Regno delle due Sicilie

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LE ORIGINI DEL VATE

Gianluca Palano

Una delle caratteristiche affascinanti ed intrinseca proprio nel collezionare la storia postale, è quella di venire in possesso di documenti che testimoniano in qualche maniera episodi legati al nostro passato.
Alcune lettere spesso riportano alla luce eventi politici, calamità naturali o più semplicemente catalizzano la nostra attenzione sull’esistenza di personaggi del passato che hanno segnato, con le loro azioni, la storia del loro tempo.

Queste due lettere che vi mostro, e che in un primo momento avevano catturato il mio interesse per la loro affrancatura, mi hanno permesso di approfondire la storia del loro medesimo destinatario e scoprire l’origine di un personaggio a noi tutti noto per le sue innumerevoli virtù in campo letterario, politico e militare.

La prima lettera (Fig, 1) fu spedita da Sulmona a Pescara e fu affrancata per 3 grana, mediante l’apposizione di due francobolli del Regno di Napoli da 1 e 2 grana, per soddisfare la tariffa interna di un foglio e mezzo, corrispondente ad un foglio intero completo di quattro facciate più un foglio singolo da due facciate. Da tenere in considerazione infatti che, fino a due fogli, le regole sul conteggio dei porti non tenevano in considerazione il peso della missiva, come invece avveniva per un numero superiore.

(fig. 1 - collezione personale)


La seconda lettera (fig. 2) fu spedita successivamente da L’Aquila a Pescara e fu affrancata per 1 grano, mediante l’apposizione di una coppia di francobolli delle Province Napoletane da ½ grano. La particolarità di questa lettera è che, nonostante due distinte località di partenza e destinazione, la lettera fu affrancata per solo 1 grano, tariffa invece prevista per le lettere spedite per la città o per lo stesso distretto postale e, malgrado ciò, passò incolume il controllo e non fu tassata, come avrebbe dovuto invece essere. Risulta così una non comune tariffa “fuori distretto non tassata”, affrancata tra l’altro, con un’inusuale combinazione di francobolli.

(fig.2 - collezione personale)


Queste due lettere, come diverse altre da me rintracciate in seguito, sono testimonianza di una cospicua corrispondenza dell’epoca, e parte di un evidente nutrito archivio epistolare, indirizzate ad un potente e notabile commerciante di Pescara: Antonio D’Annunzio. (fig. 3)

(fig.3 – Ritratto di Antonio D’Annunzio – olio su tela)

Proprio questa persona con le sue azioni ebbe un ruolo nella futura storia della sua epoca per diverse ragioni.

Antonio D’Annunzio era figlio di Francesco D’Annunzio e Rita Manetti, ricchi possidenti di terreni e case rurali.

Diventò un importante commerciante di Pescara molto attivo nella vita sociale della cittadina e rivestì diversi incarichi di prestigio. Fu Capitano della Guardia nazionale, Priore della Confraternita del Sacramento, cassiere comunale ed infine sindaco della città nel 1860.

Proprio nell’anno della sua investitura a sindaco della città abruzzese si rese protagonista di una vicenda al quanto particolare della sua storia. Viene infatti ricordato per l’accoglienza gelida che riservò al Re Vittorio Emanuele II in visita nella sua città durante la discesa verso Teano, volta a raggiungere Garibaldi. Questo episodio gli costò una momentanea revoca della carica, successivamente poi restituitagli.

Una piccola nota da approfondire, forse non nota a tutti, è che l’attuale città di Pescara, all’epoca e per diversi anni a seguire, era suddivisa in due distinti centri urbani sulle rive opposte, a nord e sud, dell’omonimo fiume. Pescara, caratterizzata da una imponente fortezza, si estendeva lungo la sponda Sud di tale fiume, mentre la cittadina a Nord si chiamava Castellamare Adriatico. Nonostante i due comuni fossero geograficamente pressoché uniti, furono da sempre animati da un profondo e distinto spirito di appartenenza patriottico e di indipendenza, più volte rivendicato e sfociato in episodi di piccola guerriglia sociale.

La vicenda dell’accoglienza fredda, riservata al Re Vittorio Emanuele II da parte del sindaco D’Annunzio, stride con le incisioni dell’epoca, dove il re e il suo seguito vengono ovviamente rappresentati mentre cavalcano il ponte di barche,creato tra i due agglomerati urbani sulle due sponde del fiume, con sullo sfondo una popolazione festante ed in evidente visibilio. (fig. 4)

(fig. 4 – incisione da “il Mondo illustrato” basati sugli schizzi di Raffaele Pontremoli)


Nonostante l’accoglienza non fosse stata proprio appagante per il suo ego reale, Vittorio Emanuele dall’alto del Bastione della Fortezza espresse comunque parole di elogio per la città: <<Oh, che bel sito per una grande città commerciale! Bisognerebbe abbattere queste mura e costruire su questo fiume un porto, e Pescara in men di un secolo sarà la più grande città degli Abruzzi e i nostri posteri l’aggiungeranno alle cento città di cui va superba l’Italia>>

Il nodo più incisivo della storia di questo personaggio lo si ebbe nel 1851 quando sua eccellenza Antonio D’Annunzio e sua moglie Anna Giuseppina Lolli, afflitta da problemi di infertilità, adottarono il nipote Francesco Paolo RAPAGNETTA, quinto di sette figli di Camillo RAPAGNETTA e Rita Olimpia LOLLI (sorella di Anna), il quale assunse così il nome completo di Francesco Paolo RAPAGNETTA D’ANNUNZIO.

Probabilmente per una forma di rispetto e devozione verso i genitori adottivi (suoi ex zii materni), e verso la posizione sociale e la cospicua eredità conseguita,Francesco Paolo trasmise ai suoi cinque figli un solo cognome, registrandoli all’anagrafe dell’epoca soltanto come D’Annunzio. Il terzo dei cinque figli di Francesco fu proprio Gabriele D’Annunzio, di cui noi tutti conosciamo le gesta nei vari campi intellettuali e culturali dell’epoca. Antonio D’Annunzio risulta essere quindi il nonno adottivo del sommo poeta, scrittore e politico, soprannominato per la sua aurea sacra IL VATE.

Purtroppo investimenti fallimentari e vita sfarzosa presto portarono la famiglia D’Annunzio a dilapidare gran parte delle risorse ereditate.

Nonostante la disinvolta e spesso spregiudicata condotta della gestione patrimoniale, il giovane Gabriele poté beneficiare di un’eccellente istruzione che gli consentì, in seguito, di diventare un personaggio storico, politico e culturale di spicco, molto influente e vicino alle più alte cariche dello Stato.

Proprio la sua influenza su Mussolini portò all’unificazione dei due comuni con l’istituzione di un’unica provincia a cui fu concesso il nome di PESCARA.

Le parole emblematiche che il Duce telegrafò al poeta furono: <<Oggi ho elevato la Tua Pescara a Capoluogo di Provincia. Te lo comunico perché credo che ti farà piacere. Ti abbraccio>>

Meno contenti furono ovviamente i cittadini di Castellamare che videro disperdere nell’oblio il loro originale nome.

Tutto quanto appena narrato rimarca, ancora una volta, l’incredibile potenzialità che la storia postale racchiude in sé. Con la sua testimonianza di vita vissutaci offre, infatti, innumerevoli risvolti e spunti di studio e di ricerca.

Questi approfondimenti talvolta ci possono portare a scoprire notizie ed aneddoti del tutto assenti nei semplici libri di storia, nei quali invece vengono riportate a grandi linee, solo le informazioni più salienti ed importanti relative alle gesta dei vari personaggi.

Recentemente è stato scoperto, durante l’opera di ristrutturazione della cappella della Chiesa della Madonna del Fuoco, la lapide delle spoglie mortali di Antonio D’Annunzio, la cui morte avvenne nel 1874, cento anni esatti dalla mia nascita… ma questa, evidentemente… è un’altra storia.

La bellezza della storia postale.

Gianluca Palano
11-04-2024

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