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I CACCIATORI DI ROCCARASO Un avvenimento dell'unità d'Italia sconosciuto |
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di Lorenzo OLIVERI | ||||||||||||||
I collezionisti di storia postale conoscono molto bene la storia dei CACCIATORI DEL TEVERE: il tentativo, nel 1860, del Corpo dei Volontari, comandati dal colonnello Masi, di conquistare Roma, evento che ha lasciato alla filatelia alcuni cimeli tra i più rari e ricercati. Penso, però, che pochi (forse nessuno, a parte il sottoscritto) conoscano una vicenda abbastanza simile: I CACCIATORI DI ROCCARASO. Siamo nel gennaio 1855 e alcuni mazziniani iscritti alla Giovine Italia, volendo emulare l'impresa dei fratelli Bandiera, studiano un piano per far sollevare le popolazioni del Regno Delle Due Sicilie, scegliendo per la loro azione la località di Roccaraso, situata a 1200 metri di altezza, in prossimità dall'Altipiano delle Cinquemiglia, allora provincia di Abruzzo Ulteriore. La scelta del paese è stata fatta con molta cura: la zona è ricca di pascoli e la popolazione si dedica alla pastorizia e all'artigianato; in inverno per alcuni mesi rimane isolata a causa delle abbondantissime nevicate; non vi è alcun presidio militare nel raggio di molti chilometri. Si può quindi iniziare e portare avanti con calma un lavoro di persuasione della popolazione e di qui, a primavera, far divampare a macchia d'olio l'insurrezione in tutto il Reame. Così, prima della fine del mese, giungono a Roccaraso i mazziniani, travestiti, per passare inosservati, da cacciatori di beccacce (di qui il nome che verrà poi loro attribuito). Ad attenderli sul posto due mazziniani napoletani: Germinale Pesciotto e Agesilao Milano; quest'ultimo diventerà poi molto noto perché protagonista nel 1856 dell'attentato al re di Napoli. Il gruppo si installa nell'antico Teatro Angeloni, dove viene istituito il Governo Provvisorio e dove si tengono le assemblee della popolazione, che accorre molto numerosa (anche perché il locale è riscaldato...). Forse è proprio questa elevata partecipazione della popolazione che convince i patrioti della possibilità di successo della rivoluzione. Nel frattempo ci si prepara all'azione e, per dare un segno del cambiamento avvenuto, si decide di mutare il nome della località da Roccaraso a Roccarasa. Però questo cambiamento non è affatto gradito alla popolazione che il 1° aprile 1854, armata di forconi, costringe i rivoluzionari ad una fuga ignominiosa. Su questi avvenimenti cala il sipario e in nessun libro di storia se ne fa cenno. Questa storia mi venne raccontata nel 1975, durante una mia permanenza al rifugio di Forca d'Acero, nel Parco Nazionale d'Abruzzo, dal custode Giovanni Cimini, cui l'aveva raccontata il nonno, ma non mi parve molto credibile e presto la dimenticai. Improvvisamente il cassetto della mia memoria sui CACCIATORI DI ROCCARASO si riaprì quando, in alcune aste on-line, apparvero i francobolli qui illustrati.
Credo che, ad un anno di distanza dalla morte di Silvio Pellico (N.d.R.: Torino, 31 gennaio 1854), ciascuno di loro abbia voluto inviare alla famiglia del poeta e patriota piemontese, una propria testimonianza di cordoglio ed affetto, ma questa è solo... una mia personale ipotesi! Alla fine va notato che pure il nome del paese, nei bolli postali, da ROCCARASO, come appariva nei timbri borbonici, divenne, col Regno d'Italia, ROCCARASA, forse proprio in ricordo dell'evento sopracitato.
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