In un articolo pubblicato su “Il Postalista” insieme al senatore Carlo Giovanardi avevamo messo in evidenza l’anomalia postale che ha riguardato la serie dei francobolli “Feste e concorsi ginnastici internazionali” di Firenze, meglio noti come “Ginnici”, emessa dalla Repubblica Italiana il 18 maggio 1951 con D.P.R. n° 589 del 21.5.1951 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 175 del 2 agosto 1951 e seguito dal D M. 14.9.1951.
Si dà seguito all’articolo di Franco Filanci sulla rivista “Storie di Posta” a pag. 95 che riprende quanto da noi pubblicato in precedenza sul sito “Il Postalista”.
In premessa giova ricordare che la validità di questi francobolli fu fissata al 16 giugno 1951 e non vi sono tracce sui Bollettini delle Poste sino al recepimento del D.M. del 14 settembre pubblicato in Gazzetta Ufficiale n° 277 del 1° dicembre 1951.
Come riportato da fonti e cataloghi le emissioni del periodo avevano quasi sempre due date fisse di validità postale:
- serie emessa entro il 30 giungo di consueto andava in fine vita il 31 dicembre dello stesso anno;
- emissione successiva al 30 giugno sconfinava all’anno a seguire, in alcuni casi al 30 giugno e per la gran parte al 31 dicembre.
Quindi volendo entrare negli usi e costumi dell’epoca i Ginnici avrebbero dovuto avere validità postale fino al 31 dicembre. Questo era noto a collezionisti e dipendenti postali periferici a meno di eventuali ordini impartiti dalle Direzioni Provinciali o pubblicati sul Bollettino del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni. Seppur con accurata ricerca non abbiamo trovato altra normativa al riguardo.
Nel nostro caso abbiamo invece una data certa che è quella di pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale che ne riporta a ritroso la scadenza. Sarà forse un caso che di tutte la corrispondenza esaminata solo quella dal dicembre in poi risulta tassata, mentre non ci è nota a tutt’oggi alcuna tassazione antecedente. Qualche collezionista ci può essere d’aiuto?
Non siamo purtroppo in grado di collegare particolari motivi storici del periodo all’emissione della serie. Certo di non poco conto la partecipazione di oltre 4.000 ginnasti, di rappresentanze olimpiche, l’adesione all'evento di oltre 25 nazioni tra cui Giappone, Russia e Stati Uniti d'America. Siamo in pieno piano Marshall e la ricostruzione inizia a veleggiare con il vento in poppa, il passato fascista con le sue implicazioni sono ormai alle spalle.
Nell’articolo tra l’altro si mette in evidenza l’invito dell’autorità postale a prediligere l’utilizzo delle carte-valori commemorative a discapito delle ordinarie, sia per motivi di cassa che di perdita del fine dell’emissione. L’invito è però esplicitamente diretto a serie in corso di validità e non di certo a francobolli ormai fuori corso … come si poteva d’altra parte?
A questo punto, con le necessarie valutazioni storiche, prassi e consuetudini che coinvolgono il periodo in esame, crediamo che nel caso “Ginnici” la scadenza necessitava di una più ampia e diffusiva comunicazione, vista la brevità di vita data a questa serie che si limitava a un paio di settimane dopo la fine della manifestazione.
Qualcosa, infatti, bolliva in pentola come riportato dall’articolo dello stesso Franco Filanci su “Il Collezionista” del settembre 2013: si ridussero due dei valori facciali: poiché quanto destinato ai promotori – 50mila serie e non, come si era pensato in un primo momento, la quasi totalità – doveva essere pagato al facciale: invece che 4 milioni di lire gli interessati ne pagavano così solo 1 milione e mezzo. I nuovi tagli avevano comunque una logica in linea con la manifestazione, dato che il 10 lire serviva ad affrancare una cartolina illustrata per l’estero e il 15 lire una cartolina postale per l’interno.
….
E non secondaria: nelle intenzioni si fece anche un altro favore al Comitato, limitando la validità di questi francobolli fino al 16 giugno. Così gli organizzatori avrebbero atteso solo un mese prima di recuperare i loro soldi con gli interessi.
Allora nasce spontaneo pensare che fu il comitato organizzatore a dettare la scadenza per semplici motivi economici. La insufficiente e disastrosa distribuzione dei francobolli fece poi il resto. Le Poste accettarono tacitamente lo status quo. Ed ecco che così può trovare giustificazione la pubblicazione a dicembre in Gazzetta Ufficiale del fuori corso.
Alla luce di queste considerazioni ci si chiede come gli utenti delle poste, i collezionisti o gli incolpevoli impiegati degli uffici periferici potessero sbrogliare l’intricata matassa constatato che all’epoca la validità dei commemorativi era di almeno un anno? Semplice, gli operatori postali si sentirono autorizzati a vendere questi francobolli, usarli e accettarli anche per le raccomandate per vari mesi, fino a esaurimento delle proprie scorte, non avendo avuto comunicazioni contrarie che sarebbero state opportune o, meglio, indispensabili.
In definitiva questi accadimenti storico-economico-filatelici non solo hanno generato polemiche portando al definitivo abbandono di simili pratiche, ma anche generato risultati del tutto opposti a quelli previsti.
Riteniamo infine che non sia possibile paragonare quanto ginnicamente occorso ad altri casi; infatti come per l’esempio citato e relativo all’emissione dell’Anno santo del maggio 1950 il fuori validità andava al dicembre dello stesso anno, come da copione, quindi i ritardi di pubblicazione non avrebbero per nessun caso inciso.
Per concludere, fu semplicemente la breve vita, di un solo un mese e per motivi “particolari”, che portò ad un fuori corso completamente disatteso e la, forse voluta, mancanza di comunicazione giocò sicuramente un ruolo decisivo. Leggi e decreti nel periodo potevano anche essere semplici formalità dettate da una burocrazia lenta, non dimenticando però che “ignorantia legis non excusat”.
Gianni Vitale
16-12-2023 |