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La posta del Docteur Piccolo… | |||||||||||||||||||
Thomas Mathà (A.I.E.P.) | |||||||||||||||||||
Mi è capitato un piccolo carteggio di tre missive, tutte dirette al Docteur Jérôme Piccolo, e con loro ho fatto un viaggio nel tempo. Venite con noi. Tutte le lettere sono scritte in italiano, sebbene il monsieur Piccolo sarà stato francese, e provengono da tre mittenti italiani diversi.
La prima lettera è scritta a Napoli, affidata alle poste borboniche l’8 febbraio 1846 e diretta a Parigi. Il mittente racconta di aver avuto lettere da un altro corrispondente attraverso lui, “via di Palermo”. Ora, non conoscendo l’indirizzo dell’altro, si affida al dott. Piccolo per farli arrivare un “foglio accluso”. Insomma, il dottore fungeva da intermediario di queste notizie, provenienti di un certo Benedetto Castiglia, che si afferma „Giudice del Tribunale di Terra di Lavoro – Napoli”.
Il magistrato partenopeo affidava la lettera alle poste napoletane, che (notando una mano diversa da chi scriveva la lettera) aggiunsero “Vapori francesi del Mediterraneo”. Con questa nota si chiariva il percorso che era voluto dal mittente. Altrimenti, percorrendo la normale via di terra, il mittente avrebbe dovuto prepagare la lettera o parzialmente fino al confine pontificio, scegliendo quindi il trasporto via di terra. Ma la convenzione franco-borbonica del 1842 gli dava questa comoda possibilità di far pagare la tassa per il servizio postale al destinatario, inoltre il celere servizio dei vapori francesi gli consentiva una consegna in tempi certi e rapidi.
L’ufficio postale di Napoli timbra la lettera sul retro con il bollo datario NAPOLI 1846 / 8. FEB.(braio), e, sulla fronte, con il bollo SERV.(izio) COI VAP.(ori) FRANC.(esi) DEL MEDITER.(raneo) / POSTA / DI / NAPOLI, entrambi in colore rosso. La lettera viaggia a bordo del vapore Mentor, arrivando l´8 febbraio da Sira, era diretto a Marsiglia, dove arriva il 12 febbraio. Il 13 febbraio è già a Parigi, dove viene bollato 2 DEUX SICILES 2 / 13 / FEVR. / 46 / MARSEILLE. Il nostro dott. Piccolo doveva pagare infine 18 decimes, ovvero 1 Franco francese e 80 centimes.
La seconda e la terza lettera invece partono entrambi da Parigi e sono dirette a Piccolo, domiciliato questa volta a Vienna in Austria. La prima è del 14.1.1847, la seconda un anno dopo, del 5.10.1847. Le due lettere sono entrambi state inviate completamente in porto assegnato a carico del destinatario, modalità usuale del tempo, qualora una convenzione postale lo permetteva.
In questo caso era proprio così, la convenzione franco-austriaca del 1831 (nella versione aggiornata dalla convenzione addizionale del 1843) permetteva questa forma di spedizione. Le poste austriache di Vienna segnavano: 20 Kreuzer per le poste francesi, 12 Kreuzer per i propri compensi, quindi un totale di 32 Kreuzer. Non proprio economico… (considerando che 1 Kreuzer corrispondeva a 5 centesimi di Lira italiana, erano quindi 1,60 Lire). I tempi di percorso erano esattamente 6 giorni, nella prima e nella seconda lettera. La seconda però non ha trovato il dottore in città, essendosi spostato nel frattempo nella capitale ceca a Praga. Quindi, le poste viennesi, che non potevano incassare l’importo di 32 Kreuzer già tassato, bollavano la lettera con il piccolo timbrino W.A.B. (= Wiener Abzugs Brief) in rosso, e rispedivano la missiva Praga. Lì arrivava il 28 ottobre, e quindi la lettera era rimasta ferma per un po' di giorni a Vienna prima che si potesse comprendere che il dottore soggiornava sulle rive della Moldova.
E sul retro troviamo, oltre al bollo d’arrivo di Vienna, quello di Praga E.B. PRAG/28 OCT./ABENDS. Quest’ultimo è il bollo della stazione ferroviaria (E.B. = Eisen Bahn, ferrovia), che segnava anche l’arrivo serale (= Abends) della posta. “Abzugsbrief” si potrebbe tradurre “lettera da scaricare”, ovvero una lettera che viene rispedita, senza poter riscuotere la tassa dovuta dal destinatario e che l’ufficio di primo indirizzo non è riuscito a riscuotere.
Quindi la posta lo doveva dichiarare inesigibile (per sé), lasciandolo all’incasso per il prossimo successivo ufficio. Vienna, capitale austriaca con allora mezzo milione di abitanti ed un importante traffico postale, aveva frequentemente lettere da rispedire; pertanto, si dotava di un relativo timbro strumentale. Le lettere dirette a Vienna sono di contenuto privato, si parla, come quasi sempre in queste comunicazioni, di stato di salute, del tempo, in questo caso anche di letteratura (il mittente si interessa di alcuni romanzi che doveva ricevere da Piccolo).
Guardando l’indirizzo delle tre lettere si può notare che in due di loro compare l’indirizzo preciso, che aiutava a capire dove stava il destinatario; mentre nell’ultima appare un generico “Vienne”. Nonostante ciò, alla fine, è giunta a Praga. Tanto le poste dovevano incassare la tassa… Thomas Mathà
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