La storia di un Paese affonda sempre le sue radici sulle azioni di alcuni uomini influenti che, con le loro decisioni, hanno contribuito a modellare e segnare in maniera determinante le vicende della propria epoca.
Di questi uomini ce ne sono alcuni molto noti e facilmente identificabili ed altri che, a stento, riescono ad uscire dall’anonimato celati dalle pieghe del tempo passato.
La ricerca costante di pezzi di storia postale da aggiungere alle nostre collezioni ci porta, a volte, a reperire documenti che nella loro essenza custodiscono eventi e personaggi di importanza storica davvero notevole.
Sul finire dell’anno passato ho casualmente scoperto uno di questi documenti e, con estremo piacere misto ad un pizzico di orgoglio, lo voglio condividere attraverso le pagine di questo articolo.
Prima di raccontare la storia di questo ritrovamento partiamo però da una lettera già in mio possesso da qualche tempo e che servirà da prologo. (Fig. 1,2)
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(Fig 1. - Lettera del 27.05.1861 da Napoli per citta indirizzata al Generale Enrico COSENZ.
Collezione Personale)
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(Fig 2. - Verso della lettera. Consegnata lo stesso giorno.)
Questa lettera, giunta sino a noi in ottime condizioni di freschezza e conservazione, fu affrancata correttamente in tariffa per città mediante un francobollo da 1 grano nero intenso. Partì da Napoli il 27 maggio 1861 e fu recapitata in giornata al Generale Enrico Cosenz. (Fig. 3,4)
Per capire bene l’importanza di Enrico COSENZ (e di come rappresenti una delle più incisive e carismatiche figure storiche protagoniste del nostro Risorgimento) occorre obbligatoriamente fare un breve excursus sulla sua straordinaria carriera politica e militare.
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(Fig 3. - Cosenz in divisa Garibaldina. Fonte Web) |
(Fig 4. - Cosenz in divisa da ufficiale Esercito. Fonte Web) |
Durante le guerre d’indipendenza della seconda metà dell’800, egli contribuì con il suo valore e le sue gesta all’unificazione dell’Italia combattendo spesso al fianco di Garibaldi. Fu un personaggio estremamente poliedrico passato in breve tempo dall’essere tacciato come un traditore dei Borbone a diventare un acclamato eroe italiano.
Nato a Gaeta il 12 gennaio 1820 ed avviato giovanissimo alla carriera militare sotto l’esercito Borbonico, terminò i corsi della Nunziatella nel 1840 con la nomina ad Alfiere d'Artiglieria.
Col grado di Primo tenente, nel 1844, fu inquadrato nel corpo di spedizione napoletano che, nel maggio 1848, fu inviato dai Borboni nell'Italia settentrionale per sostenere l'esercito sardo contro gli Austriaci.
Questo passaggio fu uno snodo cruciale della sua vita.
Quando Re Ferdinando II abrogò la Costituzione e richiamò a Napoli le truppe, Cosenz si rifiutò di eseguire l’ordine, seguendo invece a Venezia Guglielmo Pepe, di cui sposava le idee liberali e unitarie.
Questo rifiuto gli costò l’immediata espulsione dall'esercito borbonico con l’onta infamante di traditore.
Proprio nella difesa della città lagunare dette prova di coraggio e reale spirito patriota, riportando tre ferite e raggiungendo il grado di Tenente Colonnello.
Dopo la capitolazione della città si rifugiò a Malta e poi a Genova.
Nel 1859, durante la guerra tra Piemonte e Austria, si schierò al fianco di Garibaldi ed ebbe il comando di uno dei tre reggimenti dei Cacciatori delle Alpi, distinguendosi in particolar modo nei combattimenti di Varese e di Treponti.
Arruolatosi volontario nell'esercito regolare Sardo, con il grado di Colonnello, ebbe il Comando della brigata Ferrara.
Quando Garibaldi partì con i Mille per la spedizione in Sicilia, Cosenz dette subito le dimissioni.
Organizzò prontamente una milizia di circa 1300 volontari e lo seguì nell’impresa, sbarcando in suo aiuto a Palermo il 6 luglio 1860.
Qui Garibaldi lo promosse Maggiore Generale, gli affidò il comando della 16a Divisione e lo inviò in soccorso delle truppe che stavano fronteggiando con difficoltà l’esercito borbonico nei pressi di Milazzo.
Completato il controllo dello stretto di Messina e risalita la Calabria fu lui stesso, in prima persona ed in qualità di “Secondo dei Mille”, ad accompagnare Garibaldi nell'entrata a Napoli il 7 settembre, scortandolo a cavallo e restando, lungo tutta la trionfale marcia, sempre al fianco della sua carrozza.
Fu immediatamente nominato Ministro della Guerra del nuovo governo e, durante tutto il periodo di dittatura si impegnò egregiamente sia nel settore strettamente tecnico-burocratico che in quello politico-militare (quest’ultimo estremamente delicato). Famoso fu “l’editto Cosenz” dell’8 settembre 1860 col quale richiamava a sé tutti gli ufficiali ex-borbonici in cambio di giuramento di fedeltà al nuovo governo.
Dovette affrontare anche con estrema risolutezza e fermezza la repressione di tutte quelle sacche di resistenza e rivolta “pro-borboni” che via via andavano formandosi all’indomani della liberazione del meridione.
Nel marzo 1862 entrò a far parte dell'Esercito Italiano con il grado di Tenente Generale.
Cominciò allora uno straordinario periodo di attività professionale, ricco di successi prestigiosi e grandi soddisfazioni. Intelligente e istruito, forgiato da molteplici esperienze di vita, stimato e collocato quasi al vertice dell'ordinamento gerarchico militare, Cosenz divenne presto un simbolo ed un esempio a cui ispirarsi.
Dopo essere stato per breve tempo prefetto di Bari ebbe, nell'agosto 1862, il comando della 20° divisione militare.
In seguito gli fu conferito l'ufficio di Aiutante di Campo Generale del Re.
Questa carica era prestigiosa, importante ed ambita, ma anche estremamente delicata poiché, oltre ad essere il responsabile della sicurezza personale del sovrano ovunque egli si trovasse, costituiva anche la figura di fiducia del Re per quegli affari militari che Egli non riteneva di trattare per il tramite del suo Ministro della Guerra: era a tutti gli effetti il “Vicario del Re”.
La scelta di questo prestigioso e valoroso ufficiale napoletano fu anche una scelta fortemente simbolica da parte di Vittorio Emanuele II e del Governo. Venne in questo modo resa esplicita la volontà di eliminare l’impronta prettamente piemontese dell’esercito e dare lustro anche agli ufficiali di provenienza garibaldina che, con le loro azioni ed il loro valore, avevano contribuito all’unificazione nazionale in maniera determinante.
Durante la guerra del 1866 Cosenz fu posto al comando della 6a Divisione e, successivamente, comandò la Divisione militare di Bologna.
Nel 1870, al comando dell'11a Divisione, prese parte al corpo di spedizione per la liberazione di Roma culminato poi con la famosa Breccia di Porta Pia.
Terminata quest’ultima campagna militare Cosenz ebbe il comando della divisione militare di Roma fino al 1877, anno nel quale assunse il comando del Corpo d'Armata di Torino, incarico che disimpegnò per quattro anni consecutivi.
Fu nominato Senatore del Regno nel 1872.
Nel 1881 fu chiamato alla presidenza del Comitato di Stato Maggiore.
L'11 novembre 1882 fu istituita per la prima volta la carica di capo di Stato Maggiore dell'Esercito ed a lui venne assegnato l’onore ed il prestigio di rivestirla.
Cosenz resterà nella storia, tra le tante cose, anche come il primo storico Capo di Stato Maggiore dell’Esercito.
Incredibilmente la sua ascesa politico militare, all’indomani delle guerre d’indipendenza, fu più longeva e nobile di quella che ebbe lo stesso Garibaldi. Ovviamente questi successi professionali passarono, obbligatoriamente, anche attraverso decisioni cruciali (talvolta impopolari), ma che dovette prendere per l’espletamento degli incarichi.
Tutto ciò, ricordiamolo, in un periodo delicato e denso di avvenimenti e sconvolgimenti economico-sociali.
Firmò quindi una moltitudine di ordini e documenti che, in qualche modo, ebbero ripercussioni sul tessuto sociale e marcarono indelebilmente il suo tempo e, di riflesso, la nostra storia risorgimentale.
Qui arriviamo alla genesi di questo articolo.
Durante le mie incessanti ricerche mi sono imbattuto in questa lettera che, a prima vista, ho ritenuto abbastanza interessante sotto il profilo filatelico per la sua singolare affrancatura (Fig. 5,6).
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(Fig. 5 - Lettera del 07.04.1862 da Sora a Torino. Collezione Personale)
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(Fig 6. - Verso della lettera giunta a destino l’11.04.1862)
Ciò che mi ha incuriosito e mi ha spinto all’acquisto è stata, appunto, l’inusuale affrancatura di soli 2 grana per una lettera che partiva da Sora ed era diretta a Torino.
Secondo il decreto Farini la tariffa agevolata di 10 centesimi, giustamente ragguagliata a 2 grana, era valida solo per le lettere inoltrate all’interno delle stesse Province Napoletane.
Questa lettera però partiva da Sora il 07.04.1862, passava in transito da Napoli due giorni dopo e giungeva infine a Torino giorno 11.04.1862.
La tariffa prevista per questo tragitto all’interno del Regno ed esterno alle Province Napoletane avrebbe dovuta essere di 5 grana, ma la lettera in questione partì ugualmente e giunse a destino senza alcuna tassazione.
L’enigma è presto sciolto: il destinatario, essendo un membro del Parlamento, godeva di franchigia postale, ragion per cui fu trasmessa e consegnata senza intoppi da parte degli impiegati postali.
Il deputato in questione era Giustiniano Nicolucci, anch’esso un personaggio alquanto particolare: antropologo ed etnologo, teorizzatore delle Razze Umane e della loro catalogazione in base ai tratti somatici, nonché collezionista di crani umani, per il quale occorrerebbe senz’altro un approfondimento a sé, ma che tralascio per ovvi motivi.
Già solo per queste caratteristiche la lettera è sicuramente particolare ed interessante, ma le sorprese non sono finite.
Come abbiamo visto in precedenza uno dei problemi più urgenti che il Generale Cosenz dovette gestire subito dopo la liberazione di Napoli e di tutto il meridione fu, in qualità di Ministro della Guerra, la soppressione delle rivolte popolari di quelle bande che andavano costituendosi a favore del vecchio governo borbonico.
Teniamo presente che non per tutti questo nuovo governo fu visto come una piacevole liberazione dal vecchio ma, come la storia spesso ci insegna, fu vissuto da una parte della popolazione come una vera e propria conquista, sopruso ed occupazione. Ogni cambiamento crea sempre anche del malcontento.
L’idea di cosa rappresentò davvero per l’epoca questo inizio di unità nazionale la lascio maturare ad ogni lettore in modo che possa criticamente costruire la propria visione dei fatti. Sta di fatto che, come in ogni guerra, la parte di resistenza al cambiamento, finirà sempre per soccombere al “nuovo che avanza” in un bagno di sangue. Che essa sia definita come gruppo di partigiani, di briganti o semplicemente bande di ribelli, la loro storia sarà inevitabilmente scritta a posteriori dai vincitori.
Aprendo distrattamente la lettera in questione mi è sembrato alquanto strano notare che la data sul fondo indicasse “Napoli 27.09.1860” (teniamo bene a mente questa data). (Fig. 7)
Ma come? Una lettera partita da Sora il 7 Aprile 1862 poteva mai essere stata scritta quasi due anni prima?
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(Fig. 7 – Particolare: località e data in calce: Napoli 27 7mbre 1860)
Dopo il primo momento di disorientamento misto a perplessità mi sono dedicato ad una più approfondita lettura del testo ed ho notato che nella parte alta del foglio vi era un appunto chiarificatore in cui, un certo Sig.r Gaetano Lecce inviava al suo amico, deputato del parlamento, questo documento con preghiera di volerne dare un accenno di riscontro.
L’appunto partiva da Alvito il 04.04.1862, in linea con la successiva data di spedizione. (Fig. 8)
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(Fig. 8 - Appunto scritto ad Alvito da Gaetano Lecce il 04.04.1862)
Il mistero a questo punto si è fatto più fitto. Con estremo interesse ho esaminato e trascritto per bene l’intero documento e sono rimasto colpito da ciò che ho scoperto.
Quello che è venuto fuori è un ritrovamento storico che ci aspetteremmo di vedere in bella mostra nella teca di un museo dedicata alla nostra storia risorgimentale e del meridione.
Uno dei territori in cui si erano sviluppate con maggiore vigore le sacche di resistenza era la Valle di Comino: un’area storicamente appartenente alla zona alta di un più vasto territorio noto all’epoca come Terra di Lavoro. (Fig. 9)
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(Fig. 9 - Antica rappresentazione grafica della Provincia della Terra di Lavoro. Fonte Wikipedia)
Tutto questo territorio comprendente le zone della vecchia Campania con la provincia di Caserta, una piccola parte del Molise ed una piccola porzione delle odierne province laziali più meridionali, erano fortemente legate al passato borbonico grazie al quale avevano negli anni prosperato.
Il generale Cosenz, da poco nominato Ministro della Guerra, firmò come uno dei primissimi atti l’autorizzazione con cui sostanzialmente affrontava la questione per ristabilire l’ordine e reprimere le ribellioni ed il brigantaggio.
Con un atto formale storicamente noto del 27 Settembre 1860 affidò questo importante compito a due dei suoi più fidati uomini: Alessio Mollicone e Gaetano Lecce, i quali avevano in passato abbracciato idee liberali e formato un piccolo esercito antiborbone.
Quello che successe dopo lo possiamo immaginare e leggere solo parzialmente nei libri di storia.
Ambedue formarono nel proprio paese la Guardia Nazionale e si unirono spesso in soccorso l’un l’altro nella lotta alla soppressione della resistenza.
Uno degli episodi più cruenti si ebbe proprio nella contesa cittadina di Sora, dove ci fu uno degli scontri più sanguinari che vide protagonisti la guardia Nazionale di Casalvieri guidata da Mollicone contro la famigerata Banda Chiavone.
Come ogni cambiamento violento e repentino anche questo passaggio di governo fu caratterizzato inevitabilmente dallo spargimento di sangue.
Quello che mi sono trovato tra le mani è l’ordine esecutivo originale a firma autografa del Ministro Cosenz, riportato e citato appunto nei libri di storia. Ecco chiarita la data del 27.09.1860! (Fig. 10)
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(Fig. 10 - Interno della lettera a Firma autografa del ministro della Guerra Enrico Cosenz)
Vi trascrivo, per maggior chiarezza, il testo completo del documento, esattamente nella sua forma in modo da poterne apprezzare la forza e la bellezza:
Ministero
e Real Segreteria dello Stato
della Guerra
Sono autorizzati i Signori Alessio
Mollicone e Gaetano Lecce formare
un corpo di militi per reprimere
la reazione In Terra di Lavoro
e far rispettare l’ordine pub-
blico e il presente Governo.
I detti Signori dipenderanno dal
Comandante militare della
Provincia e dal Governatore
Sig. Pizzi.
Napoli 27 7mbre 1860
Il ministro
Cosenz
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(Fig. 11 - Firma del Ministro Cosenz. Particolare)
Il motivo per cui questo mandato fu spedito in prima persona dallo stesso Gaetano Lecce al suo amico parlamentare a Torino, dopo quasi due anni, non mi è stato possibile scoprirlo.
Ho potuto formulare delle ipotesi ma essendo prive di un riscontro reale, tali restano.
Probabilmente inviando al Parlamento questo documento così importante (che egli aveva custodito tra le sue mani dopo averlo direttamente ricevuto), il Lecce voleva in qualche modo rendere evidente ed incontrovertibile il fatto che le sue azioni, e quelle dell’amico Mollicone, furono avallate ed autorizzate dallo stesso Generale e che, quindi, ogni azione era stata svolta e condotta sotto la volontà esecutiva del Ministro della Guerra.
Non so se vi furono mai inchieste o commissioni parlamentari sugli episodi di sangue avvenuti in quegli anni di grande fermento e cambiamento, ma posso immaginare che questo documento manoscritto abbia rappresentato per i due protagonisti un eccellente “salvacondotto”.
Lascio agli storici del periodo approfondire eventualmente l’argomento.
Possiamo indubbiamente percepire la reale importanza che questo piego rappresentò, all’epoca, per i protagonisti.
Tutta la vicenda che racchiude al suo interno è in parte storia ed in parte un mistero affascinante.
Mi resta l’orgoglio e la soddisfazione di aver riportato alla luce un documento storico che probabilmente si credeva perduto, peraltro a firma originale di uno dei più importanti uomini del nostro Risorgimento.
Ultima nota che vale solo a livello biografico: Cosenz si spense a Roma il 28 settembre del 1898, portando con sé piccoli aneddoti ed un pezzo del nostro passato fatto da valorosi uomini che resero unito, nel bene e nel male, il nostro paese.
Concludo citando la frase di un celebre film che probabilmente tutti abbiamo visto: “la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”.
Ebbene credo che, per trasposizione, possiamo tranquillamente affermare che lo stesso principio valga nel collezionare la storia postale.
Tutto in ogni epoca è passato, passa e passerà attraverso la comunicazione.
Noi collezionisti non sapremo mai cosa, un giorno, potrà capitarci di avere tra le mani.
La bellezza della storia postale.
Gianluca Palano
25-01-2025
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