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UNA LETTERA….DA MAL DI TESTA | ||||||||||||||
Gianluca Palano | ||||||||||||||
Tutti quelli che come me amano la storia postale, si sono trovati almeno una volta nella loro vita collezionistica di fronte ad un documento complicato o addirittura impossibile da decifrare. Tali oggetti, pur rappresentando un vero e proprio rompicapo, nascondono intrinsecamente nella loro falsa veste di oggetti incomprensibili, un fascino che pochi altri sanno offrire. Con un pizzico di masochismo, siamo attratti dalla loro complessità e siamo disposti a passare ore per riuscire a districare la matassa di informazioni che ci presentano dinanzi. A volte, occorre ammetterlo, nemmeno uno studio scrupoloso e certosino, riesce a dare tutte le risposte necessarie. Questo perché, dobbiamo sempre tenere bene a mente, che tali oggetti sono passati di mano in mano a persone di un’altra epoca e mai sapremo quale decisione, errore o anche evento del tutto casuale, possa aver determinato quel modo di agire, non riscontrabile nei regolamenti del momento.
Ovviamente l’ho acquistata ed una volta nelle mie mani ne è nata una complessa ma al tempo stesso appassionante ricostruzione storico-postale, il cui segreto è stato affrontare gli indizi uno per volta. La Lettera fu impostata e fatta partire da Bergamo Bassa il 6 Ottobre 1863, diretta a Bordeaux, mediante affrancatura mista di 25 centesimi, composta da un 15 cent litografico II tipo ed un 10 Cent tipo Sardegna, oltre ad un’annotazione a penna “FRANCIA”, in alto a sinistra (Fig.3).
Non sapremo mai come o perché un simile errore avvenne, tenendo conto anche del fatto che all’epoca gli impiegati postali subivano sanzioni severe per gli errori commessi, che andavano dalla semplice ammenda finanche al licenziamento. Il Ministero, specie in quegli anni di riforma postale del nuovo Regno, era molto pretenzioso, meticoloso e attento; difatti qualsiasi errore che ne potesse danneggiare o sminuire la fiducia, veniva subito punito in maniera energica, quasi esemplare, e reso pubblico con la divulgazione mensile delle sanzioni nei bullettini postali.
La convenzione postale vigente tra i due paesi era quella ereditata dalla convenzione Sardo-Francese firmata a Parigi il 04 Settembre 1860 entrata in vigore dal 1° Gennaio 1861. In particolare nel successivo Regolamento attuativo, per l’esecuzione di tale convenzione, firmato a Parigi e a Torino, rispettivamente l’8 ed il 10 Dicembre del 1860 si stabiliva, tra le altre cose, che le lettere con affrancatura insufficiente dovevano essere trattate come le lettere non affrancate e quindi applicando una tassa di partenza per il calcolo, di 60 centesimi, dalla quale poi sottrarre per differenza la somma totale dei francobolli apposti.
Non trovando il destinatario, la persona che prese in mano la lettera pensò bene di rispedirla ad un nuovo indirizzo, probabilmente dove l’interessato si era trasferito. Per far ciò, usò un metodo alquanto sbrigativo: cancellò sulla busta il precedente indirizzo di Bordeaux, trascrisse la nuova destinazione di Tournon-sur-Rhone ed imbucò la lettera nella cassetta postale. (Fig.7)
Terminata l’analisi tecnica di una lettera così all’apparenza scarabocchiata, salta subito all’occhio la correttezza, e non casualità, di ciascun segno impresso, sia a penna che a tampone, e possiamo apprezzare il fatto che, nonostante l’errore iniziale, fu poi trattata dagli impiegati in maniera corretta, sino ad arrivare al destinatario nella sua nuova località di residenza, secondo quello che erano le regole in vigore all’epoca. Se non altro, almeno in questo specifico caso, lo studio dei testi e delle convenzioni è stato quanto mai istruttivo e di aiuto per l’interpretazione di questo documento storico postale, un po’ come la Stele di Rosetta fece per le iscrizioni in geroglifico. A conti fatti, una lettera come questa mostrata, che all’apparenza può sembrare pasticciata e spaventare un collezionista che vuole cimentarsi nel decifrarla, può spesso sorprenderci, affascinarci e svelarci regole ed usi, celati sotto mentite spoglie. Svelandoci in tutto o in parte quella che è stata la storia del suo viaggio. Gianluca Palano |