Giovedì 6 maggio 1976 ore 21 una potentissima scossa, di magnitudo 6,5 della scala Richter, colpì il Friuli, con epicentro tra Gemona ed Artegna. La scossa fu avvertita anche in Jugoslavia ed Austria oltreché in tutto il nord Italia. L’area colpita era molto vasta, oltre 5.500 chilometri quadrati per circa 600.000 abitanti coinvolti. 990 persone trovarono la morte per colpa del sisma. Ben 18.000 case rase al suolo ed oltre 75.000 danneggiate, anche, a causa delle particolari condizioni del suolo, della vetustà delle costruzioni e della posizione dei paesi situati in cima ad alture.
Nei racconti della tradizione friulana l’Orcolat è l’essere mostruoso, rinchiuso nelle montagne della Carnia, che, con il suo agitarsi, provoca il terremoto. Con il terremoto del Friuli ne è diventato il suo sinonimo. Questo violento sisma, che si ripeté successivamente l’11 e d il 15 settembre 1976 con ulteriori due scosse di grande intensità è stato classificato, in termini di gravità, come il quinto evento sismico mai avvenuto in Italia nel ‘900.
Dopo:
il terremoto di Messina del 1908 (magnitudo 7,24 con 60.000/80.000 vittime),
il terremoto della Marsica del 1915 (magnitudo 7,0 con 30.000 vittime),
il terremoto dell'Irpinia del 1980 (magnitudo 6,9 con 3.000 vittime)
il terremoto dell'Irpinia e del Vulture del 1930 (magnitudo 6.7 con 1.400 vittime).
La ricostruzione fu un modello di efficienza. Dopo 2 giorni la regione Friuli Venezia-Giulia stanziò 10 miliardi lire mentre il governo nominò Giuseppe Zamberletti Commissario Straordinario con amplissimi poteri. 40.000 sfollati vennero ricollocati, durante l’inverno, negli alberghi della costiera adriatica lontani dal rigido clima friulano. Tutti però rientrarono nei prefabbricati costruiti nei paesi di origine entro il 31 marzo 1980.
In 10 anni i paesi vennero completamente ricostruiti anche grazie ad una oculatissima, seria ed efficiente gestione delle risorse economiche messe a disposizione.
Paolo Guglielminetti in collaborazione con Marco Occhipinti nella pregevole relazione “La posta quando la terra trema” tenuta in occasione del Congresso del cinquantenario USFI a Salerno il 4 settembre 2016 individuano il ruolo della posta tra gli elementi fondamentali della ripresa della normalità dopo eventi catastrofici quali i terremoti. Definiscono una serie di priorità tra i quali: la riapertura degli uffici postali, il superamento della mancanza dei francobolli, il ripristino del trasporto da e per le zone terremotate ed infine la garanzia del recapito.
Riguardo la difficoltà di reperire valori bollati evidenziano che, dopo un evento sismico, risulta complesso poter disporre di francobolli per affrancare la corrispondenza in considerazione che anche gli uffici postali potrebbero essere coinvolti dal sisma. Nel contempo vi è anche la necessità di agevolare, per quanto possibile, la comunicazione per le popolazioni colpite dal terremoto.
Pertanto per gli eventi sismici più significativi venne tollerata, in alcuni casi, la mancata affrancatura e, in altri, venne stabilita l’esenzione dal pagamento delle tasse postali.
Nel caso del terremoto del Friuli venne stabilita l’esenzione fino al 31/5/1976 tollerata fino al 4/6/1976.
Il bollo accessorio giustificativo utilizzato in questi casi era:
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25/5/1976 cartolina illustrata di Gemona del Friuli (epicentro del sisma) per Milano impostata ad Osoppo per Milano con bollo accessorio ZONA TERREMOTATA SPROVVISTA DI FRANCOBOLLO in periodo di esenzione dal pagamento di tasse postale.
(fronte della cartolina con vedutine dalla splendida Gemona prima del sisma)
In occasione dell’ultima Veronafil mi sono imbattuto in questo, assolutamente, inedito bollo accessorio, che allunga e di tanto il periodo di esenzione dal pagamento.
17/11/1977 da Gemona del Friuli per Udine. Bollo accessorio “ZONA DISASTRATA UFFICIO SPROVVISTO DI BOLLO”. La lettera e’ pervenuta ad Udine il giorno successivo.
L’aggettivo “DISASTRATA” utilizzato nel bollo accessorio evidenzia con efficacia la gravità del momento vissuto dalle popolazioni a causa del violentissimo sisma.
Il Friuli in pochissimi anni si risollevò e ricostruì quanto Orcolat aveva distrutto.
Riguardo la ricostruzione Italo Calvino scrisse: “Tutti lavorarono unitariamente mettendo insieme quei tesori di impegno, di fierezza, di pazienza e di moralità che occorrono per il successo di una battaglia politica perché questo era l’imperativo categorico dettato dalla loro coscienza”.
Una lezione che avrebbe dovuto ispirare quanti hanno operato in occasione degli eventi sismici successivi in tante parti d’Italia.
Purtroppo non è stato così!
Fonti bibliografiche:
Paolo Guglielminetti in collaborazione con Marco Occhipinti “La posta quando la terra trema”
Wikipedia
Fonti iconografiche:
Vinicio Sesso
26-02-2024 |