ma facendo ben presente che la Società intende riscuotere i diritti spettanti ai vapori commerciale.

Ecco la relazione del Commissario Delegato al proposito:

Sospeso tra Napoli e questa capitale il servizio periodico dei vapori postali veniva qui rimessa verso la fine di febbraio la prima valigia per mezzo di uno dei Piroscafi della Società Napoletana.
Il Direttore della medesima però mi invitava ad astenermi dallo imbarco di alcun’altra valigia ove da parte di questa Amministrazione non venisse contratto l’obbligo di pagare alla Società una indennità del 50 per cento che gli spettava a tenore di regolamenti”.

In quella occasione si conviene di pagarsi ai piroscafi commerciali una anticipata tassa forzosa di grani 10 alla immissione, tassa per un foglio con la sua graduazione di seguito, e altra analoga tassa si paga a beneficio della posta.

Raggiunto l’accordo commerciale i vapori nel mese di Febbraio, Marzo e Aprile effettuarono dei collegamenti tra Napoli e Palermo secondo la seguente tabella:

Di contro tutte le corrispondenze che pervengono dal napoletano si ricevono solamente franche di porto.

Uguali disposizioni sono attuate nel porto di Messina.

Questi saltuari collegamenti postali vanno avanti fino al Giugno di quell’anno. Infatti il giornale “Il Corriero” del 3.6.1848 comunica che “I Vapori della Compagnia Sicard hanno avuto ordine dal Governo Borbonico di non toccare alcun porto della Sicilia né loro viaggi che fanno per Malta. L’Ercolano infatti è stato costretto approdare a Villa S.Giovanni non potendo passare né per Palermo né per Messina”.

I vapori francesi del mediterraneo

I rapporti diplomatici e postali che intercorrono tra la Francia e Napoli e gli obblighi della convenzione postale del 1842 sono di notevole impedimento al trasporto della posta da e per la Sicilia.

D’altra parte il Governo siciliano ha l’urgente necessità di colmare il servizio lasciato scoperto dai piroscafi postali napoletani.

I contatti col Governo francese per stabilire regolari relazioni postali iniziano nel febbraio e si concludono il 22 Maggio 1848, mentre il servizio ha effettivamente inizio nel Giugno 1848.

Il 17 Giugno un avviso a stampa informa il pubblico che il 6, 16 e 26 ci sarebbe stato un collegamento da Messina per il Levante (Malta, Atene, Smirne, Costantinopoli e Beyrouth) e il 7, 17 e 27 per il Ponente (Napoli, Civitavecchia, Livorno, Genova e Marsiglia).

Il 30 Giugno un nuovo avviso avverte che “i piroscafi Francesi del Mediterraneo hanno cambiato l’itinerario dei viaggi, destinando nuove giornate, ed aggiungendo, che toccheranno Genova.

In conseguenza di che le partenze da Messina per Napoli, Civitavecchia, Livorno, Genova e Marsiglia avranno luogo né giorni 3, 13 e 23, e la corrispondenza per tali punti deve consegnarsi in Messina non più tardi delle ore 24 dè giorni 2,12, 22.”.

Le partenze da Messina per Malta ed il Levante avranno luogo né giorni 4, 14 e 24, e la corrispondenza in Messina sarà ricevuta non più tardi delle ore 24 dei giorni 3, 13 e 23”.

L’8 luglio un nuovo avviso informa che ora possono spedirsi e riceversi lettere anche da Napoli e tutto il regno di Napoli, e da tutta l’Europa.

Con questi provvedimenti vengono quindi assicurati sia i servizi con l’Italia, sia i servizi con la Francia e il Levante, benché non in maniera uguale al passato.

I vapori francesi del Mediterraneo evitano accuratamente il porto di Palermo, e lo eviteranno anche in seguito, per dare una fisionomia strettamente commerciale al problema della posta da e per la Sicilia.

La caduta di Messina del 7 Settembre pone il Governo Siciliano di fronte al vecchio problema: rotte postali affidabili e continui da e per l’estero.

Ancora una volta il Governo siciliano ottiene da quello francese che i vapori tocchino Trapani e in quel porto ricevano e lascino la corrispondenza.

Lo scalo di Trapani è utilizzato dal 23.10.1848 al 24.4.1849.

L’inoltro della corrispondenza avviene in questo modo:

Da Palermo le lettere vengono spedite alla direzione delle poste di Trapani.

Il Direttore le consegna al Vice Console francese e questo al Capitano della nave.

Per le lettere in arrivo, gli involti della corrispondenza sono consegnate al Vice Console francese e quindi al Direttore delle Poste. Questi numera il contenuto e trasmette il tutto a Palermo senza tassare o manipolare in alcun modo le lettere. Le spedizioni avvengono fatte con apposita staffetta.

Ecco il testo di due lettere, che descrivono il sistema di inoltro della corrispondenza:

Signor Commissario, Mi onoro rassegnarLe che stamane furono da me consegnate al vice console francese il numero 9 lettere trasmesse in codesta Amm.ne Gen.e le stesse pervennero con foglio di avviso e dal detto vice console in mia presenza consegnate al Comandante del Vapore francese il Tancredi che (da) questa ripartì per la Via di Ponente”.

Ed ancora:

"“Signor Commissario, mi onoro rassegnarLe che dentro il sacchetto troverà numero 4 involti con entrovi la corrispondenza che mi fece pervenire questo Sig. Vice Console francese pervenuta ore 16 di questo stesso giorno per mezzo del vapore francese proveniente dalla via di Ponente”.

I pacchi di cui sopra si fa parola contengono sì lettere che stampe giusta la di contro distinta, nell’intelligenza che in quelle segnate col numero 2 vi troverà un plico diretto per il Min.ro degli Affari Esteri spedito dal rappresentante per la Sicilia presso quella Repubblica.”"

Alle volte il sacco della corrispondenza è inoltrato da Trapani a Palermo per mezzo di una staffetta.

In ogni caso il ruolo dell’ufficio postale di Trapani è strettamente tecnico e di supporto.

 

La convenzione con la compagnia Rostand dei “Bateaux à vapeur pour le levant”

Nell’Ottobre 1848 il Governo Siciliano conclude un’altra convenzione con la compagnia Rostand.

Questa compagnia dispone di una linea regolare con il Levante collegando Marsiglia con Genova, Livorno, Malta, Smirne, e Costantinopoli. Per effetto di questa convenzione, Palermo viene collegata a Marsiglia attraverso Genova e Livorno con periodicità quadrimestrale e per due volte al mese attraverso il Levante.

Per il periodo da ottobre 1848 a gennaio 1849 i postali della compagnia avrebbero eseguito i seguenti viaggi da e per Palermo:

da Marsiglia (toccando Genova e Livorno) 27 ottobre, 7, 17 e 27 novembre, 7, 17 e 27 dicembre

da Palermo (toccando Livorno e Genova) 29 ottobre, 19 e 29 novembre, 19 e 29 dicembre.

Inoltre nel viaggio di andata per Malta, Smirne e Costantinopoli sarebbero fatti gli scali a Palermo l’8 novembre e l’8 dicembre.

 

Altre convenzioni

Per sopperire alla esasperante altalena di interruzioni e ripristino del servizio postale, a Palermo si cerca di trovare un qualche rimedio.

Il 4 Maggio 1848 viene stipulata una convenzione tra il Ministero Affari Esteri e Commercio e il Capitano Saverio Tedeschi, capitano dello sciabecco S. Maria del Carmine, “del trasporto della corrispondenza da Palermo a Roma e viceversa”.

Il Tedeschi per il servizio di trasporto di corrispondenza per conto del Governo Siciliano, riceve un compenso di ottanta once al mese.

La convenzione è stipulata per un mese “ma se tal servizio riuscirà di soddisfazione del Governo anzitutto potrà continuarsi con le stesse condizioni per altri mesi”.

Il 5 Maggio 1848, all’imbrunire, lo sciabecco, un natante a vela, denominato S. Maria del Carmine, parte da Palermo portando lettere per Roma e Fiumicino.

Oltre a ciò, agevolati dalle ottime relazioni diplomatiche, si hanno anche rapporti col Granducato di Toscana, culminati in un regolamento che permette l’interscambio delle lettere a debito e a credito tra le due amministrazioni.

Le poste Toscane rinunciano ad ogni compenso di transito per la Toscana delle lettere siciliane “finché i tempi non concederanno di procedere alla stipulazione d’una formale convenzione su basi stabili o meglio maturate”.

Tali accordi entrano in vigore nel Dicembre 1848.

Con questo accordo, tramite Livorno, la Sicilia può collegarsi agli altri stati italiani.

 

b) percorso via terra

Il percorso via terra viene gestito dal ramo napoletano delle poste fino al Reggio Calabria ed espletato fino al Giugno 1848. Dopo quella data il servizio viene interrotto per ordine del generale Nunziante.

 

Le trinacrie e il Servizio pubblico delle Poste

Come sì è detto il 28 Marzo 1848 la trinacria è adottata come simbolo della Sicilia. Il 13 aprile viene considerato decaduto Ferdinando di Borbone e la sua dinastia e quindi il nuovo simbolo sostituisce lo stemma borbonico in tutti gli atti ufficiali.

Dal punto di vista postale le modifiche sostanziali sono:

a) Le poste sono considerate un “servizio pubblico” e non più un “servizio reale” e quindi tutti i bolli che portano la dizione “Real Servizio” sono o sostituiti o scalpellati.

b) la “trinacria” sostituisce i bolli che gli uffici pubblici impiegano come “contrassegni di franchigia postale”. Sostituisce altresì il monogramma che viene impiegato a Palermo per le lettere in arrivo. Sostituisce infine anche l’aquilotto di Palermo che in un primo momento era stato adottato come simbolo provvisorio.

L’uso del bollo della trinacria si estende e investe tutti i Comitati, i Comuni, tutti i rami della Amministrazione.

L’uso costante e generalizzato fa presupporre che la trinacria assuma l’essenza della identità nazionale.

Per quanto riguarda il bollo della trinacria si distingue, a seconda dell’uso:

a) contrassegno di franchigia, se usato da parte di enti o persone che avevano diritto alla franchigia secondo le norme in vigore;

b) bollo di controllo (adoperato dalla Direzione Postale di Palermo);

c) bollo amministrativo quando è stato adoperato da enti o persone senza diritto alla franchigia postale, ovvero su moduli non postali, ricevute etc.

d) bollo patriottico quando è adoperato da privati o gruppi di cittadini senza alcuna veste di ufficialità.

Gli annulli di franchigia con le trinacrie si possono ancora suddividere in:

annulli per la franchigia militare;

annulli per la franchigia civile.

La raccolta delle “trinacrie” con diciture di carattere militare non è stata condotta a termine con organicità, sebbene il Fardella ne abbia censito parecchie.

Riporto qui di seguito le trinacrie conosciute sia a Enzo Fardella che al sottoscritto.

E’ opinione comune che le lettere con le trinacrie siano più “interessanti” se portano il bollo di una officina postale. Questa considerazione, di stampo prettamente “filatelico”, probabilmente avrà bisogno di una revisione. In fin dei conti una lettera che ha effettuato un cammino su un percorso non servito da una linea regolare ha pari dignità su quella che ha effettuato il viaggio coi metodi tradizionali.

Da questo punto di vista che vi sia o non vi sia un bollo “postale” dell’officina di partenza o di transito è un elemento secondario.

Oltre alla apposizione della trinacria come contrassegno di franchigia da parte degli Enti Militari siciliani, appare talvolta la sola scritta “SMN” o “SM” che significa “Servizio Militare Nazionale” e “Servizio Militare”. La trinacria e il manoscritto alle volte coesistono.

 

NOTA: Il presente articolo, ridotto e rimaneggiato, fa parte dello studio sui bolli di Sicilia che dovrebbe apparire quanto prima a firma congiunta di Paolo Vollmeier, Enzo Fardella e il sottoscritto.

Ringrazio Enzo Fardella per avermi concesso la ripresa di notizie apparse nel suo studio “Comunicazioni e Servizi Postali in Sicilia durante la rivoluzione del 1848-49” e nel catalogo.

Fig. 1: Lettera da Giardini 23.9.1848 per Modica. Trinacria muta del Magistrato Municipale di Giardini. Al retro della lettera l’annotazione “Partito da questa l’espresso all’ora 15”. Non vi sono segni di tassa in partenza o in arrivo. Nel testo si parla di Messina occupata dai “regi”. Il trasporto della corrispondenza con Corrieri appositi è rarissimo in Sicilia.
Fig. 2: Lettera dal Forte della Colombaia con la trinacria "Comando del Forte e Piazza di Colombaia". Il forte della Colombaia è situato su in isolotto all’imboccatura del porto di Trapani.
Fig. 3: Lettera dal Campo di Taormina 25.3.49 diretta a Mola. Trinacria come contrassegno di franchigia con la dicitura “Commissariato del Governo nel campo mil.re di Taormina". La lettera è stata trasmessa con Corriere del Commissariato.

 

 

 
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