Storia Postale
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Trapani e il Mediterraneo tra il 1798 e il 1800 |
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di Giuseppe MARCHESE (Numero unico Drepanumfil 2003) | |||||||||||||||
Tutto inizia una mattina del 4 Giugno 1798. Correva voce che una squadra navale fosse ancorata sulle coste fra Levanzo e Favignana. Si sconosceva la nazionalità delle navi e tutti si domandavano: erano navi corsare? che intenzioni avevano? Su questo evento Nicolò Burgio e Clavina annota nel suo diario: "4 giugno 1798. Comparve tra le Isole di Levanzo e Favignana un numerosissimo convoglio di bastimenti di nazionalità francese. Il generale di quella armata, generale Bonaparte, mandò una lancia a terra.” Lo stesso giorno il Senato della città mandò una lettera con Corriere espresso a Palermo comunicando: “Avendo questa mano il Castello di Favignana disparato delle molte cannonate, si sparse la notizia di esservi in quelli mari un gran numero di bastimenti grandi, e piccole. A qual motivo inviava seria imbasciata a questo Sig. Governatore Militare per saperne il positivo. Sul rapporto, che dicevasi esser venuto da detta Isola questi fece sentire a bocca, che erano al numero di sessanta, e che in appresso avrebbe fatto pervenire al Senato il corrispondente biglietto. Lo affare parento così importante non ha lasciato il Senato di stare con la dovuta intelligenza, e dal Padrone Paulo Gabriele questa mattina partitosi da Marsala, viene in punto a ricorrere la giurata relazione di aver veduto da detta città di Marsala questa mane una flotta di cinquanta bastimenti quadri, grossi, e piccioli, nella distanza di miglia dieci da terra colla prora per sirocco, e che un bastimento creduto da lui Bombarda lo vide ancorato a punta Sottile di Favignana, per un fatto così importante à creduto un suo dovere il Senato spedire subito il presente Circolare….. In questa arriva al Senato il Biglietto del Sig. Militare Governadore in cui si partecipa il rapporto di Favignana nel quale si descrive essere la flotta di sessantatre vascelli, ed ogni sorta di Bastimenti".(1) Nessun’altra notizia fin quando… ”Il giovedì 14 sopraggiunse una flottiglia di 10 legni ed entrò in questo Porto…..” (2) Le dieci navi che entrarono nel Porto di Trapani chiesero il permesso di acquistare vettovaglie e garantivano acquisti in contanti. Il Senato di Trapani, su ordine del Comandante Militare, fu autorizzato ad anticipare gli scudi necessari e il Comandante della flotta emette una nota di ricevuta che fu munita di triplo sigillo e trasmessa per via di Palermo all’ambasciata di Francia. Alla fine della vicenda i denari non verranno rimborsati a Trapani. Ma le cose non filano lisce. Il Burgio annota: “Molti dragoni e ufficiali dirigevano per la città. Si videro vari dragoni umbriachi per la città... La mattina del venerdì i paesani il popolo invece di farsi trovare occupatone consueti traffici e lavori, dimorava nelle piazze.” “Davanti il Palazzo Senatorio alcuni ufficiali e soldati vennero lapidati in modo che pareva già vicino il generale disturbo... gli ufficiali (Francesi) si impiegarono a prevenire ogni possibile disordine ma fu vano ogni loro impegno per una soldatesca arrollata per sol tenere l’eguaglianza e la libertà” (3)
Vi furono tre morti tra i francesi i quali vennero sepolti.” (4) L’imprevedibile è in agguato. I nervi sono scoperti per la presenza della truppa forestiera. (5) Il passa parola si dimostrò fallace. Un uomo uscì dalla città gridando che “il sangue scorreva a fiumi”. Vi erano tre soldati che erano usciti per recarsi al Santuario della Madonna di Trapani. Costoro si trovarono al posto sbagliato nel momento meno propizio. Narra il Burgio: “in maniera tale che i villani abitanti le campagne intorno al sudetto convento presero le armi e uccisero costoro in conseguenza delle sciocche espressioni di Ancona. Questi tre Francesi ebbero sepoltura nel chiostro recinto e il giorno appresso il di loro comandante non permise più a soldati venire a terra armati né a molti (in piccoli gruppi). Con questa precauzione vi dimorò tutta la Domenica senza ulteriori disturbi e il lunedì (11 Giugno) sciolse da questo porto per unirsi al gran convoglio nel mare di Malta sendochè alcuni ufficiali ci raccontarono.” (6) I fatti avranno un seguito. Su ordine del re l’Arcivescovo Lopez Presidente del Regno, emana la circolare del 2 luglio 1798: “Informato il Re dalle relazioni del Comandante interino della Piazza di Trapani dell’accaduto colà dei paesani, e gl’individui di alcuni Bastimenti Francesi capitati in quel Porto; ha S. M. dichiarato, che le truppe con arme non debbano mai lasciarsi sbarcare in terra; che truppe anche senz’armi debbano essere limitate ad un determinato numero proporzionato alla Guarnigione, ed in luoghi Locali, per arrestare il corso ai disordini, ripararli, e frenare le insubordinazione, ed ove tali mezzi non esistano non si permetta, che dieci o dodici uomini alla volta pè rinfreschi...” (7) Ma lasciamo da parte le notizie paesane per analizzare ciò che succedeva nel Mediterraneo. La grande guerra tra la Francia e le altre potenze Europee, a cui si era aggiunta l’Inghilterra, aveva coinvolto il Mediterraneo. L’11 giugno la flotta francese lascia Trapani, dopo aver fatto cospicuo rifornimento di generi alimentari di vario genere e il giorno dopo fu in vista di Malta. Le cronache dicono che dopo aver bombardato i forti scesero a terra alcuni parlamentari i quali presentarono un ultimatum al Gran Maestro dell’Ordine. Sulla conquista di Malta da parte dei Francesi vi sono diverse versioni. Da parte siciliana si annota: “Indi a non molto si ebbe certa prova che, per debolezza o malafede di chi comandava a Malta quest’Isola munitissima comandata dà cavalieri dell’Ordine di S. Giovanni, era caduta senza difesa in mano à Francesi” (8) Da fonte storica si dice che la caduta di Malta “non fu indolore malgrado la defezione dei cavalieri di lingua francese”. Il Burgio annota l’isola di Malta subisce l’invasione francese “colla intelligenza di tutti i cavalieri dell’ordine di lingua, o nazionalità francese. Il Gran Maestro si imbarca per Trieste con i cavalieri di lingua tedesca”. (9) Da fonti contemporanee le voci si fanno allarmanti quando dicono: Il 12 giugno, un bastimento proveniente da Malta porta la notizia: “…detto padron Farruggia fa loro relazione, per via dell’incaricato di sanità di esso Pozzallo, che nell’atto della fuga si avvicinò a mare colla speronara di padron Giuseppe Arrobatanola Maltese, il quale gli diede rapporto, ch’era stato destinato dal Gran Maestro per andare a trovare in quei mari al corso il vascello, e la fregata di quella religione, ed imporle di andarsi a ritirare in qualche porto della Sicilia, e non andare in Malta, perché imbloccata quell’isola da circa duecento legni tra vascelli, polacche e lancioni, che aveano fatto per tre giorni, e tre notti vivo fuoco, e che prosegue tuttavia….Scicli 12 Giugno 1798” (10) Questo messaggio secondo gli usi del tempo fu inviato con corriere espresso a carico dei comuni che si passano la notizia Ma la notizia non è verosimile. Da parte dei cavalieri di Malta la versione dei fatti è diversa. I Cavalieri gerosolimitani o di Malta si erano arresi alla forza delle armi, non potendo scatenare una guerra contro una “nazione cattolica”. Compiuta l’occupazione si ritorna alla normalità e una necessità primaria è quella del cibo. Malta dipendeva dalla Sicilia per l’approvvigionamento del grano. Tale necessità si evidenzia nella lettera da Malta del 29 dicembre 1798, scritta dai “Deputati del Popolo Maltese” ai Deputati di Siracusa sintomatica della difficile situazione alimentare dell’isola ... "essendo a noi nota la puntualità colla quale le Vostre Eccellenze si sono degnate di cooperare verso il Popolo Maltese colla pronta sollecitudine nel far caricare il grano ultimamente portato dal nostro commissionato Antonio Caruana: Epperò ringraziamo sommamente le Eccellenze Vostre di tanti favori seco noi usati. Speriamo nello stesso tempo di voler avere la compiacenza di continuare la loro cooperazione e la sollecitudine ad estrazione dei generi dal loro porto in queste critiche circostanze..." (11)
Per poco tempo ancora la Francia rimase “Nazione Amica”. Il 23 Dicembre 1798 il Regno di Napoli e Sicilia, le dichiara guerra. Infine il blocco navale a Malta, posto in esecuzione dagli inglesi impedì l’approvvigionamento di grano fino al maggio 1799. Una lettera da parte del Governatore Militare del Molo di Girgenti dice: "di avvertire a tutti i legni trovarsi in questo porto di nessuno andare a Malta, perché il blocco inglese era stato richiamato dal loro generale ad altro destino; che perciò i Francesi della Valletta avrebbero potuto attuare dei lancioni di mezze galere ed anche il vascello che vi è dentro e far prigionieri tutte le barche che vadano per S. Paolo e Marsa Scirocco...” (12) E ancora: "Il Governatore di Siracusa brigadiere della Torre ha rassegnato a S .M., che richiamate le forze marittime dal blocco della Valletta, profittando i Francesi dell’occasione, hanno armato quattro speronare, e due galeotte in corso per quei mari; minacciando di voler scendere a terra nelle adiacenze di quel Littorale di Avola e Noto. Palazzo 9 giugno 1799.” In queste lettere si denota il timore che i Maltesi, stremati dalla fame per il lungo assedio possano ricorrere alla “guerra di corsa” contro barche di bandiera napoletana e siciliana, come era costume di allora. La guerra avrà esito sfavorevole per i Francesi, come sappiamo. Cinta ancora d’assedio Malta dopo la vittoria di Aboulkoir “riuscì loro facile cingerla d’assedio strettissimo, che ridusse in poco tempo i francesi ad abbandonarla” (13) Il 4 settembre 1800 la bandiera inglese sventolava su i forti di La Valletta.
A distanza di un mese dalla presa di possesso degli inglesi dimoravano a Malta ancora persone dipendenti dall’Ordine i quali chiedevano soccorso ai confratelli di Sicilia.
NOTE:
(1) Archivio di Stato Palermo, miscellanea archivistica II, busta 623. (2) Nel manoscritto è detto “Giovedì 14” ma dato che in seguito si accenna alla partenza della flotta per la conquista di Malta, e dato che questa avvenne il 12 Giugno si deve trattare di un errore. La data esatta, dato il riferimento del “Giovedì” è il 7 Giugno. Nicolò Burgio e Clavina, manoscritto 268, Biblioteca Fardelliana Trapani. (3) Il termine "lapidati" è usato in modo improprio. Si trattò di lancio di pietre da parte di ragazzi e alcuni uomini. (4) Nicolò Burgio ibidem (5) I paesani non volevano soldati tra i piedi. I militari erano distaccati tra il forte della Colombaia o alloggiavano fuori le mura della città. La presenza di “dragoni” dal linguaggio sconosciuto che cercavano di passare qualche ora di “libera uscita” non era capito. (6) Nicolò Burgio, ibidem. (7) Archivio di Stato Palermo, miscellanea archivistica II, busta 656. (8) E. Di Blasi, storia dei vicerè di Sicilia, pagina 693. (9) Nicolò Burgio, ibidem. (10) Lettera da Scicli del 12 Giugno 1798 in Archivio di Stato Palermo Miscellanea archivistica II, busta (11) Archivio di Stato Siracusa, Deputazione frumentaria, anno 1798. (12) Archivio di Stato Palermo, miscellanea archivistica II, busta 656. (13) E. Di Blasi, storia dei vicerè di Sicilia, pagina 709.
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