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Instradamenti del percorso postale tra la "VIA DI MARE" e la "VIA DI TERRA" | ||||||||||||||
Luca DERMIDOFF | ||||||||||||||
Chi scriveva una missiva, indipendentemente fosse diretta entro i propri confini o verso altri paesi stranieri, aveva il diritto di specificare il percorso gradito, sia che fosse “via di terra” che “via di mare”, da cui discendeva poi il costo finale della spedizione. Le cause di ciò potevano dipendere da diversi fattori, specialmente se inizialmente il mittente chiedeva di usare la “via di mare” come percorso prescelto, tra le quali: • Consegna in ritardo della lettera all’ufficio postale; se la lettera fosse dovuta partire “via di mare”, il bastimento avrebbe potuto già essere partito Non è sempre immediato capire, analizzando le lettere, se il percorso designato inizialmente fosse poi stato effettivamente utilizzato, questo perché ciò non veniva esplicitato con una dicitura o con un timbro apposito dall’ufficio postale. Ovviamente le eccezioni a quanto suddetto possono essere sempre presenti; infatti, non vi erano disposizioni precise e procedure specifiche in caso di variazione di percorso forzose, soprattutto per percorsi tra nazioni diverse. Da qui discende la difficoltà di analisi ed in alcuni casi la certezza del riconoscimento di queste tipo di lettere, in quanto a prima vista non è affatto facile scoprirle. Iniziamo questa breve rassegna partendo da questa prima lettera (Fig.1-2) spedita da Roma l’11 giugno 1861 ed arrivata a Napoli il 13 giugno 1861. Qui vi si manifesta un’incongruenza in merito alla tariffa rispetto al percorso effettuato; infatti l’affrancatura di 20 baj corrisponde alla “via di terra” per un quarto porto relativo al diritto d’impostazione pontificio di 5 baj per singolo porto. La tariffa “via di mare” è invece corrispondente a 13 baj per un primo porto. La lettera inoltre viaggia durante il periodo di Luogotenenza delle Provincie Napoletane ed il percorso per la “via di terra” è poco praticato, al contrario della via di mare mediante i vapori commerciali francesi della compagnia di Marsiglia Fraissinet (1855/1865). Si può ipotizzare che all’ufficio postale di Roma gli avessero fatto presente che la “via di terra” era disponibile e meno costosa della via di mare.... Quindi da ciò si evince che, pur trovandosi già nel Regno d’Italia, le lettere in arrivo venivano trattate con tassazioni e pesi napoletani; in genere le tassazioni in grana continuarono fino all’agosto del 1862.
Comunque a prescindere dalle annotazioni sul frontespizio e dalla tipologia delle bollature sul documento, è senz'altro un inoltro “via di terra”, visto che in quel periodo la documentazione in arrivo “via di mare” dal porto di Livorno veniva tassata con 7 bajocchi per ogni porto. Un altro dato inequivocabile è la mancanza, sul recto della lettera in arrivo al porto, del bollo "Civitavecchia dalla Via di Mare" (in uso nel periodo dal 1853 al 1870). Esso talvolta era alternato al “Roma/Via di Mare” o al “Civitavecchia /Via di Mare”. Ribadendo quanto scritto ad inizio articolo, quello che veramente non sappiamo con certezza e quindi solo ipotizzabile, è che in quel periodo ci fossero difficoltà con l'inoltro dalla “via di mare” e per sicurezza il mittente abbia deciso la strada più sicura per non rischiare che la lettera non arrivasse a destinazione. Bisogna anche tener conto che per una maggiore sicurezza la corrispondenza commerciale spesso veniva redatta anche in più copie, proprio per avere (i mittenti ovviamente) una qualche garanzia in più di arrivo nelle tempistiche che a loro per necessità erano importanti. A proposito del vapore Algérie esso era un vapore francese della Compagnia Fraissinet, costruito nel 1856 per rimpiazzare l'Isabelle. Nel 1863 fu in servizio per la linea di Costantinopoli. Mi sono però domandato del perché un commerciante e spedizioniere, che per mestiere avrebbe dovuto conoscere molto bene tutte le rotte di mare, non abbia saputo che il vapore non faceva scalo a Civitavecchia; l'unica spiegazione che mi sono dato è che probabilmente l'Algérie era da pochissimo tempo (forse settimane) stato messo in servizio con il Levante e quindi l'informazione non era ancora arrivata allo spedizioniere. Esiste anche un bollo in stampatello diritto "Algérie" di origine privata, che credo sia stato utilizzato per indicare la preferenza per quel piroscafo da parte del mittente.
La terza lettera partita da Livorno il 29 aprile 1864 (Fig.6-7), con l’espressa dicitura a penna “Via di Mare con Vapore” apposta dal mittente, fu ritenuta insufficientemente affrancata per 20 centesimi (la tariffa corretta è di 25 centesimi, 20 + 5 al comandante del bastimento) mediante l’apposizione del timbro nero “INSUFFICIENTE” e tassata 6 baj (tariffa “via di terra”) in arrivo a Civitavecchia, dopo essere viaggiata per ferrovia testimoniata dal timbro dell’Ambulante “Livorno – Firenze” e transitata per Roma.
Fu poi invece instradata “via di mare” e correttamente bollata al verso con il timbro del porto di Livorno (LIVORNO - Ufficio del Porto) ed infine tassata 7 baj in arrivo al porto di Civitavecchia, dove venne apposto il bollo a mezzaluna “CIVITAVECCHIA DALLA VIA DI MARE”.
La tariffa è quella per la prima distanza verso lo Stato Pontificio - lettera di 2 fogli tassata 16 baj in arrivo. Utilizzo dei francobolli delle Province precedente al 17.03.61.
All’ufficio postale, accortisi dell’errore, sul bollo è stata cassata grossolanamente la dicitura “via di mare” ed è stato apposto il datario corretto con la sola dicitura CIVITAVECCHIA.
BIBLIOGRAFIA e FONTI: - Collezione SARTONI FILIPPO
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