STORIA POSTALE


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Documento di riconoscimento per la spedizione all'estero
di Marino BIGNAMI

Allo scoppio delle ostilità la posta estera civile doveva essere presentata aperta in ufficio postale e non affrancata, l’agente controllava che non ci fossero oggetti o cose vietate alla spedizione (valori, documenti non ammessi, ecc.) e applicava personalmente i francobolli ed eventuali targhette di via aerea, espresso o raccomandata, questo per evitare scritte sotto di essi.

Il mittente contro presentazione dei documenti scriveva al retro: nome e cognome e gli estremi del documento presentato per il riconoscimento, che poteva anche non essere la carta d’identità ma una tessera contemplata dal regolamento di censura.

Garante dell'operazione era il funzionario postale che controllava e apponeva firma e timbro postale personale a data sull'invio prima dell'inoltro all'estero, questo non escludeva l'usuale successivo controllo all'interno della missiva della censura italiana e tedesca.

Dopo il 30 marzo 1942, le cose non cambiarono ma, per l'inoltro, doveva essere presentata in ufficio postale sigillata sempre non affrancata, perché erano stati fatti dei reclami sull’ingerenza degli agenti postali nell’ispezione interna.

Il retro di un documento il cui mittente invece della carta d’identità ha vergato gli estremi della tessera U.N.U.C.I. (ufficiali in congedo):

Marino Bignami