Ho delle titubanze persino nel titolare questo articolo. Che cos’è che devo documentare? Alle stato delle cose questo articolo dovrebbe documentare un percorso postale fuori dei cammini del Corriere Maggiore.
Un “Servizio di Correria” privato dunque? Non direi in quanto ad usufruirne erano i Comuni, ovvero le Università, e i borghi e le città sia demaniali sia baronali che non avevano il titolo di università.
Posta municipale dunque? Anche su questa definizione avrei seri dubbi. E’ vero che la quasi totalità della corrispondenza riscontrata deriva da carteggio municipale, ma è documentata una traccia di corrispondenza privata, avviata con i “Corrieri municipali”.
Quindi un servizio di “Corrieri particolari”, che potevano essere adoperati da municipalità periferiche e privati collegati al di fuori del servizio postale monopolista denominato “Servizio pubblico delle Poste”?
Niente affatto in quanto si ha la prova che questi Corrieri seri e intraprendenti non esitavano a trasportare la posta fino a Palermo e a varie amministrazioni dello Stato, persino per incarico della posta, sia in andata che in ritorno.
Oltre la corrispondenza riscontrata, si levano alte le lamentele che l’arrivo di questi Corrieri seri suscitavano dal servizio del “Corriere Maggiore” e il continuo divieto a questi Corrieri di trasportare lettere.
Quindi Corrieri particolare di multiformi spoglie capaci di occupare le rotte non tracciate per i corrieri ordinari, ma anche di “infiltrarsi” nelle maglie del servizio pubblico e di acquisire “fette di mercato” a danno del Corriere Maggiore.
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Fig. 1 - Come si vede fin dal 1579 il Servizio Postale era strutturato in modo di avere come epicentro Palermo mentre i raggi emanati toccavano le principali città costiere, salvo Catania, ma non vi erano collegamenti diretti tra le città isolane. Questo sistema, con diverse variazioni nelle corse, andò avanti nel tempo fino al 1860. |
Un servizio di Corrieri privati? Non direi ne fanno fede le lettere a noi pervenute le quali affermano che era un “Servizio Pubblico” espletato da Corrieri privati che avevano cooptato dal Servizio Pubblico anche il sistema del compenso, dei sistemi di ricevuta della consegna oltre, su suppone. anche altri metodi che oggi non si possono tangibilmente dimostrare.
Una ulteriore prova della duttilità e ampiezza del servizio ci perviene con “un parte” del 3 maggio 1743. In codesto (figure 3 e 4) i Giurati di Agrigento inviano a Favara, Canicattì, S. Angelo, Aragona, Raffadali un serio con varie lettere patrimoniali ricevuti da Palermo per le dette città o terre. Ora, poichè Favara era compresa nel percorso del Corriero Ordinario “Da Palermo alla Licata”, e le altre località non erano nel percorso, si giunge alla conclusione che tali lettere patrimoniali non erano inviate perché il “corso pubblico” era impossibilitato al diretto recapito, ma bensì perché l’importanza della missiva esigeva un sicuro e documentato recapito (a Favara e Raffadali la lettera era diretta al Capitan d’Armi).
Una forma di ricevuta ante litterim dell’avvenuta consegna.
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Fig. 2 - Ricevuta di una lettera consegnata da un Corriere serio da Sciacca a Salemi il 3 maggio 1747. Nella ricevuta si legge: “Si ha ricevuto col Serio qui capitato dà Sciacca una lettera con fede negativa / D(on) Antonio Tomaselli”. |
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Fig. 3 - Ricevuta cumulativa, o “Parte”, di una lettera circolare spedita da Girgenti (attuale Agrigento). La ricevuta è separata dalla lettera. Su questa, spedita il 3 maggio 1746, si dice che si spediscono lettere di Real Patrimonio “con tenore (argomenti) diversi per conto di codesta città” e quindi “al presente espresso in piede del parto pagandole il consueto viaggio secondo la tassa porta seco.....” |
Il Serio giunge a Favara il 4 maggio 1746, pagando tarì due; a Canicattì lo stesso giorno, pagando tarì tre; a San Angelo il 5 maggio, pagando tarì tre; Ad Aragona lo stesso giorno, pagando tarì tre; a Raffadali lo stesso giorno pagando tarì tre; a Raffadali lo stesso giorno, pagando tarì due.
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Fig. 4 - Pianta del percorso del Corriero “Serio” di cui alla precedente figura. Il percorso viene compiuto in tre giorni. |
Da quanto detto si può trarre una ulteriore conclusione. A metà del 1700 vi era un servizio “pubblico” di spedizione e consegna delle lettere in località non raggiunte dal “servizio pubblico delle poste”, mentre questo stesso servizio era esteso a località raggiunte dalla posta quando l’importanza della lettera abbisognava di certezza della consegna.
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Fig. 5 - Ricevuta di una lettera spedita dal Senato di Sciacca in data imprecisata e pervenuta a Mazara (del Vallo) il 21 Novembre 1791, con la specifica: “Si è ricevuto dal Serio Filippo Parlachiara.. con lettera contenente che in quella spiaggia nominata della Grotta, distante dalla città di Licata, d’essersi trovato dalle guardie dalla parte di ponente un legno di bastimento di lunghezza palmi 20 e di grossezza palmi 4....dalli locali ufficiali incaricati alla salute dato all’incendio..... e nello stesso tempo fu pagato al suddetto Serio la solita Correria con altro tarì uno più che attende tarì 8 per li mali cammini”. |
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Fig. 6 - Lettera circolare ad alcuni comuni della zona di Sciacca spedita con Corriere Serio, riguardante il bando per l’obbligazione della neve, dall’aprile 1719 al marzo 1720, con annesso “Parte” coi luoghi di toccata. Parte da Sciacca il 10 marzo 1719, passa da Caltabellotta, da Burgio, Villafranca, Santo Stefano, Bivona l’11; da Palazzo Adriano, Chiusa, Bisacquino il 12; Siculiana, Sambuca, Menfi il 13 marzo. Non sono segnati le tasse pagate, segno che erano a carico della città mittente. L’obbligazione della neve era riferita all’esclusiva per effettuare questo commercio nella città di schiacca per la vendita della neve nella città di Sciacca. L’esclusiva “si libererà al miglior offerente con il sistema dell’accensione della candela.” |
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Fig. 7 - Lettera da Cianciana 22.8.1722 diretta a Sciacca a motivo: “Dovendosi .....ingabellare tutti li stati del Duca di S. Blasi oggi spettanti alla R (egia) C (orte) , così uniti come separati ...... E perchè viene Corriere Serio lo spedirete d’un subito per passare innante pagandogli con qualsivoglia denaro della R. C. il suo viaggio...” Dato che era la R. C. che spediva e la stessa che doveva pagare in questo caso è ininfluente il fatto che la lettera non venisse pagata in partenza. La lettera porta al retro un sigillo a secco e la dizione “Corriere Serio” abbastanza inconsueta esposta nella parte della chiusura, segno che è stato apposto in arrivo. In altra parte vi è l’ulteriore annotazione “ Giovanni Partanna / 24 agosto 1722 tarì 4”. Giovanni Partanna, Corriere Serio, aveva incassato il 24 agosto 1722 tarì quattro. E la giornata non era finita: facile che aveva qualche altra lettera da consegnare e intascare un compenso, con cui passare al Fondaco nuovo di Sciacca, mangiare un piatto di ceci o lenticchie e farsi una sana bevuta. |
La confusione campeggia sopra di noi e avvolge tutto fino a confonderci? Non lo dite a me che, sui Corrieri Seri e non seri, potrei chiudere le saracinesche della mente e appendere il cartello “chiuso per mancanza di notizie del titolare”.
E fin qui siamo nel tempo dell’affitto del Corso Pubblico delle Poste ai Villafranca.
Come tutti sanno nel 1786 la privativa postale divenne statale o reale, come preferite. Lasciamo da parte questo scorcio di secolo, il tempo per assestare il nuovo servizio, e vediamo come si presenta la realtà dei “Corrieri Seri periferici” nel corso del XIX secolo.
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Fig. 8 - Lettera da Cattolica 25 agosto 1802 a Don Francesco Di Stefano a Sciacca. Alla fine del testo vi è un P.S. “Le prevengo che il suddetto postiero darà il cespite in d (detta) Corte Senatoria e che non l’ho fatto pagare dritto alcuno. Il senso del poscritto non è chiaro. Io lo interpreto che il “Postiero” inviato a spese del Comune, non deve percepire nessun compenso. |
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Fig. 9 - Lettera da Roccapalumba a Vicari in data 16 novembre 1821. Nel testo il Direttore della Posta di Roccapalumba afferma: “Il Corriero della posta di cotesto Comune ha impedito non solo la corrispondenza del carteggio tra funzionari e funzionari ma benanco ha portato un positivo interesse all’erario....” In somma non ha fatto il suo dovere e “...sono già tre giri di posta che non si fa vedere....”. Tra Manganaro e Vicari vi sono in linea d’aria 7 Km, diciamo 10 km stradali. Quindi il direttore della posta per comunicare il disservizio al Sindaco di Vicari, senza dire né bi né bo, attua l’ardito disegno di “.. a quale oggetto mando seriamente il presente Corriero con le lettere di Real Servizio e che avrà Ella la compiacenza di soddisfare del soldo che spetta a d(etto) Corriero...” |
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Fig. 10 - Soprascritta della lettera precedente. Come si nota vengono apposti gli ovali di “Roccapalomba” e “Real Servizio”. Questo ultimo bollo è l’apoteosi della incongruenza. Il fatto che una lettera di “Real Servizio” sia stata spedita con un “Corriere Serio apposito” e che questa lettera, compresi altre lettere dello stesso tenore, precorre l’atmosfera kafchiana e relega le incongruenze della burocrazia austriaca ai margini del libero sentire. A parte le discettazioni soporifere, questa lettera denota quanta ingerenza e quanta parte prendono i Corrieri Seri appositi nella trasmissione della corrispondenza in Sicilia. |
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Fig. 11 - Lettera da Mistretta 9.3.1822 a Palermo. Nel testo il mittente scrive che dovrebbe venire in questa Giovanni Antonio Umedo, forse un emissario particolare, e “se esso non viene per tutto dimane 10 le spedisco un Serio”. |
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Fig. 12 - Lettera da Agrigento 16.1.1841 a Palermo di natura commerciale. Sul fronte viene apposto, fatto inconsueto, la scritta “Con Serio”. La lettera non porta nessun segno di posta e di tassazione. |
Il quadro generale sull’attività dei “Corrieri Seri” è sufficientemente completo. Costoro agivano per un rapido inoltro della corrispondenza, spesso per la certificazione del recapito, qualche volta per cavare d’impaccio la posta normale.
A questo dobbiamo aggiungere l’importante servizio che svolsero per collegare il litorale nelle emergenze continue di ordine sanitario e di difesa da attacchi corsari.
Ma il discorso si farebbe lungo e merita apposito capitolo.
Alla fine si riproducono le iscrizioni manoscritte che ho riscontrato nelle lettere avviate con questo sistema.
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Lettera da Siculiana 3.10.1798. Al retro della busta vi è l’annotazione del Serio portatore M. Francesco di Stefano. |
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Lettera da Racalmuto 8.9.1804 che porta sul fronte l’annotazione “Con Serio Pedone” del che siamo avvisati che vi sono diverse specie di Serio. |
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Lettera da Siculiana 5.6.1798. Al retro della busta viene indicato il latore: Pasquale Zaccaria. |
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Lettera da Siculiana 5.6.1798. Sul fronte la doppia annotazione “Subito” in partenza e “Con Pedone” in arrivo, data la diversità di scrittura. |
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Lettera da Aragona 28.2.1804 che porta al retro la nota “Ho pagato al Serio tt. (Tarì) due. |
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Lettera da Siculiana 25.7.1803 con scritta sulla sopracoperta “Con espresso”. |
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Lettera da Favara 1.4.1802 che reca sul fronte la scritta “Con Serio”. E’ la più comune. |
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Lettera da Racalmuto 27.8.1801 con la dizione “Ho pagato tt. 3 al Pedone. |
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Lettera da Canicattì 23.6.1802 con la scritta al retro “Il Corriero parte ad ore 14”. |
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Fronte di lettera 26 maggio 1743. Al retro la scritta “Gregorio Gueroguaho Corriero venuto da Siculiana tt. (tarì) 8. |
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